L’incongruenza balza subito all’occhio: imponenti depositi di carburante in mezzo ad una città che gli è cresciuta intorno, distanti cinquanta metri dal più grande e affollato supermercato dell’isola, dai cantieri da diporto, dall’imbarco passeggeri, cento metri dalla cittadella scolastica, e dal palazzetto dello sport. La chiusura degli impianti dell’Elbana Petroli è imminente, visto che a giugno del 2003 scadono le certificazioni per la prevenzione degli incendi, e il Comando dei Vigili del Fuoco non ha gli elementi per rinnovare i permessi. Ma a sei mesi di distanza, ancora non è stata individuata un’area alternativa che possa garantire lo stesso servizio in condizioni di sicurezza. A questo punto interviene il Comandante della Capitaneria di Porto Vincenzo Di Marco, per chiarire meglio le difficoltà inerenti alla localizzazione di un’altra zona. “Noi per la verità ci siamo attivati scrivendo a tutte le autorità competenti, per sollecitare un intervento coordinato. Per quanto ci riguarda abbiamo perlustrato palmo a palmo tutta la zona costiera fino a Magazzini, nella rada di Portoferraio, ma la Capitaneria è soltanto uno degli Enti coinvolti. Anche se trovassimo un’area idonea, dovremmo considerare il Piano Strutturale e il Regolamento Urbanistico varato da due giorni, in piena autonomia, dal Comune di Portoferraio, sulle cui novità dobbiamo ancora documentarci. Anche pensare a soluzioni diverse, ad esempio alla realizzazione di una condotta sottomarina, una “pipe-line”, significherebbe esporre il più grande patrimonio dell’isola, il suo mare, ad inaccettabili rischi di inquinamento e comunque non servirebbe ad eliminare la necessità di installare depositi a terra. E’ difficile – continua il Comandante – anche ritagliare, all’interno di strutture portuali medio-piccole, zone da adibire alle attività industriali. Occorrerebbe un’organizzazione portuale che privilegiasse le specializzazioni settoriali ma, quale Comune elbano rinuncerebbe alla sua specifica vocazione turistica? Allora –conclude Di Marco - se non ci si può attendere che ci pensino i Comuni autonomamente, se non si devono riversare tutte le aspettative sulla Capitaneria che ha solo una parte delle competenze, la questione di fondo è: lavorare tutti insieme, sinergicamente concertati, con un’istituzione che sappia coordinare e regolare le operatività dei singoli soggetti. Credo che un ruolo del genere, programmatico economico e sociale, spetti alla Provincia in maniera permanente, e non soltanto per gestire l’eventuale emergenza dell’Elbana Petroli.” Quindi se tra sei mesi i depositi chiuderanno, se le biciclette e i canotti sostituiranno poco a poco mezzi tecnologicamente più avanzati, non sarà colpa soltanto dei Vigili del Fuoco che non hanno messo una firma, o della Capitaneria a cui sta a cuore l’azzurro delle onde, ma ancora una volta del frazionamento di un territorio minuscolo che non sa dare una risposta concertata ad un problema comune.
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