Il 23 dicembre entra in vigore il decreto legge 2 febbraio del 2001, relativo alla qualità delle acque destinate al consuma umano. L'acqua che viene inviata all'Elba dalla Val di Cornia, attraverso la condotta sottomarina, contiene una quantità di boro molto superiore al valore massimo consentito. Da gennaio del prossimo anno quest'acqua non potrebbe più essere messa in rete, essendo il boro molto nocivo per la salute. Ma secondo voci sempre più insistenti, sembrerebbe che l'Istituto di Sanità, sentito il Ministero dell'Ambiente, avrebbe autorizzato l'ente gestore dei servizi idrici a derogare alla norma citata. Questa deroga sarebbe stata chiesta dal Cigri e fatta propria dall'Asa, dalla Provincia di Livorno e dalla Regione Toscana. La richiesta sarebbe stata corredata da una relazione preparata dagli stessi tecnici del Cigri, nella quale verrebbe documentata l'impossibilità di rientrare nella norma entro il 23 dicembre p.v., come il decreto espressamente impone. Quindi, l’acqua che ci è stata inviata sino ad oggi, e che continua ad esserci inviata, è un acqua pericolosa per la salute E adesso, sempre che la notizia venisse confermata, quest'acqua continuerebbe ad arrivare nelle nostre case “legalmente”, perché si sarebbe ottenuta una deroga per poterlo fare. Ci pare il caso di porre qualche domanda alla Comunità Montana, all'Asa, al Cigri, ai dirigenti Ato, alla Provincia, ai sindaci elbani (alcuni sono medici) per le loro responsabilità istituzionali relative alla salute dei cittadini: - Dove nasce la legittimità di una richiesta di deroga che ha come fine la messa in rete di acqua non potabile, che verrà utilizzata dalle popolazioni ignare, in tutta tranquillità, quindi senza alcuna precauzione, come potabile (esponendo la loro salute e quella dei loro figli a rischi gravi)? - I cittadini hanno o non hanno il diritto di essere informati adeguatamente sulla qualità dell'acqua che utilizzano in modo da poter tenerne conto nell'uso? - Inoltre, se la deroga permette all'ente gestore di immettere "legalmente" in rete acqua pericolosa, ciò può costituire anche legittimazione a fatturala ai cittadini come acqua potabile ? Il decreto introduce anche un’ interessante novità: dal 25 dicembre prossimo scatterà la responsabilità, relativamente alla qualità e potabilità dell'acqua fornita, per i titolari di strutture ricettive, bar, ristoranti, pubblici esercizi, porti turistici e per chiunque fornisca acqua al pubblico; tutti questi soggetti potranno essere chiamati a rispondere della qualità dell'acqua erogata ai clienti. Non bisogna poi dimenticare che l'acqua della Val di Cornia inquinata dal boro si miscela con quella dell'Elba, che ha invece alte percentuali di residuo fisso e ferro. E non si tratta di semplici fuori norma. La quantità di boro contenuta nell'acqua del Val di Cornia è mediamente tripla rispetto ai valori massimi ammessi (3.0 mg/l, valore limite: 0.1mg/l), mentre i valori del ferro e del residuo fisso presenti nell'acqua dell'Elba sono ancora più preoccupanti (Es.: esame Arpat del 12.09.02: valore del ferro consentito 200, valore riscontrato 5300; esame ripetuto il 03.10.02: valore riscontrato 5000, quindi almeno 25 volte il valore ammesso). Bisogna pure tener presente che, a differenza di altre sostanze inquinanti, il boro, come del resto il ferro e il residuo fisso, non possono essere eliminati con la bollitura, e quindi sono presenti nel pane e in tutti gli altri prodotti commestibili (dolci, pizza, ecc.), con un effetto accumulo pericolosissimo sulla salute della popolazione. Vi dovrà quindi essere una presa di coscienza, da parte di tutti, che il problema idrico deve essere affrontato immediatamente e con la massima determinazione. Una crisi seria in questo settore porterebbe l'isola sulle pagine dei giornali e nei titoli di testa dei tg nazionali, come è successo per altri disastri, con un affetto devastante sul settore turistico e sull'intera economia. Una classe politica seria impiega le proprie energie per prevenire disastri e non per lamentarsi per gli effetti negativi, quando questi, poi , si verificano.
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