In questi giorni la Regione Toscana si è dichiarata interessata ad acquistare l’Isola di Pianosa, al Presidente Martini si sono affiancati la Provincia di Livorno ed il Comune di Campo nell’Elba. Il caso Pianosa fu sollevato da LEGAMBIENTE due anni fa: durante un blitz di Goletta verde venne denunciato che il cosiddetto decreto Tremonti includeva anche Pianosa nelle cartolarizzazioni. In particolare risultavano in vendita la Piazza della Scuola (Euro 104.768) e Pianosa Isola (Euro 8.231.753). Nell’occasione LEGAMBIENTE assegnò simbolicamente la bandiera nera dei pirati del mare al Ministro Tremonti L’enorme patrimonio edilizio di Pianosa è costituito dalle strutture carcerarie separate dal cosiddetto muro Dalla Chiesa da un paesino (che è arrivato ad ospitare anche diverse centinaia di persone) ed un porticciolo. Dopo l’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e la chiusura del Carcere, alcuni degli stabili sono in concessione al Parco ed alle forze dell’Ordine, altri al Comune (che rivendica gli usi civici su tutta l’isola) il resto è di proprietà del Demanio che non ha mai nascosto di volerlo mettere sul mercato. Il Parco Nazionale svolge anche la funzione di Custode Demaniale dell’isola. Rispondendo alle sollecitazioni di LEGAMBIENTE e del Presidente del Parco, il Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli (ma anche lo stesso Tremonti) affermò che Pianosa, anche se cartolarizzata, non era né sarebbe mai stata messa in vendita e che sull’Isola non sarebbe mai stata permessa nessuna speculazione e nuova edificazione. LEGAMBIENTE accolse con favore le dichiarazioni del Ministro ed invitò Parco Nazionale, Regione Toscana, Provincia di Livorno e Comune di Campo nell’Elba a procedere nell’attuazione del protocollo d’intesa che prevedeva precise linee di sviluppo ecosostenibile per Pianosa: turismo contingentato ed ecologico (l’isola, secondo gli studi dell’Università di Firenze, non può sopportare più di 500 persone); turismo didattico e scolastico, agricoltura biologica, attività scientifiche. Intanto però il Comune di Campo nell’Elba, che oggi appoggia Regione e Provincia per acquistare Pianosa, inviava al Ministro dell’Ambiente Matteoli una delibera che conteneva una richiesta di un sostanzioso taglio del Parco Nazionale (praticamente tutta l’Elba sud-occidentale) e, soprattutto, la richiesta di escludere il paesino di Pianosa dall’Area Protetta, cioè di scorporare e rendere libera dai vincoli del Parco proprio la zona più appetibile e sulla quale si appuntano le possibili mire turistico-speculative. Successivamente il Comune di Campo nell’Elba adottava un Piano Spiagge ed un Piano Strutturale che prevedevano la realizzazione di un aeroporto su Pianosa (dove durante la seconda guerra mondiale esisteva una pista per l’atterraggio di superleggeri tedeschi, le cosiddette “cicogne”) e la realizzazione di uno stabilimento balneare a Cala Giovanna (l’unica spiaggia di Pianosa dove oggi è consentita dal Parco una balneazione controllata) e la creazione di due “punti blu” (noleggio di ombrelloni e sdraio) al Porto Romano e Cala del Bruciato, due insenature delicatissime nelle quali nidificano uccelli rari. La Provincia di Livorno batte una strada più seria: cerca di sviluppare proposte coerenti con l’accordo sottoscritto dai vari enti (anche se non sempre vi riesce) e cerca di incalzare il Parco Nazionale a riprendere in mano il progetto Pianosa. In questa fase sono evidenti gli attriti politici che si fanno sempre più forti. Infatti, è in questo quadro che si inserisce il Commissariamento del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, frutto del mancato accordo tra Regione e Ministero dell’Ambiente, con la nomina a Commissario di Ruggero Barbetti, Sindaco AN di Capoliveri. L’accordo sul nome del Presidente del Parco non si trova neppure dopo, la Regione fa un ricorso al TAR contro le decisioni di Matteoli, il Ministro trasforma un commissariamento che doveva essere temporaneo in una esperienza che ormai si prolunga da oltre un anno. Ad agosto un Consulente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Giuseppe Foresi, ex responsabile di AN per l’Elba e Consigliere Comunale di minoranza a Campo nell’Elba, ha la bella idea di accettare in regalo da due imprenditori toscani un sorvolo in elicottero a Pianosa. Ad aspettarli sull’isola c’è anche il Professor Brogi della Segreteria del Ministro Matteoli. L’elicottero viene sequestrato dai Carabinieri perché non ha le necessarie autorizzazioni al sorvolo di Pianosa. Ma l’elicottero sequestrato diventa un caso nazionale e solleva molti dubbi che il Parco non chiarisce del tutto: cosa ci facevano quegli imprenditori sull’elicottero insieme ad un Consulente del Parco e ad un uomo di fiducia del Ministro Matteoli, e perché hanno voluto fare questo generoso e costoso regalo? L’interpretazione data dagli avversari politici di Barbetti è che qualcuno voglia mettere le mani su Pianosa, anche approfittando del Decreto Tremonti. Il Commissario del Parco si limita a rispondere che non è vero e che sta preparando un progetto di qualità e di ecosostenibilità, usando però un paragone infelice: “Pianosa diventerà la Dysneyland dell’Elba”. La Regione Toscana sembra non credere alle buone intenzioni di Barbetti ed alle rassicurazioni di Matteoli e il Presidente Martini lancia nei giorni scorsi la clamorosa proposta: Pianosa la acquistiamo noi, la Provincia di Livorno si dichiara d’accordo, il Comune di Campo nell’Elba prima dice “Pianosa è nostra”, poi si accoda; il Parco dice: non potete comprare un bene dello Stato che non è in vendita, di cui noi siamo il custode demaniale e che è sottoposto ai nostri vincoli, al futuro Piano del Parco ed al Piano di Sviluppo Economico e Sociale. Regione, Provincia e Comune sottoscrivono un accordo per l’acquisto di Pianosa e dicono che il Parco non si è presentato alla discussione, il Parco risponde di non essere stato invitato alla riunione. E’ chiaro che sul Parco Nazionale e su Pianosa è in atto un micidiale scontro politico/istituzionale, è chiaro che un’isola così delicata rischia di rimanere schiacciata e travolta da questa guerriglia amministrativa che dura da troppi anni e che impedisce di dare gambe al protocollo firmato da tutti gli Enti coinvolti nella polemica. Intanto il patrimonio edilizio si degrada, l’agricoltura biologica rimane una chimera e il mare di Pianosa è ancora oggetto degli assalti criminali dei bracconieri del mare. Per questo chiediamo: Al Ministro Matteoli di confermare l’impossibilità della vendita di Pianosa perché inclusa in un’area protetta, marina e terrestre, di immenso valore ambientale, archeologico e paesaggistico, anche per evitare che denaro pubblico venga speso per dover acquistare un bene che è già e deve rimanere pubblico; Al Presidente Martini di continuare a vigilare sul destino dell’isola piatta e di adoperarsi per riaprire il tavolo di un accordo tra Parco, Regione, Provincia e Comune che fissi le linee di gestione ecocompatibile dell’isola, secondo le risultanze degli studi scientifici ed in previsione del Piano del Parco e del Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale; Al Commissario del Parco chiediamo di riconfermare la centralità del ruolo del Parco Nazionale nella gestione futura di Pianosa, di avviare il progetto sperimentale di gestione di una parte dell’area marina protetta di Pianosa (boe per Diving ed accosti per diporto contingentate e sorvegliate, percorsi subacquei, percorsi in kayak) che può essere un esempio anche per altre isole minori e di chiarire al più presto cosa è il “progetto di qualità” per Pianosa. A tutti chiediamo di superare divisioni e scontri per pensare a Pianosa, al suo delicato equilibrio ed alla necessità di interventi immediati, concordati e condivisi per mettere mano al degrado insostenibile del patrimonio edilizio e per valorizzare le immense bellezze naturali di un’isola e di un mare unici nel Mediterraneo. PIANOSA / LA SCHEDA Profilo Geografico e Comuni Comune: Campo nell’Elba Provincia: Livorno Comunità Montana: Elba e Capraia Superficie: Kmq. 10,32 Abitanti: una ventina di persone addette alla sorveglianza ed al controllo dell’isola Come arrivare: Si può accedere solo con visite autorizzate ed assistite da guide ambientali. Per le visite a Pianosa occorre prenotare il battello che collega Marina di Campo all’isola, le visite sono a numero chiuso. Una volta alla settimana Pianosa è raggiunta da un traghetto della Toremar con partenza da Porto Azzurro. Per informazioni occorre rivolgersi all’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano o al Comune di Campo nell’Elba. Regole da osservare Pianosa è interamente compresa nel territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Per un miglio intorno all’isola il mare è protetto dal Decreto del Ministero dell’Ambiente 19/12/97 che lo affida al Parco Nazionale. Sono vietate la pesca e la navigazione, l’ancoraggio, l’immersione non autorizzata dal Parco Nazionale. Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano sta provvedendo alla realizzazione di boe di attracco per Diving Centers e barche a vela, percorsi di kayak e di sea watching. La balneazione è consentita solo a Cala Giovanna. Geografia e Morfologia Pianosa si trova a circa 14 km sud dell’Elba, il nome deriva dalla sua conformazione piatta. L’altezza media sul livello del mare è di 15 -20 metri, solo a Poggio alla Quercia e al Belvedere si raggiungono i 29 metri. Le coste, a picco sul mare e poco frastagliate, si sviluppano per una lunghezza di circa 26 km . L’isola è uno zoccolo di Tufo calcareo conchiglifero pliocenico che poggia su Marne mioceniche e di panchina quaternaria. A Pianosa sono stati ritrovati resti fossili di orsi, cervidi ed equini, a conferma che circa 20.000 anni fa l’isola era unita all’Elba e al continente. Nelle spaccature delle scogliere sono visibili eccezionali ammassi di conchiglie fossili. In una grotta vicino a Punta Secca sono stati trovati reperti dell’età neolitica e dell’età del bronzo. Della vegetazione originaria, probabilmente formata da Lecci, Felci e Querce, è rimasto ben poco a causa dell’attività agricolo-pastorale che per secoli ha sfruttato l’isola. Flora e Fauna Sulla fascia costiera si incontra la macchia mediterranea di Sclerofille caratterizzata dalla presenza del Ginepro. La macchia, ricresciuta in maniera spontanea anche nelle zone non più coltivate, è costituita per lo più da gariga di Rosmarino e Cisto marino con cespugli di Lentisco. La maggior parte dell’isola era utilizzata per le coltivazioni agrarie del carcere: campi di orzo e grano interrotti da Fichi d’India, Agave, Sommacco e Asfodelo. Abbandonati i vigneti, sono ancora presenti un centinaio di olivi, residui dei 20.000 che coprivano l’isola al tempo del censimento ordinato da Napoleone nel 1814, ma che si erano già ridotti a soli 3000 nel 1914. Pianosa è un sito importantissimo per la migrazione degli uccelli e molto interessante dal punto di vista dell’avifauna nidificante: sono presenti il Gabbiano corso, la Berta maggiore, il Marangone dal ciuffo, il Corvo imperiale e l’Averla piccola, il Gheppio, l’Upupa e il Gruccione. Sono stati segnalate inoltre le presenze dell’Aquila minore, del Falco della Regina e della Ghiandaia marina. La popolazione di Pernici presente è stata introdotta recentemente; per un periodo gli esemplari furono considerati come Pernice rossa (Alectoris rufa) ma successivi studi del Parco hanno verificato un inquinamento genetico con la Coturnice orientale o Ciukar (Alectoris chukar). Sull’isola si rilevano numerosi endemismi fra gli Invertebrati di terra e dei pozzi di acqua dolce. Anche l’isolotto della Scola ospita interessanti e curiosi endemismi sia vegetali che animali, tra questi la cosiddetta Lucertola azzurra, una sottospecie non riconosciuta come tale da tutti gli studiosi. Di enorme valore la fauna ittica e gli ecosistemi marini nelle acque che circondano l’isola. La Colonia Penale, con i restrittivi regolamenti per l’accesso all’isola e al mare che la circonda, ha creato per 150 anni una situazione eccezionale per il Mediterraneo. Al di là di episodi di bracconaggio, il mare di Pianosa è stato poco sfruttato e non disturbato dal traffico di imbarcazioni turistiche; un gioco di correnti difende Pianosa dalle maggiori fonti di inquinamento esterno, per cui le principali catene alimentari e gli ecosistemi sono quasi completamente integri. L’unico vero pericolo è costituito dalle “carrette dei mari” che lavano abusivamente le cisterne nel tratto di mare tra Pianosa e la Corsica. I fondali, con grotte e canyon sottomarini, sono un habitat estremamente favorevole all’ittiofauna stanziale. L’isola si trova inoltre sulla direttrice dei pesci di passo e presenta la maggior parte delle biocenosi marine mediterranee, alcune delle quali ormai rare. La “prateria” di Posidonia oceanica è ben estesa e conservata, così come la fascia a Lithophyllum tortuosum e le biocenosi del coralligeno. La Storia L’isola di Pianosa, la Planasia dei Romani, è stata abitata fin dal neolitico, come testimoniano i ritrovamenti nella grotta di Punta Secca. Delle epoche successive sono rimasti a Cala Giovanna i ruderi di una grande villa romana del I° secolo chiamata Bagni di Agrippa, dal nome del nipote di Augusto che fu esiliato e poi assassinato sull’isola e, appena fuori del porto, le Catacombe scavate nel IV secolo dai Cristiani, le più estese ed importanti a nord di Roma. All’interno delle Catacombe oltre ai loculi sono presenti graffiti nella roccia, considerati i più antichi simboli della presenza del Cristianesimo nell’Arcipelago Toscano. Le Catacombe sono di proprietà dello Stato di Città del Vaticano. Il mare protetto dell’isola nasconde ancora relitti di varie epoche. Dopo la devastante occupazione saracena del 1533, Pianosa è rimasta praticamente deserta, salvo sporadiche utilizzazioni agricole e pastorali da parte delle comunità dell’Elba sud-occidentale. Solo Napoleone I° se ne interessò durante il suo breve esilio all’Elba, incrementando fortemente la produzione di orzo e facendo costruire anche il Forte della Teglia. La Pianosa che vediamo oggi è il prodotto dell’utilizzo dell’isola come Colonia Penale agricola a partire dal 1864. Oggi, nonostante lo stato di abbandono, resta leggibile la suddivisione in sette poderi con cui fu riorganizzato il carcere. Successivamente la Colonia agricola fu fortemente ridotta per la realizzazione di un carcere di massima sicurezza destinato prima ai Brigatisti Rossi e poi ai mafiosi, risale al primo periodo la costruzione dell’orrendo muro che divide in due l’isola. Nel 1997 il carcere venne definitivamente chiuso ed oggi sono presenti solo alcuni detenuti del carcere di Porto Azzurro che assicurano la manutenzione di alcuni beni. Notizie varie Dal 1996 Pianosa è inserita nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Pianosa è un Sito di Interesse Comunitario ed una Zona di Protezione Speciale dell'Unione Europea ed un Sito di Interesse Regionale. Pianosa fa parte delle aree comprese nella Rete Natura 2000. L’area è stata classificata come biotopo dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR, Programma di ricerca territoriale sulle aree naturali da proteggere. La carta dei biotopi, 1971) I fondali dell’isola di Pianosa sono stati censiti dalla Società botanica italiana (SBI, Censimento dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia, vol. 2, 1979). Pianosa è stata censita dall’Ispettorato Regionale delle foreste per la Toscana (Ministero Agricoltura e Foreste - Ispettorato regionale delle foreste per la Toscana, Elenco dei biotopi censiti in Toscana, 1971) e dal Gruppo di lavoro per i Parchi in Toscana quale comprensorio di notevole interesse floristico e vegetazionale meritevole di conservazione (Consiglio Regionale toscano - Commissione speciale per i problemi dell’ecologia, Relazione del Gruppo di lavoro per i parchi in Toscana, 1975)
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