Lettera aperta a: Enrico Rossi, Presidente Regione Toscana; Giorgio Kutufà, Presidente Provincia di Livorno, Cristina Scaletti, Assessore al Turismo Regione Toscana; Paolo Pacini, Assessore al Turismo Provincia di Livorno; Catalina Schezzini, Assessore alle Isole Provincia di Livorno; Fabrizio Niccolai, Direttore APT Arcipelago Toscano e ai Sindaci dei Comuni dell’Isola d’Elba. E’ da tanto tempo che volevo scrivere una lettera aperta riguardo alla “vicenda APT”. Precisamente dal 13 settembre, giorno in cui, con gli occhi umidi ho preso le mie cose e sono uscita dall’Ufficio Informazioni Turistiche APT Arcipelago Toscano, sapendo che difficilmente vi avrei fatto ritorno. Quella sera è stato difficile addormentarmi. Sapevo che la Regione aveva deciso che le APT dovevano chiudere e che tutto ciò che era stato creato in decenni di vita sarebbe stato accantonato in una stanza (forse di proprietà del Parco, forse dell’Unione dei Comuni), pronto ad accogliere su di sé strati e strati di polvere. Purtroppo non ci potevamo fare niente, non potevamo rendere fruibili le informazioni recuperate e catalogate in anni di lavoro, non potevamo chiamare le migliaia di turisti che ormai facevano affidamento su di noi, non potevamo dir loro che la stagione successiva non avremmo più potuto accoglierli nei nostri uffici, rispondere alle loro mail o alle loro telefonate. In questi mesi ho letto articoli che parlavano della chiusura dell’APT in termini di fiere, promozione, eventi e campagne pubblicitarie, ma non ho mai visto parlare degli uffici informazioni. Molti diranno: “A che cosa servono gli uffici informazioni nell’era tecnologica, dove tutti possono ottenere tutte le informazioni che desiderano dal web, dai blog o dai portali dedicati?”. “In questo senso, a ben poco” è la mia risposta. “E perché quindi tenerli aperti?”. Perché, malgrado il nome, gli uffici informazioni non servono semplicemente a “dare informazioni”. Essi sono composti da persone che comunicano le peculiarità del territorio attraverso narrazioni modellate sui loro interlocutori. Questo significa che, nel momento in cui arriva un turista a chiederci un’informazione, non riceve una risposta “standard”, ma questa viene “filtrata” attraverso la nostra esperienza e ritagliata in base alle sue particolari esigenze. Fra i due interlocutori avviene uno scambio empatico che crea, in colui che non conosce l’isola (o la conosce attraverso una guida “asettica”), immagini, emozioni, desideri e aspettative che verranno tutte puntualmente soddisfatte. In un mondo dove è sicuramente più conveniente andare in località turistiche che offrono servizi a 5 stelle a prezzi da 2, l’unica cosa che può contraddistinguere e rendere “desiderabile” il nostro territorio è la sua unicità e Identità. E l’Identità di un luogo non si crea solo con la sua storia e con la sua splendida natura, essa si crea attraverso una “narrazione del territorio” che dia voce alla storia antropologica di un popolo, ai suoi usi e alle sue conoscenze, una narrazione che sappia suscitare emozioni e suggestioni nell’altro e che quindi lo incuriosisca e lo spinga a provare egli stesso quelle esperienze ed emozioni. E il gioco sarà fatto, perché da quel momento sarà proprio quel turista, attraverso altre narrazioni (la catena del passaparola), a diventare inconsapevolmente il primo promoter della destinazione Elba. E’ inutile dire quante volte abbiamo visto tornare all’Elba persone a cui avevamo dato consigli e suggerimenti, quante volte queste abbiano portato amici e parenti, quante volte abbiamo risolto situazioni delicate e problematiche, e quante volte persone che non ci conoscevano hanno chiesto di noi fiduciosi: “ci hanno detto che voi ci avreste aiutato e consigliato”. Da quest’anno la catena si spezzerà e il turista non troverà più la vera essenza dell’Accoglienza (quella gratuita e disinteressata dell’Isola d’Elba rappresentata dall’APT). Troverà al suo posto porte chiuse e luci spente, degli uffici informazioni, così come di un’Elba che difficilmente sarà narrata. Quella notte del 13 settembre non riuscivo ad addormentarmi perché sapevo che da quel momento l’amore per la terra che ci ha visto nascere e la nostra profonda esperienza e conoscenza del territorio e dei servizi che offre sarebbe rimasto sepolto sotto la povere della dimenticanza, brace viva soltanto nei nostri cuori, nel mio e in quello della maggior parte delle mie colleghe che per più di 17 anni hanno dato un volto, una voce e un’emozione all’Isola d’Elba.
ghiaie mare