Cosa vogliamo fare dell’isola ex colonia penale, che da quattro anni è in attesa di vedere cambiato il suo destino? Un centro turistico esclusivo con relativo porticciolo (si fa per dire) per megayachts e pure con una pista d’atterraggio o altro? Dopo quattro anni dalla dismissione del carcere, l’isola aspetta che ci si decida. Che si faccia qualcosa. Possibilmente un turismo intelligente che permetta una presenza umana tale da allontanare il rischi della desertificazione, ma che garantisca pure l’equilibrio. In fondo, la ricetta l’abbiamo sentita leggere tante volte. Finora non si è passati dalle parole ai fatti. Ricorderete il convegno intitolato “Pianosa: passato, presente, futuro” svoltosi a Marina di Campo nella primavera del ’97. Da allora ci si aspetta che il protocollo d’intesa firmato da Comune di Campo nell’Elba, Parco, Provincia e Regione produca risultati tangibili. Fra qualche mese, è lecito attendersi qualcosa anche dal “Progetto Pianosa” un programma (recita l’opuscolo distribuito al pubblico) di tutela e valorizzazione sponsorizzato dalla Provincia di Livorno. L’iniziativa, nel quadro della bella manifestazione incentrata sulla viticoltura delle isole minori, ha registrato presenze importanti delle quali abbiamo dato riscontro e, ad onor del vero, un buon successo. Ma torniamo all’argomento Pianosa, a nostro parere inserito a giusto titolo in calendario. L’ex isola del diavolo, come la chiamavamo negli anni ’70, ha davvero voltato pagina? Il suo destino non è più quello carcerario inaugurato da Agrippa, relegato nell’isola dallo zio Augusto? Così ci è parso nel 1998. Chiuse le sezioni speciali, trasferiti i detenuti delle, prigioni a massimo indice di sicurezza, protette dallo scempio del muraglione che divideva in due la piatta Planasia, si pensava ad un domani ormai prossimo venturo. Diverso. Con nuove prospettive. Niente è stato fatto, aldilà delle enunciazioni. Ora è tempo di riprovarci. Intanto, lo sviluppo sostenibile (quello che deve tener conto dell’equilibrio molto delicato dell’isola) è (pare essere) un concetto condiviso da tutti. Bisogna allora muovere i primi passi. “L’impegno della Provincia continua- ha tenuto a dire l’assessore Claudio Vanni - e siamo arrivati al termine del programma di lavoro che ci eravamo dati”. Traduzione: presto dalle proposte emerse potremo formulare il programma”. Pianosa è una risorsa, Pianosa è un’occasione da non perdere: Carlo Cambi ha sapientemente orchestrato il dibattito e quasi tutti gli intervenuti, sia pure con diversi accenti, hanno convenuto che bisogna “fare”, dare segnali concreti, non perdersi in chiacchiere. Accantonato il progetto di istituire la comunità dei monaci benedettini, c’è posto per la ricerca, per un laboratorio permanente (anche per quanto concerne la viticoltura) per un turismo “contingentato” cioè fatto di un numero preciso di ospiti. Perché una cosa deve essere chiara, la salvaguardia e la tutela dell’isola sono i presupposti per la sua valorizzazione. Interessanti molti interventi, a cominciare da chi rappresenta una realtà vitivinicola di grande prestigio come la nostra anche se l’agricoltura a Pianosa, introdotta nel dibattito un po’ provocatoriamente , è tema che abbisogna di altro approccio. Partiamo dalle conoscenze acquisite-ha concluso l’assessore Vanni - per poi andare al concreto utilizzo di Pianosa. Tappa importante, ovvio, è quella che si ferma al Demanio. I lavori, dopo la pausa delle 18 che prevedeva la degustazione dei vini delle isole minori, riprenderanno domani alle 9 con la visita guidata alle aziende vitivinicole elbane.
Pianosa