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No al nucleare, scendono in campo i Parchi della Val di Cornia e dell’Arcipelago

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 06 febbraio 2010

No al nucleare, sì alla riconversione a metano e all’uso corretto delle energie rinnovabili. I due Parchi della Val di Cornia e dell’Arcipelago Toscano partecipano alla manifestazione del 6 febbrario, promossa da Legambiente Val di Cornia. I presidenti Luca Sbrilli e Mario Tozzi hanno aderito alla piattaforma dell’associazione ambientalista che si oppone alle ipotesi di realizzazione di nuove centrali termonucleari a Tor del Sale e all’Isola di Pianosa, apparse recentemente sulla stampa. “Le notizie che individuano un’area vasta come la Maremma Toscana o persino l’Arcipelago Toscano quale sede idonea ad ospitare un impianto nucleare destano preoccupazione – spiega Luca Sbrilli, presidente Parchi Val di Cornia - in quanto in questa fascia di costa e di isole, le comunità locali hanno scelto, con molte difficoltà, il proprio sviluppo. Uno sviluppo che vede nella difesa e nella valorizzazione delle peculiarità ambientali, culturali e paesaggistiche il motore di una economia che si consolida sempre di più”. La realizzazione in questi territori di un impianto ad energia nucleare finirebbe per compromettere l’immagine di questa porzione di Toscana. “Le fondamenta dei sistemi dei parchi e delle aree protette andrebbero distrutte – aggiunge Sbrilli – così come l’intera economia turistica e agroalimentare ad essi legata”. La posizione di contrarietà verso il ritorno al nucleare viene espressa anche da Mario Tozzi, presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. “Come esperto e studioso di tutela dell’ambiente, anche alla luce della scellerate ipotesi di nucleare a Pianosa – spiega – non posso non aderire alla manifestazione di Legambiente contro il nucleare e a favore del metano e delle fonti rinnovabili”. “Invece di scegliere con decisione la strada delle energie rinnovabili, della maggior efficienza e del risparmio, il Governo prende quella vecchia e senza sbocchi del nucleare – continua Tozzi – l’uranio è un combustibile fossile e si esaurirà in un tempo non lunghissimo (meno di mezzo secolo), mentre produce scorie radioattive che rimangono potenzialmente pericolose per migliaia di anni. La ricerca per l’energia nucleare ha già bruciato il 90% delle spese destinate a quella su fonti energetiche alternative ai combustibili fossili. E a pagare saranno i cittadini che vedranno lo Stato sostenere con i loro soldi una scelta che li penalizzerà sotto il profilo della dipendenza energetica e tecnologica”.


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