Lo scorso fine settimana ho accontentato mia figlia e l’ho portata al famoso parco divertimenti Gardaland, un posto costruito e gestito con cura per grandi masse, proprio l’opposto di quello che da sempre mi lega e mi fa abitare all’Elba ma, si sa, i figli sono “piezz 'e core” e vanno anche assecondati. La grande macchina organizzatrice di quel parco ha consapevolmente previsto un amplissimo parcheggio (a pagamento !) tale da poter ospitare un così grande numero di persone da intasare inevitabilmente ogni attrazione e da causare lunghe code di attesa per poterne usufruire. Si nota in questo una studiata voglia “di far ciccia” a discapito di un onesto modo di fruire di un servizio da parte del pubblico, della serie “faccio entrare un numero di persone che staranno certamente a disagio ma intanto incasso i soldi dei biglietti e poi sarannno affari loro…”. Proprio durante una coda di circa un’ora ci vediamo sfilare di fianco alcune persone che beatamente sorpassano la fila e vengono fatte accomodare. Scopriamo così che la macchina infernale ha escogitato un metodo per chi se lo può e se lo vuole permettere per evitare tutta quella pena: basta pagare un sovrapprezzo, et voilà, superata la coda ! Mia figlia, con il modo di fare ingenuo dei bambini, vedendo la scena mi ha invitato a fare altrettanto. È nata così un’occasione in più per una piccola lezione di vita e di senso civico… Le ho spiegato che, pur non navigando nell’oro, avremmo potuto investire i pochi denari necessari per ottenere quel beneficio, ma che il sistema era odioso ed oltraggioso di per sé ed andava accuratamente evitato e, se possibile, addirittura boicottato. Le ho spiegato che è un piccolo pericoloso segnale di un metodo e di un modo di fare che prevede che i potenti siano quelli con i soldi e che con i soldi si possa sempre e comunque comprare tutto e risolvere ogni problema. Le ho spiegato che purtroppo questo metodo schifoso di ragionare ci viene inculcato da più parti, dai media ma soprattutto da chi in questo momento ci governa. Le ho spiegato che era giusto stare lì e stare in coda fino al nostro momento, per il bene di tutti. Alla fine ce l’abbiamo fatta, è arrivato il nostro turno, una grande gioia per mia figlia che si è divertita molto, una grande gioia per mia moglie e per me nel sentirci dire di lì a poco con le parole semplici di una bambina: “…avete ragione, è un modo brutto…”. Marco Sartore Eh sì caro Marco Sai, da maturi come me (sarà il rincoglionimento che s'avanza) spesso ragionando di bambini ci si intenerisce e in tuo racconto mi ha toccato perché mi ha riportato molto indietro negli anni, a pensare a quanti (motivati) "no" abbiamo dovuto dire io e Patrizia alle nostre bimbe e farne delle fiere e libere donne (come sono diventate) ed armarle contro il consumismo idiota, contro il velinismo zoccolettaro, contro la banalità e l'incultura fatte valore, contro i piccoli e grandi soprusi in pratica contro la way of life sottesa alla volgarità imperante in questa povera, miserissima Patria nostra. E se la battaglia l'abbiamo, carte alla mano, persa se si è messa l'Italia in mano ad un despota da operetta vuol dire che non abbiamo fatto abbastanza noi, e che molti altri si sono fatti portare dal pifferaio magico che suonava bugie ed illusioni, verso il baratro, beoti e sognanti l'impossibile, saltando giù coi figli in braccio. Ma tutto sommato questa è la storia di un popolo ormai piccolo e marginale, culturalmente ed economicamente periferico, anagraficamente e non solo vecchio, e forse a salvarci saranno i nuovi italiani (quelli ripresi in una foto di qualche anno fa, a fare ordinatamente la fila per un permesso di soggiorno), il mescolamento delle culture che come il vento non si ferma per decreto legge, un mondo dove si apprezzino le intelligenze e si disprezzino le furbizie, nel quale tua figlia potrà pubblicamente indignarsi contro chi non fa la fila. Perché anche il fare la fila è esercizio di minima ma essenziale legalità ed uguaglianza, due termini che provocano reazioni allergiche in questo tristo e triste patriarca agli sgoccioli.
fila posta migranti