Dino Sarti, musico felsineo, cantava anni fa “quelli col Toyota che te vardan come fossi un idiota …”. Il meneghino Roberto Vecchioni gli fece eco: “Non verranno i piemontesi ad assalire Gaeta con le loro Land Rover con le loro Toyota” Gli artisti, si sa, hanno una sensibilità particolare e tendono ad anticipare i moti dell’anima delle masse e nel caso esprimevano un civile fastidio (oggi per fortuna diffuso) verso il diffondersi di mezzi di trasporto individuali (stiamo ancora parlando di traffico sulla normale rete viaria) inutilmente potenti, inutilmente ingombranti le sezioni stradali e gli spazi di sosta, inutilmente incrementanti i consumi di carburante, inutilmente più inquinanti dei normali veicoli, inutilmente incidenti sui consumi dei manti stradali, micidiali in caso di impatto con altri veicoli. Chi usa un fuoristrada per andare a fare la spesa al supermercato, dalla parrucchiera, o in ufficio, non solo, conti fatti, paga personalmente un costo spropositato al chilometro (e fin qui affaracci suoi) ma fa anche pagare un costo spropositato alla collettività che non è minimamente compensato dalle imposte in più che paga, e qui le pene (ed i peni) diventano dichiaratamente nostri, della collettività. Non è qui tanto il caso di resuscitare le teorie dei nipotini di Sigmund Freud che leggono (così come nella pistola e nel lungo fucile) nel mezzo veloce e/o potente la personale angoscia del pipo flebile e corto, che pure è una componente; il grande numero di signore (spesso in impeccabili mise) alla guida dei ruvidi “mostri” parla chiaro: il SUV è ormai per una fetta della nostra società uno “Status Symbol” qualcosa da acquisire ed esibire indipendentemente dalla sua utilità. Ovvio che motivazioni un po’ più serie e accettabili possano averle quanti (non moltissimi comunque) abbiano esigenze professionali particolari o abbiano residenze distanti dalla rete viaria ma qui si apre la parte seconda del nostro ragionamento quella dell’uso di un fuoristrada “fuori strada” come dice la parola stessa. E iniziamo col notare come la legge regionale 48-1994 limiti il non motivato uso dei mezzi fuoristrada, non solo entro i confini del Parco, come taluni pensano, ma anche in aree esterne al PNAT sottoposte a qualsiasi tipo di vincolo, paesaggistico, ambientale e naturalistico, e perfino idrogeologico (oltre che i greti dei corsi d’acqua, spiagge e arenili interdetti da altre disposizioni) in pratica poco meno che sull’intero territorio elbano. Di più sempre la L.48 all’Art. 2 (comma 2) testualmente recita: “La circolazione fuori strada con mezzi motorizzati e’ altresi’ vietata ovunque sia stabilito espressamente dal Comune per ragioni di polizia locale, urbana e rurale o per la tutela della stabilita’ del suolo, fermo ogni altro divieto di circolazione disposto a norma della legislazione vigente dalle autorita’ competenti”. Ed anche circa il consentito “motivato uso” le norme non sono affatto permissive, e tra queste non c’è sicuramente il “perché voglio andare coi miei amici in fuoristrada dove minchia mi pare” ma all’Art. 3 specifica: In deroga ai divieti di cui all’articolo 2, la circolazione fuori strada nelle aree ivi previste e’ consentita ai seguenti mezzi: (a, b, c, omissis, si elencano forse dell’ordine e mezzi adibiti al soccorso, emergenza, antincendio etc NDR) d) adibiti all’effettivo esercizio continuativo di attivita’ agricole e connesse, faunistiche, faunistico-venatorie, forestali e di trasporto merci. Nel caso di attivita’ faunistiche, faunistico-venatorie, forestali e di trasporto merci e’ necessario il consenso scritto del titolare delfondo; e) in uso di residenti, abitanti o dimoranti, anche in via temporanea, nonche’ proprietari, usufruttuari, locatari di abitazioni ivi compresi i familiari; f) in uso di coloro che debbano accedere ai luoghi non altrimenti raggiungibili per comprovati motivi di lavoro. Quindi, visto che, legge alla mano, fuori strada all’Elba, non si può andare quasi da nessuna parte, che senso hanno non solo le manifestazioni fuoristradistiche più o meno mascherate ma la stesso uso “consentito” di quei giocattoloni da immaturi bambinoni (locali e foresti), che comunque e dovunque vadano creano danni alle piste ed alla vegetazione, disturbano la fauna, rilasciano sostanze inquinanti nell’aria e sul terreno? Chi vuol giocare al Camel Trophy è assai meglio lo faccia a casa sua sua, se vuole gli inviamo anche un congruo numero di maiali da bersaglio (alias cinghiali) e becchi abhart (alias mufloni) per avere qualche vivente a cui rompere i coglioni. E poi, più seriamente, abbiamo ridotto o sacrificato in ossequio ai criteri di cui sopra una manifestazione come il Rally, che comunque la si pensasse (noi siamo tra quelli che la giudicavano inopportuna), aveva una tradizione, una storia ed una sua rilevanza economico-turistica e ci sputtaniamo l’immagine con le performance di quattro acciaccalampade lumbard? E morta lì, non c’è, per quanto ci riguarda, altro da dire
Capodanno fuoristrada 2