Leggo su Elbareport del 17 dicembre un tranquillizzante comunicato della Pro Loco di Rio Marina e Cavo e della Associazione degli Operatori Economici di Rio Marina uniti nel dire che “i nostri paesi (Rio Marina e Cavo ndr.) scontano già un ritardo nel consolidamento dell’offerta turistica dovuto alla difficile riconversione di un’economia basata prima essenzialmente sull’attività mineraria e recuperato in gran parte in questi anni grazie ad un serrato lavoro di riqualificazione”. Poi riguardo alcune foto scattate lo scorso fine settimana in un Cavo bellissimo e deserto e mi viene facile una battuta: no no! l’economia è ancora basata sull’attività mineraria non credete? Si certo ho letto il cartello dei lavori: quella apparente miniera a cielo aperto serve per farci poco più di dieci appartamenti per “consolidare l’offerta turistica” ignari del fatto che proprio accanto a quel cantiere campeggi da almeno un paio d’anni un cartello “vendesi” attaccato a un edificio appena costruito. Tentiamo allora un piccolo ragionamento spero non troppo tecnico: tutto il territorio di Rio Marina è soggetto a vincolo paesaggistico perché “costituisce, nel suo complesso, un quadro naturale, offre dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si godono spettacoli di non comune bellezza” (decreto di imposizione del vincolo). Non avendo motivi per dubitare della “legalità” dell’intervento sono certo che il progetto sia stato approvato dalla Commissione comunale per il Paesaggio e che la Soprintendenza non abbia ritenuto di dover fare alcun rilievo al riguardo. Sono infatti questi gli organi che hanno il compito di autorizzare qualsiasi intervento edilizio nelle aree ritenute di interesse pubblico proprio perché parte di un paesaggio che è patrimonio di tutti il cui valore è addirittura riconosciuto dalla Costituzione Italiana. Ripenso al Cavo deserto e riguardo le foto. No, non può essere che un pezzo di bosco e un intero versante possano essere distrutti per “consolidare l’offerta turistica”! Chi sceglie l’Elba per trascorrere le proprie vacanze (e tanto più il Cavo che non somiglia per niente all’Elba promossa nei depliant patinati delle agenzie di viaggio) si aspetta secondo me di poter godere “spettacoli di non comune bellezza” che la natura e il lavoro dell’uomo ci hanno generosamente consegnati. Non si accontenta di andare su e giù per il Lungomare Kennedy frutto del “serrato lavoro di riqualificazione”. Ecco allora che qualche domanda sorge spontanea: - la Pro Loco e gli Operatori Economici pensano che quest’intervento rappresenti un positivo “consolidamento dell’offerta turistica” o si accontentano del “serrato lavoro di riqualificazione” che l’Amministrazione ha indubitabilmente svolto realizzando un marciapiede e una pubblica illuminazione “in stile” sul lungomare antistante il cantiere? - il Sindaco non ritiene che abbattere un bosco, scavare una collina in forte pendenza per fare una strada con muri a retta di 4-5 metri laddove nessuno aveva osato finora sia forse sproporzionato per “consolidare l’offerta turistica”? - il Sindaco non ritiene di dover fare una riflessione sulla (in)utilità delle complesse procedure che stanno a monte di un permesso di costruire e che se svuotate da ogni valutazione di sostanza diventano pura e inutile burocrazia? - l’estensore del Piano Regolatore che aveva previsto quell’area edificabile non sente la necessità professionale di fare una breve valutazione ex post degli effetti delle sue previsioni? - se magari fosse lo stesso professionista che ha redatto il Piano Strutturale ed il Regolamento Urbanistico, non ritiene di dovere approfondire la valutazione ex ante delle previsioni che stanno per essere approvate in via definitiva? - la Commissione per il paesaggio e la Soprintendenza non sentono il bisogno di fermarsi un attimo a riflettere sulla portata del loro mandato (tutelare un primario valore costituzionale quale il paesaggio è) valutando che a volte dire di no è più che legittimo oltre che opportuno? Il Comune di Rio Marina ha uno straordinario strumento a disposizione: il vincolo paesaggistico che è rimasto (purtroppo) uno dei pochi mezzi che permette alla Pubblica Amministrazione (che, vale la pena ricordare, rappresenta gli interessi della collettività) di poter dire di no! So quanto siano complicate le dinamiche che regolano l’attività edilizia: scrivere su un piano regolatore che un’area è edificabile significa spesso mettere il Comune nelle condizioni di dover dire di si. Gli si riconosce, al più, un ruolo di mediazione su aspetti “di facciata”: i muri a retta di 5 m? dovranno essere rivestiti in pietra; il tetto piano? no no …. copertura tradizionale in cotto! gli infissi in alluminio? ma no, tradizionali finestre in legno! il tutto per far si che le 14 abitazioni si “integrino” col paesaggio. Ma quel paesaggio era perfettamente integrato con sé stesso e una ferita come quella che le è stata appena inferta non si integrerà mai, per definizione, col bosco che c’era prima! E così tra mille adempimenti, condizioni, nulla osta, pareri si perde di vista il senso stesso del ruolo che l’ordinamento attribuisce al Comune e agli altri organi dello Stato: la tutela del paesaggio. Ben venga il “consolidamento dell’offerta turistica” purché ciò non voglia per forza dire aumentare le seconde e terze case, aumentare l’offerta ricettiva, aumentare … aumentare … aumentare! La principale offerta turistica sono o non sono gli “spettacoli di non comune bellezza”? E allora consolidarli vuole o non vuole dire tutelarli o quanto meno lasciarli in pace? A meno che qualcuno non abbia il coraggio di sostenere che di fronte alla crisi economica anche il paesaggio possa passare in secondo piano o che lo scempio del versante che si vede nelle foto rappresenti un miglioramento del paesaggio. Mi si corregga se sbaglio.
2009 SCEMPIO CAVO FILIPPINI 1
2009 SCEMPIO CAVO FILIPPINI 2
2009 SCEMPIO CAVO FILIPPINI 3