Non sono d’accordo con la richiesta di Di Pietro d’impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica che ha sottoscritto il Decreto interpretativo della legge elettorale. Come non sono altrettanto d’accordo con tutti coloro del PdL che sostengono che la leggitimità del loro decreto è stata confermata, con l’apposizione della firma, dal Presidente della Repubblica. Non è necessario avere buon senso e credere nella democrazia per ritenere inviolabile il diritto di esprimere il voto a tutti gli elettori, compresi quelli romani e lombardi. E’ semplicemente scontato. In ogni modo, non si può avere una visione univoca delle cose. In un suo intervento lo ha dichiarato l’onorevole Fini che ha sostenuto sbagliato da parte dell’“opposizione” chiedere di mettere sotto accusa il Presidente e, altrettanto sbagliato, da parte della maggioranza, alla quale egli appartiene, di ritenere che la sottoscrizione del decreto da parte di Napolitano sia la conferma di “costituzionalità” dello stesso. E’ di oggi l’intervento dei Vescovi che affermano non corretta la modifica delle regole a gioco iniziato. E’ prassi comune che quando chiunque è colto in fallo, tenti, in qualche modo, di autodifendersi. Lo fa chi è fermato dai carabinieri perché va troppo forte (mi aspetta mia nonna che si sente male). Colui che arriva tardi all’appuntamento con la fidanzata (tanto traffico). Lo studente che non vuole essere interrogato (ho aiutato il mio babbo a mettere a posto la legna). I ladri, soprattutto quelli che sono anche politici, che rubano, sempre per dare agli altri o perché costretti a prendere mazzette da imprenditori disonesti. Si potrebbe continuare all’infinito. Il concetto è comunque chiaro. Quasi tutte le persone “normali” tentano in qualche modo di giustificare il loro errore perché è la condizione essenziale per trovare comprensione e magari anche giustificazione a quanto fatto. Nel quasi tutte non sono evidentemente compresi i componenti del governo Berlusconi. Loro non hanno tentato nessuna giustificazione. Non hanno chiesto comprensione all’opposizione, non hanno atteso la sentenza degli organismi preposti (a Milano il TAR ha dato ragione al candidato governatore Formigoni e quindi il decreto non è servito). Hanno deciso che la data della presentazione delle liste scadeva 24 ore dopo dell’approvazione del decreto. Questo atteggiamento è immensamente arrogante e dimostra, lo dice Casini, che la legge è uguale per tutti escluso il governo Berlusconi. Per inciso, questi signori che plaudono al Presidente Napolitano sono gli stessi che lo hanno messo sotto accusa quando, secondo loro, non è intervenuto nei confronti della Consulta per evitare che dichiarasse illegittimo il lodo Alfano. Per chi non lo ricorda il lodo vietava il processo ai rappresentanti delle maggiori istituzioni italiane e quindi anche a Silvio di Arcore. Tra loro c’è anche un ministro che ha dichiarato (La Russa, da Liberazione di giovedì 5 marzo ) “se ci cacciano siamo pronti a tutto”. In conclusione non si tratta di essere di destra o di sinistra ma democratici o no. Stiamoci attenti, tutti, prima o dopo, magari anche molto dopo, purtroppo, gli elettori voteranno diversamente e potrebbe succedere che in fretta e furia sarà fatto un decreto interpretativo sul risultato elettorale: le elezioni non possono esprimere un risultato contrario a Silvio da Arcore. Le conseguenze le pagherebbero in molti, a destra e a sinistra. Grazie per l’ospitalità. Scordavo. Non ho mai avuto particolari simpatie per Napolitano politico. Come Presidente della Repubblica credo che sia un garante della Carta Costituzionale.
Giorgio Napolitano