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Racconto di un triste percorso sanitario in una lettera all'assessore e risposta dell'ASL

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 09 gennaio 2010

All'attenzione dell'assessore alla sanità della Regione Toscana Enrico Rossi Gentile assessore Rossi mi chiamo Alessandro Allori, forse mi conosce di vista perchè sono un giornalista del Corriere fiorentino, le scrivo per segnalarle l'incredibile storia di mia zia Pier Paola Cignoni di 61 anni residente a Rio nell'Elba. Da giugno questa persona lamentava un dolore all'anca, ma il medico di famiglia per tre mesi gli ha detto che sicuramente era una banale sciatica, quando a fine agosto non ce la faceva più a camminare ed a sopportare il dolore è andata al pronto soccorso di Portoferraio. In un primo tempo non la volevano ricoverare ma dopo insistenze si sono decisi a farle una lastra dove è venuto fuori che aveva una frattura all'anca. E' stata ricoverata al reparto di ortopedia del nosocomio elbano dove è stata tenuta due mesi (settembre - ottobre) parcheggiata lì senza che gli venisse fatta una diagnosi, addirittura il primario disse che la frattura non era operabile e che si stava ricomponendo. Verso fine ottobre le vennero delle complicazioni allo stomaco non riusciva a mangiare cibo solido, vomitava ed aveva dei dolori. Per questo venne trasferita al reparto medicina dove le fecero altre analisi diagniosticandole un carcinoma gastrico gastropilorico e venne trasferita d'urgenza all'ospedale Cisanello di Pisa. Giunta in quest'altro nosocomio in due settimane le rifecero tutte le analisi arrivando alla conclusione che la dignosi fatta a Portoferraio era sbagliata, non aveva un tumore e doveva semplicemente essere operata all'anca per mettere una protesi. Venne rimandata (dicembre) all'ospedale di Portoferraio nel disgraziato reparto ortopedia e dopo poco iniziò a peggiorare di nuovo, non mangiava ed aveva dolori le venne un'infezione ed iniziò a sanguinare nelle urine sino a che si accorsero che aveva del sangue raggrumato nel catetere ma anche all'interno che venne tolto tramite un lavaggio. Arrivarono alla conclusione che gli si è aperto una cicatrice di una vecchia operazione di qualche anno fa quando le venne asportato l'utero. Pier Paola Cignoni ha continuato a peggiorare sempre di più sino a quando ieri in maniera saggia ma tardiva (alla Ponzio Pilato) adducendo un arresto respiratorio hanno chiamato l'elicottero facendola trasportare al reparto di Medicina d'urgenza dell'ospedale civile di Livorno, dove i medici evidentemente perplessi dal modo di fare dei colleghi hanno deciso di provare a stabilizzare la situazione e poi decidere se fare un'operazione per asportare una 'fistola alla vescica' con tutti i rischi che comporta di possibile decesso del paziente. Ricapitolando: - ad inizi di settembre è stata ricoverata all'ospedale di Portoferraio reparto ortopedia - fine ottobre viene portata al reparto medicina dove gli viene diagniosticato un tumore allo stomaco - a novembre è stata portata a Pisa dove gli hanno detto che NON aveva un tumore e che doveva essere operata all'anca - dicembre di nuovo a Portoferraio reparto ortopedia dove gli viene questa infezione ed invece di ricoverala a medicina come logica vorrebbe la tengono lì fino a ieri. - ricovero nella notte con elicottero a Livorno dove i medici attoniti dallo scarica barile stanno saggiamente decidendo cosa fare. Caro assessore Rossi lei che si vanta tanto della sanità Toscana e che probabilmente diverrà presidente di questa nostra bella regione le chiedo, ma è possibile che accadano vicende del genere? E' possibile che i piccoli ospedali siano nelle mani di persone che non brillano di competenza? Da settembre a gennaio nessuno è stato in grado di fare una prognosi certa a questa persona e che ora rischia la vita per incompetenza altrui!! La mia famiglia qualunque siano gli esiti si sente obbligata a rivolgersi all'autorità giudiziaria per chiarire le dinamiche di questa increbibile vicenda. Le faccio un appello da elbano di interessarsi di più a questa struttura in mano a personale palesemente inadeguato. Sperando che raccolga questo mio appello le faccio i più codiali saluti. Alessandro Allori Corriere fiorentino Precisazioni dell’Azienda USL 6 di Livorno sul caso Cignoni LIVORNO - A seguito della lettera arrivata sul caso della signora Pier Paola Cignoni ricoverata prima all’ospedale di Portoferraio e poi, dopo un mese di degenza a Pisa, trasferita a Livorno l'Azienda USL 6 di Livorno comunica che: - la signora si è presentata nel settembre scorso al Pronto Soccorso di Portoferraio lamentando un problema di tipo ortopedico che si protraeva da quasi tre mesi, ma con una sintomatologia non grave che aveva portato il medico di famiglia a trattare il dolore, fino ad allora, come una semplice sciatalgia. Grazie alla verifica strumentale è stato il Pronto soccorso elbano a riscontrare una frattura dell’anca che aveva convinto al ricovero in ortopedia; - dall’analisi della storia clinica della signora, molto impegnativa e ricostruita a fatica per la mancanza di riferimenti certi, si era delineato un quadro piuttosto complesso che lasciava aperta la possibilità che il problema ortopedico fosse in realtà una patologia da ricondurre a una derivazione di tipo oncologico. Da qui la necessità di procedere a nuovi e più complessi esami che potessero meglio definire la patologia in atto; - nel corso dei vari accertamenti era emerso, tra le altre cose, il sospetto di un adeno-carcinoma dello stomaco che aveva precauzionalmente bloccato l’ipotesi di un intervento chirurgico a risoluzione de problema all’anca. Questo tipo di tumori, portano, infatti, a grosse emorragie e sconsigliano da interventi chirurgici se non strettamente necessari in quanto possono mettere a rischio la vita stessa del paziente; - successive analisi avevano, poi, fatto emergere che il problema non era allo stomaco come ipotizzato in un primo momento. Questo non vuol dire che il problema non esistesse (come indicato dai parenti della signora), ma solo che poteva avere una collocazione diversa e difficilmente accertabile; - la signora non è, quindi, mai stata “parcheggiata” in un letto, ma è stata sempre sottoposta a controlli complessi come la sua situazione richiedeva e richiede. La collocazione in Ortopedia a Portoferraio è stata solamente legata a una scelta iniziale, ma tutto il suo iter ha beneficiato di un approccio multidisciplinare che ha interessato tutti gli specialisti competenti per la sua situazione; - il trasferimento prima a Pisa (dove è rimasta oltre un mese) e poi a Livorno è sempre stato fatto interprentando la legittima volontà dei familiari di un confronto con professionisti diversi e mai alla volontà di “scaricare” su altri responsabilità assunte fin dalla presa in carico in prima persona dal presidio elbano.


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