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A Sciambere del lamento di Michelangelo e del piantare ulivi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 28 gennaio 2010

Capisco, ma non troppo, la tua gioia per la vittoria di Nicki anche se i compagni pugliesi mi parlano di un voto inquinato dalla massiccia presenza di adepti del Cavaliere che, così, in un colpo solo, assesta una mazzata ai progetti dalemian-casiniani per una alternativa al Governo delle destre, costringe Casini e la Poli Bortone ad andare da soli e si assicura – per quello che me ne capisco- la vittoria in Puglia. Tutto può essere perché la politica non è stata mai variabile come di questi tempi, ma a me sembra una vittoria di Pirro, un trionfo dell’antipolitica, una rivincita della pancia sulla testa che non porta da nessuna parte. Molto più preoccupante mi sembra, tornando alle piccolissime minimali vicende di casa nostra, la lamentazione di Michelangelo ed oggi anche la pioggia che scorre nelle mie giunture mi appare come una trasformazione delle sue lacrime, copiose ed inarrestabili. Sarà per la comune ascendenza marinese (ricordi quel comunello ora governato dal Maestro di Giotto?), sarà per un certo comune sentire frutto della saggezza dell’età che avanza, vedo che maturano comuni convincimenti. E, guarda bene, non sono, le mie, preoccupazioni per le cose in concreto: qualche traliccio in più, qualche tonnellata di cemento scaricata nel nostro mare, qualche ulteriore bruttura come quella della nuova Gattaia, cosa vuoi che siano? Gocce che vanno ad aggiungersi ad una mare di abusi e di manomissioni! No, le mie preoccupazioni sono tutte per lo “spirito” del lamento di Michelangelo, quella presa d’atto della irreversibilità delle cose, della mancanza di reazioni, di un certo atteggiamento “pecoresco” (con tutto il rispetto all’utile animale) ad accettare tutto ed il contrario di tutto, una remissività senza fine, come nel caso dei fin troppo scoperti giochetti regionali sulla Toremar, una incapacità di reagire, di aver coraggio, di mostrare i santissimi od almeno quello che ne resta. Il tutto gestito – in loco- da una pletora di servi sciocchi, carichi di prosopopea, sempre pronti per convenienza a servire il potente di turno e di adeguarsi agli inciuci (ultimo quello tra PDL e PD sulla una legge elettorale regionale che cancella l’essenza stessa del voto). Anche i nostri nemici – che non sono pochi- non ne avranno gioia nell’udire quanto sento riecheggiare fin quassù: vile, tu uccidi un uomo morto…. Lacrimevolmente Grondaia jr. Eminente scolo (absit iniuria verbis vel verbo) Una delle prime cose che mi ha insegnato quel poco di politica che ho praticato a modesti livelli è che a differenza che nel calcio l’arbitro non fischia mai tre volte. Si va negli spogliatoi ma c’è sempre un altro tempo da giocare. Ergo mai abbattersi e mai esaltarsi per un risultato elettorale che comunque sia non sarà definitivo. Come allora poi, rifuggo dalle previsioni. In quel tempo lontano in più quando qualcuno mi chiedeva cosa prevedessi rispondevo invariabilmente: “Prevedo che verso le 4 di mattina spazzerò la sezione”. Effettivamente tutte le notti dei risultati verso quella ora andava a letto l’ultimo dei festeggianti o l’ultimo dei lacrimanti, e mi mettevo a raccogliere gli abbondanti rifiuti: bottiglie e lattine vuote, resti di panini sbocconcellati, centinaia di cicche ed una infinità di fogli con numeri scritti, aprivo tutte le finestre che davano su piazza della Repubblica e dirigendomi verso il cassonetto con uno o due sacchi di immondizia lasciavo la sezione in ordine, volutamente, mentre albeggiava un nuovo giorno, come a ribadire che, comunque fosse andata, quello era il primo giorno di un’altra corsa. Non sono quindi euforico, ma sono molto contento di come è andata in Puglia, e pure di come sta andando qui in queste plaghe e su questo versante della politica. Forse sarà contentarsi di poco, ma vedere che una formazione di sinistra vera sta iniziando ad aggregarsi, registrare che intorno alla candidatura di Maria Grazia qualche decina di persone ha iniziato a lavorare, e piuttosto intensamente, è quanto meno consolatorio. Magari ne verrà fuori un soggetto che per parlare non necessiterà della michelangiolesca martellata. Per il resto condivido molto del suo fluente pensare a partire dalla giustamente spietata valutazione di quell’aborto in stile veltrusconiano che è la legge elettorale regionale, dei balletti intorno alle succose spoglie della Toremar, dei conclamati inciuci portuali nella terra del precettore artistico grottesco etc. Ma mi par di scorgere che piano piano a sinistra, al centro e a destra, non nel Palazzo ma tra la gente comune inizi a montare un fortissimo turbinio di zebedei verso una classe politica che peggio non si può. Con un po’ di fortuna potrebbe pure capitarci di assistere al terzo Risorgimento di Italia quello che libererà il nostro paese dal populismo del Putin (o del Bokassa) de noantri e dal fascismo sostanziale dei legaioli. Prima o poi la gente comune tornerà a pensare che la politica non è l’esercizio del potere ma mediazione tra valori diversi. Accadrà, il pendolo della storia non si può fermare, speriamo di esserci, ma, come lei mi insegna, noi “stagionati” dobbiamo comunque fare come l’anziano contadino che pianta un ulivo (senza allusioni) senza sapere se farà in tempo a gustarne l’olio.


ulivo uliveto

ulivo uliveto