Irpet e gw, saldo turistico regionale netto: riduzione del 12-13% al 2030 e del 17-22% al 2090 Tra gli effetti del cambiamento climatico che incidono (e che soprattutto incideranno sempre più, con fortissima probabilità, in futuro) sull'economia del turismo toscano, il rapporto "Toscana CO2" cita in primo luogo la crescita dei mari, e quindi il corrispondente arretramento delle coste con perdita di aree balneabili e inondazione marina di zone umide costiere. In generale è citato un rapporto Enea del 2007 per cui, tra le aree nazionali più a rischio, sono annoverate in Toscana le foci del Magra, dell'Arno, dell'Ombrone, la laguna di Orbetello, la costa antistante Piombino Alla crescita dei mari - col proseguire del cambiamento climatico - si sommeranno una riduzione della biodiversità («alcuni studi segnalano che verso il 2050 l'80% delle 2000 specie attualmente osservate in Europa spariranno sotto l'impatto delle emissioni di gas serra e del cambiamento climatico»), un elemento che è «essenziale ai fini della sostenibilità ambientale (soprattutto per la grande varietà di biotopi rintracciabili in regione, nda) ma anche componente rilevante per l'attrattività turistica regionale», e il già citato aumento degli eventi estremi. Tra gli elementi che incombono sul futuro del turismo toscano si segnalano anche le dinamiche di altri fattori meteorologici, come il trend verso una minore disponibilità idrica, e l'aumento delle ondate di calore estivo. Questi fattori sono stati presi in considerazione in uno studio del 2007-08, i cui risultati sono visibili nella parte superiore dell'immagine. I numeri dello studio, piuttosto pesanti come si può notare, evidenziano le «previsioni fatte al 2030, 2060 e 2090 tenendo conto dei quattro differenti scenari di sviluppo economico dell'IPCC (A1, A2, B1, B2)»: in generale, è atteso «un progressivo orientamento dei turisti stranieri verso destinazioni estere climaticamente più attraenti come, ad esempio quelle nord europee, mentre al contrario i turisti Italiani comincerebbero a preferire mete nazionali rispetto alle destinazioni tropicali, asiatiche e africane che diverrebbero eccessivamente calde». In sintesi, su scala nazionale, quanto affermato si concretizza in una riduzione del saldo turistico netto che potrebbe essere del 12-13% al 2030, e del 17-22% al 2090. Numeri, appunto, di non poco conto, soprattutto se consideriamo che dati presentati dalla stessa Irpet al "Forum economia" del luglio 2008 indicano nel 5,6% l'incidenza del turismo sul Pil regionale. E se, per il turismo estivo, la principale determinante è individuata nella crescita di temperatura, per quello invernale è la Linea di affidabilità della neve (Lan, cioè la quota oltre la quale l'innevamento è pressoché garantito nei mesi invernali) a essere presa come indicatore di attrattività: "Toscana CO2" stima infatti «affidabile» una stazione sciistica se «per almeno metà della sua estensione (essa) si situa al di sopra della Lan». La Lan è di circa 1200-1300 m a nord delle Alpi, di circa 1500-1600 sul versante italiano e di poco superiore sull'Appennino settentrionale. Le stazioni sciistiche della regione (sono citate l'Abetone e «soprattutto l'Amiata») risultano così «estremamente vulnerabili perché anche l'aumento termico di solo 1°C porterebbe il livello dell'attuale LAN da (1500-1600) metri a (1650-1750) metri». Questo perché è stimato che la Lan cresca «di 150 m per ogni °C di aumento della temperatura»: su scala nazionale, dalle 167 stazioni sciistiche che attualmente sono giudicate "affidabili" si scenderebbe a 131 con un aumento di 1° C, a 88 con +2°, mentre con un aumento di temperatura di 4° resterebbero solo 30 stazioni alpine con innevamento affidabile. La linea della neve affidabile salirebbe dai 1500 ai 2100 metri.
global warming panic