Michele Castelvecchi questa volta ci propone, nella rubrica dedicata alla lettura, il libro "Ritorno a Babilonia" di David Malouf. Ecco l'inizio della sua recensione pubblicata per intero nella sezione "Libro". "Era un bianco, anche se dall’aspetto nessuno avrebbe potuto dirlo. Era sciatto e malnutrito come un nero, e quando, con un grido perse la presa e franò ai loro piedi, mostrò di avere altresì l’odore di un nero, come quello delle acque morte della palude. E’ questa la percezione che hanno di lui, abbandonato sulla costa da una nave e riavvicinatosi al suo mondo dopo quindici anni di convivenza con gli aborigeni. Non rassicura la certezza che non sarà il primo, temuto attacco degli aborigeni, Gemmy è qualcosa di incontrollabile perché sconosciuto, un bianco diventato nero, l’inimmaginabile che compare a turbare una piccola comunità di emigrati europei, in Australia, alla metà dell’ottocento. Un microcosmo che cerca il suo equilibrio in una terra lontana, in cui i limiti della propria difesa dall’ignoto sono ben definiti. Ci si può aspettare l’ostilità degli indigeni, l’incontro con animali pericolosi, la furia di una tempesta, ma non Gemmy. Lui è l’imprevisto che nemmeno l’inconscio, forse, poteva prevedere. Non è più padrone della sua lingua, non è più capace di dormire chiuso in una stanza, e ogni tanto, la notte, deve allontanarsi dal suo nuovo vecchio mondo, per rincorrere l’unica certezza della sua vita, alla ricerca del magico conforto fra chi non lo accolse come un diverso, l’altro da temere e da fuggire."
copertina ritorno a babilonia