Ogni Organizzazione Sociale ha sempre cercato di assicurare ai propri vecchi per gli ultimi anni della loro esistenza un vita dignitosa nel massimo rispetto dei loro diritti e della loro dignità. Abbiamo volutamente usato il termine “vecchi” non in senso deteriore, come viene interpretato spesso oggi, ma nella accezione per così dire più nobile. Nelle epoche più lontane il rispetto a loro dovuto era per larga parte garantito dalla così detta famiglia allargata; chi aveva raggiunto ormai l’età in cui i ricordi e le esperienze della vita erano più importanti delle attività e delle fatiche quotidiane, rappresentava sempre una risorsa per tutta la comunità. Oggi non è più così, le esigenze economiche, l’impegno lavorativo di tutti e due i genitori, la rapida evoluzione della società e dei rapporti interfamiliari hanno ridotto i nuclei familiari ad entità sempre meno numerose. I nonni a volte svolgono il ruolo , bisogna riconoscere per lo più piacevole, di accudire i nipoti più piccoli, di sollevare i giovani genitori da incombenze per loro sempre più difficili da assolvere e da impegni economici non più sopportabili. Per onorare il progresso della nostra civiltà non possiamo permettere che, quando la loro età avanzata non consente più di avere un ruolo comunque attivo o quando una qualunque malattia li costringa ad avere una costante assistenza, vengano abbandonati a se stessi soprattutto quando le famiglie di provenienza non abbiamo risorse economiche sufficienti. La Residenza Sanitaria Assistita di S.Giovanni è destinata a questo importante compito ed ai suoi operatori va riconosciuto il merito di prodigarsi quotidianamente in un ruolo difficile ed impegnativo. Per un verso, però, vi sono alcune criticità che vanno segnalate proprio per salvaguardare la dignità di tutti e in special modo di chi beneficia di tale assistenza. Ci risulta che spesso si verifica una commistione fra persone che, pur necessitando di cure e pur non essendo completamente autosufficienti, riescono a condurre una normale vita di relazione e persone che viceversa hanno anche problemi di carattere mentale. Questa commistione, quando diventa insostenibile e non è funzionale ad una possibile terapia relazionale, produce inevitabilmente del malessere sia agli ospiti così detti normali, sia ai visitatori che non riescono in molti casi a rapportarsi compiutamente e serenamente con loro. Il disagio è enorme e chiediamo al Responsabile di trovare una soluzione che possa essere soddisfacente per tutti. Chi non è completamente autonomo, oltre ad avere il diritto all’assistenza, crediamo che abbia anche il diritto di poter svolgere attività che per lui hanno una rilevanza significativa. Ci riferiamo alla necessità di poter assolvere dignitosamente al loro credo religioso ottenendo nella stessa residenza, eventualmente in collaborazione con il parroco, un locale più consono dove possano sostare in raccoglimento od assistere a funzioni religiose. In qualsiasi modo la pensiamo, dobbiamo comunque garantirlo. Un ultimo aspetto, ma non secondario, è quello relativo alla sistemazione della zona esterna , come è stato già promesso dalla direzione aziendale. Infatti il fabbricato, sede dell’RSA, ora sembra quasi collocato in un deserto essendo privo di verde attrezzato e di altri manufatti; provvedervi nei tempi programmati potrebbe viceversa rendere meno sgradevole il panorama e più piacevole la vita quotidiana degli ospiti, specialmente di quelli che hanno la possibilità trascorrere qualche tempo della loro giornata all’aperto. Ci auguriamo che queste nostre parole vengano ascoltate e prevalga soprattutto il rispetto per noi stessi pensando a quello che prima o poi potrebbe spettare a tutti, soprattutto alle persone meno fortunate.
RSA san giovanni