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Controcopertina: la pregiudiziale massonica e i socialisti che furono

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 02 ottobre 2003

Siamo purtroppo costretti a riprendere dai colleghi del Tirreno il testo integrale di una lettera che pur costituendo una risposta ad un articolo apparso su questo giornale non è stata (con esemplare correttezza) inviata a questo giornale. "In merito ai proditorii insulti sparatici in questi giorni da certa sinistra, ci preme chiarire alcune cose.Pur non essendo massoni, non ci sentiamo per niente colpiti dall’accusa di contiguità con la massoneria. Anzi, ammettiamo di aver sempre saputo che tra gli iscritti al Psi vi erano compagni aderenti alle logge massoniche, alcuni coperti ed altri, per così dire, manifesti, e possiamo garantire che quelli che si erano rivelati tali erano e sono dei veri e proprio galantuomini, tanto che consideriamo un privilegio averli tra le nostre file. Ci sembra però fin troppo ovvio supporre che, come in tutte le comunità di questo mondo, ci siano stati i buoni e i meno buoni. Salvo che questi stalinisti di ritorno non vogliano teorizzare che, anche in fatto di massoni, quelli vicini al Pci erano buoni e colti, mentre gli altri erano cattivi e beceri. A questo punto, però, da questi personaggi così impegnati a fustigare i costumi elbani, sarebbe lecito aspettarsi denunce precise e circostanziate, con tanto di nomi, fatti e date. (…) Quanto poi alla storia del povero Pci e del povero Fratini così ingenui e sprovveduti da subire passivamente la devastante iniziativa urbanistico-clientelare dei malvagi socialisti elbani la vadano a raccontare in continente, perché qui all’Elba non se la beve nessuno. Senza contare poi che a quell’epoca, proprio nelle file del povero Pci si annidavano volpi e volpacchiotti che, in fatto di “urbanistica e clientela” non erano secondi a nessuno. Anziché chiamare in causa craxiani e massoni, questi compagni, avrebbero fatto meglio a stigmatizzare l’uso sconsiderato del territorio che prese le mosse dal piano di fabbricazione del 1972 (figlio del compromesso storico) che partorì, tra l’altro, i quartieri ghetto dell’Albereto e le famose zone residenziali di San Giovanni e San Michele, che ancora oggi portano il nome di un noto tecnico-politico del Pci. Proprio all’interno del Pci-Pds, questi neo-ambientalisti d’accatto, dovevano e dovrebbero per la difesa del territorio, e non contro fantomatiche congreghe di massoni e socialisti. Questi, infatti, arrivati ben ultimi nella stanza dei bottoni, non poterono far altro che ricomporre i cocci dei danni fatti da altri (proponemmo la riconversione agricola di S.Giovanni e Schiopparello e la salvaguardia del comprensorio dell’Enfola). In ogni caso, su questi temi siamo pronti a partecipare a qualsiasi dibattito pubblico si voglia organizzare. Anche se pensiamo che oggi, dopo tanti anni, più che una discussione politica sarebbe solo una ricostruzione storica. A questo proposito però ci sorge un dubbio. Perché mai a distanza di tanti anni hanno sparato un’offesa così brutale e gratuita contro i socialisti? Loro, gli alfieri dell’unità a sinistra. Perché di punto in bianco hanno deciso di metter a repentaglio, sotto elezioni, il consenso dei socialisti elbani che votano Ulivo? Per antisocialismo postumo? O forse più realisticamente per compiacere qualche antico e immarcescibile patron politico? Perché è inutile nasconderlo, quello che hanno scritto ha tutta l’aria di essere un bel siluro lanciato contro quei due possibili candidati della sinistra, che nel periodo in esame, hanno retto le sorti del Pci e Psi." Novaro Chiari, Lelio Giannoni, Sandro Serni, Domenico Amorosi, Fabrizio Antonimi, Paolo Locatelli Partiamo dalla fine: chi scrive non ha patron, padroni o padrini politici, e dipende politicamente solo da se stesso, non è mai stato antisocialista ma anticraxiano sì (Craxi piuttosto è stato il peggiore degli antisocialisti, avendo determinato la rovinosa fine di un partito che aveva retto cento anni). Ed andiamo avanti a rispondere a questi gran maestri di correttezza e bon ton che contestano agenialmente “certasinistra” e chiedono di fare nomi non facendone mezzo, (neppure il nostro) parlando di “proditorii insulti” e insultando “molto correttamente” dalle colonne di altri giornali, dando di stalinista a chi aveva 4 anni quando Stalin morì, mentre alcuni di loro erano già adulti e militanti nel P.S.I. il cui segretario Pietro Nenni conseguiva il “Premio Stalin” direttamente da Baffone, gloriandosene assai. (studiate “ragazzi” studiate) Dunque, ci hanno accusato di non fare nomi, cosa che non è nei nostri costumi; di solito facciamo nomi cognomi e, se occorre, numero di partita IVA. Potremmo ad esempio chiedere conto ad alcuni degli scriventi della loro posizione sul caso Fondicla e Consorzio Cosmopolis, quelli del tentato sacco di Portoferraio e su altri affarucci, ma non abbiamo intenzione di annoiare i lettori con un dibattito sulla storia del partito socialista, soggetto che era entrato solo marginalmente nel nostro ragionamento solo come esempio di uno dei territori di conquista della massoneria (o forse sarebbe meglio dire di una certa massoneria). Ci limitiamo tirati per le orecchie a porre una domanda candida: le fortune economiche delle grandi famiglie Pardi, Campitelli, Cioni, etc sono state influenzate o no dal magnifico decennio craxiano in cui si costruiva a tutta randa a Portoferraio, in cui si accumulavano proprietà su proprietà, esercizi su esercizi, licenze su licenze? Parliamo di clima ovviamente, e di filosofia di uso del territorio, constatando che allontanate dalle "stanze dei bottoni" persone del calibro di Nedo Volpini (lo si nomini invece di fare giochini di parole da ragazzini sciocchi quando non si ha l’età!) e Gian Piero Berti, l'andamento dell'urbanistica a Portoferraio (e non solo) si mosse in maniera molto più scollacciata, permissiva e deturpante. Di accatto saranno poi lor signori, che ad accattare sono stati mediamente molto più bravi di chi scrive, quanto al neo-ambientalismo è un falso storico, per chi frequentava il PCI (altro defunto la cui memoria però ci corre l'obbligo di onorare) si dovrebbe parlare al contrario di proto-ambientalismo, proprio perchè là si ragionava di urbanistica e politica quando ancora la parola “ecologia” non era di uso comune, i vecchi comunisti come Antonini dovrebbero ricordarselo. E poi chi sarebbero questi grandi maestri di vita e di coerenza che si permettono di pontificare: Novaro Chiari che per mantenere uno straccio di poltrona è salito inverecondamente fino ad età avanzata su tutti i treni? Fabrizio Antonini ex-Segretario del PCI, ex-Socialista dell’ultima ora, ex-Dio sa solo cosa? Domenico Paolo Amorosi Ex-Vicesidanco portoferraiese costretto alle dimissioni dal caso del "crollo" della casa che stava ristrutturando che “purtroppo” fu obbligato a ricostruire ex novo nel centro storico? Lelio Giannoni, che, a proposito di antisocialismo, quanto ad intolleranza nei confronti delle altre forze della sinistra è sempre stato un fuoriclasse? Sandro Serni su cui politicamente non abbiamo proprio nulla (appunto!)da dire? L’unico nome che ci fa riflettere tra i firmatari (tanto da chiederci cosa ci fa in quel mazzo di garofani appassiti) è quello di Paolo Locatelli, e ci fa specie la sua indiretta difesa dei massoni per convenienza, da lui non ce lo saremmo aspettato, pure perché non ci risulta avesse idilliaci rapporti con costoro. Il fine ultimo di quello che abbiamo scritto, non erano siluramenti a chicchessia (non abbiamo bisogno di mezzucci per dire ad uno che ci sembra inadatto che è inadatto) e non era un attacco ad un partito caduto (neppur tanto gloriosamente), non ce la prendiamo con i socialisti craxiani, così come non ce la prendiamo con il pirata Kair Ed Din per le devastazioni dei cinquecenteschi borghi isolani, prendersela con il passato (e i trapassati) non serve a niente. Ma lo starnazzare di patetiche antiche comari in gramaglie, unite nella bettinea vedovanza, corre il rischio di non far comprendere quello che abbiamo scritto: una riflessione su massoneria e politica all'Isola d'Elba, tesa a dimostrare che è opportuno che nessuno metta in discussione il diritto dei massoni di praticare la loro religione o filosofia che dir si voglia, ma che è anche inopportuno e democraticamente pericoloso che nelle logge si trasferisca una capacità decisionale politica. Non sappiamo se la riflessione era tempestiva: temiamo di sì: almeno a leggere la cronaca piombinese sul Tirreno che dà conto della strana maggioranza rossonera (da parte del DS ad AN) che ha cassato l’articolo dello statuto che imponeva ai consiglieri eletti nel comune piombinese di dichiarare le associazioni a cui aderivano. Ci risulta anche che tre diessini oltre che Rifondazione, La Margherita e Nuova Piombino abbiano votato contro; siamo con loro almeno nello spirito. E dichiariamo fin d’ora che se la sinistra dovesse spaccarsi (cosa che non ci auguriamo neanche un po’) qui come a Piombino, su una questione di principio, quindi morale, simile, staremmo di sicuro dalla parte di chi pretende la trasparenza.


garofano + piccolo

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