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A Sciambere antimotoristico

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 19 febbraio 2010

E va bene, ci inimicheremo anche gli appassionati delle più rombanti due ruote, ma qualcuno dovrà pure urlarlo che almeno all’Elba, su queste strade, le moto di grossa cilindrata sono delle bombe potenziali e delle macchine intollerabili. Nel mestiere che facciamo c’è un lato particolarmente sgradevole, nei confronti del quale non si riesce mai (almeno per quel che personalmente ci riguarda) a farsi crescere il pelo sullo stomaco: il dover raccontare episodi che stroncano una vita, gettano nello sconforto una famiglia e nella costernazione una comunità, come una prematura morte per un incidente. Ma la comunità anche quando è pervasa dall’emozione, che chi scrive contribuisce ad indurre, tende a rimuovere i ricordi di queste tragedie, a bruciarli presto. A noi si conficcano come chiodi nella memoria, ed ogni volta che ne capita uno nuovo, riemergono in un crudele stillicidio uno dopo l’altro quelli che lo hanno preceduto. Per questo così, a braccio, senza disporre di statistiche vere, ma senza timore di contestazione, rapportando il per fortuna contenuto numero di coloro che si muovono a bordo di quei mostri di potenza sulle nostre strade, e ricordando gli incidenti gravi o mortali capitati complessivamente sulla nostra viabilità, siamo in grado di affermare che essi uccidono un numero di volte infinitamente maggiore di ogni altro tipo di veicolo. Una società eticamente accettabile a questo punto avrebbe posto dei paletti, ma qui siamo in pieno periodo ipotetico dell’irrealtà. Eppure è proprio l’aumento assurdo di potenza e di velocità che determina la assurda gravità e frequenza di questi sinistri. Quando i giovani scapestrati (senza casco obbligatorio) eravamo noi, con una sanità ed una macchina dei soccorsi enormemente meno efficienti (e quasi tutti viaggiavamo su due ruote), erano frequenti le cronache (che non facevano notizia) orali di dolorose “gropponate e sbucciature” ma gli eventi tragici erano assai più rarefatti, troncarsi l’osso del collo cadendo dallo scooter da 125 cc o dal “cinquantino” era pure possibile, ma bisognava quasi andarselo a cercare. Ma il problema prima che tecnico è di modello culturale: è rendersi conto che il consumismo applicato alle due ruote genera mostri come ogni sonno della ragione, e non è solo idiota, come ogni forma di consumismo, nel caso di specie è pure assassino.


incidente falleni fetovaia 1 moto

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