Il dissesto idrogeologico rappresenta in Toscana un problema di notevole rilevanza, visti gli ingenti danni arrecati dal Serchio in lucchesia e nel pisano nelle ultime settimane. Anche in provincia di Livorno, il rischio idrogeologico è diffuso in modo capillare e si presenta in modo differente a seconda dell’assetto geomorfologico del territorio; ci sono state frane, come è accaduto giorni fa al Gabbro, esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio come accade in queste ora presso il fiume Cornia, trasporto di massa lungo le conoidi nelle zone collinari come accadde all’Elba tre anni fà, esondazioni e sprofondamenti nelle zone collinari e di pianura. Purtroppo sono ridicoli i 1500 pieghevoli distribuiti dal Comune di Livorno, su come difendersi dalla pioggia, per contrastare alluvioni e allagamenti, con cui ormai i livornesi sono costretti a fare i conti tutte le volte che le precipitazioni atmosferiche diventano “abbondanti”. Tuttavia il rischio idrogeologico è stato fortemente condizionato da scelte urbanistiche sbagliate e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro, aumentato la presenza di aziende e di abitazioni nelle zone dove tali eventi erano possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti disastrosi, come accadde nel 1990 ad Ardenza nella zona dei “tre ponti”. Il prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali, la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua hanno sicuramente aggravato il dissesto e messo ulteriormente in evidenza la fragilità del nostro territorio. La Provincia, intesa come Ente Locale, deve passare da una impostazione di base incentrata sulla riparazione dei danni e sull’erogazione di risarcimenti, ad una cultura di previsione e prevenzione diffusa, imperniata sull’individuazione delle condizioni di rischio e volta all’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi. Le Province devono esercitare a pieno la funzione in materia di assetto idraulico, procedendo, come previsto dalla Carta delle Autonomie, allo smantellamento dei dispendiosi e scarsamente efficienti Consorzi di Bonifica, per caratterizzarsi con politiche efficaci su queste materie. La richiesta del Presidente Kutufà, di scorporare dal patto di stabilità le risorse finalizzate a lavori in questo settore, può essere utile solo se le Province iniziano ad fare uno scrupoloso lavoro di monitoraggio e di elaborazione di progetti finalizzati, cercando di ridurre spese, evitando gli sprechi e lo sperpero di risorse in progetti inutili (come ad esempio l’invaso della Gera a Campiglia M.ma), solo così la Provincia, perderà l’appellativo di “ente inutile” ed assumerà specifiche caratteristiche, in materia di difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamita' previste sia dalla L.267/00, attualmente vigente e dalla nuova Carta delle Autonomie, introdotta dal Governo Berlusconi.
Alluvione vallebuia 1