Mi sono permesso, visto l'invito ai commenti,di aggiungere qualche precisazione sulla storia di cosentino visto che nella nuova rubrica di Dario Ballini (se non erro militante del pd)si esordisce con un ironico...."alla faccia di chi diceva che le mozioni di sfiducia servono solo a compattare la maggioranza".....si certo soprattutto se il maggior partito d'opposizione(?)a brandelli si astiene o non porta tutti i suoi parlamentari in aula per votarle....queste righe fanno chiarezza sullo stato attuale dell'opposizione condotta dal pd e udc in sede parlamentare:lasciare un giudizio positivo e' arduo: Il 10 novembre 2009 il gip di Napoli Raffaele Piccirillo invia alla giunta della Camera un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia e presidente del Cipe, eletto in Campania per il Pdl e candidato alla carica di nuovo governatore della Campania alle regionali del marzo 2010. È accusato dai pm anticamorra Alessandro Milita e Giuseppe Narduccidi concorso esterno in associazione mafiosa per i suoi rapporti organici con il clan camorristico dei Casalesi, testimoniati da almeno sei collaboratori di giustizia di prim’ordine “nonché da numerosi riscontri obiettivi. Già il 28 gennaio, alle prime rivelazioni de L’espresso sull’inchiesta della Procura antimafia di Napoli,il Pd, l’Idv e l’Udc hanno presentato una mozione alla Camera che impegnava il governo a invitare Cosentino alle dimissioni” in quanto “lede gravemente non solo il prestigio del governo, ma anche la dignità del paese”. Mozione firmata dai capigruppo del Pd Antonello Soro, dell’Idv Massimo Donadi e dell’Udc Michele Vietti, oltreché dagli onorevoli Sereni, Bressa, Ciriello e Garavini. Purtroppo però le astensioni e le assenze nelle file del Pd hanno superato quelle del Pdl, salvando Cosentino. Mozione respinta con 236 No (Pdl più Lega), 138 Sì e 33 astensioni. Decisivi dunque i 26 astenuti del Pd (fra i quali Gianni Cuperlo, Marianna Madia e i radicali), i 47 del Pd usciti dall’aula perlopiù solo per quella votazione e poi subito rientrati (compresi Enrico Letta, il ministro-ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia e perfino Marina Sereni, firmataria della mozione stessa), i 22 Pd assenti ingiustificati (compresi D’Alema, Gentiloni e financo Veltroni, che sull’Espresso aveva chiesto le dimissioni di Cosentino) e i 2 Pd addirittura contrari (fra cui l’ex tesoriere Ds, Ugo Sposetti). Il 25 novembre si vota in giunta sull’arresto di Cosentino. Stavolta il Pd si esprime a favore (tranne Turco, astenuto), anche perché la custodia in carcere per il reato di mafia è obbligatoria. Il centrodestra e mezza Udc però votano compattamente contro,sostenendo addirittura il fumus persecutionis contro il sottosegretario. I finiani, che avevano ipotizzato un voto favorevole dopo che Fini aveva fatto saltare la candidatura di Cosentino in Campania, alla fine si allineano al diktat berlusconiano. E la richiesta del giudice viene respinta con 11 No (Pdl, Lega e Domenico Zinzi dell’Udc) e 6 Sì (Pd, Idv e Mantini dell’Udc). Il 10 dicembre nell’aula di Montecitorio procede a fotocopia: 360 No all’arresto(Pdl e Lega, mezza Udc, i radicali del Pd, l’Mpa di Lombardo e l’Api, il nuovo partito di Rutelli) e 226 Sì (Pd, Idv, l’altra mezza Udc). Profittando del voto segreto, 51 deputati dell’opposizione si aggiungono a quelli presenti nella maggioranza di centrodestra. Dopo strenua resistenza Cosentino rinuncerà a candidarsi in Campania, ma rimarrà a piè fermo sottosegretario dell’Economia e presidente del Cipe. Anche dopo che l’ordinanza di custodia a suo carico verrà pienamente confermata il 28 gennaio 2010 dalla Cassazione. Si salvi chi puo'....
ministro bersani