Torna indietro

Controcopertina: Una programmazione regionale senza parchi e bacini?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 20 dicembre 2009

Alcuni incontri pubblici e una puntuale e stimolante attenzione di Greenreport stanno riproponendo in Toscana -e non solo- una questione di grande attualità politica, istituzionale e culturale;la programmazione regionale. Innanzitutto l’attualità dovuta ovviamente alle imminenti elezioni regionali ma anche e non di meno a quel complesso di scadenze che vanno sotto il nome di federalismo costituite da una serie di codici e deleghe che non sarà facile smaltire in tempi brevi. Stando a quel che finora è stato messo in circolazione dopo vari rattoppi –ed è la prima osservazione critica e preoccupata da fare- alla programmazione non è stato certo riservato granchè. Vi è qualche accenno e neppure tanto chiaro alla gestione urbanistica, ma sul governo del territorio che e ‘materia’ assai più ampia e impegnativa–specie per l’ambiente è buio pesto. E ciò è tanto più sconcertante se si considera che proprio in questo momento l’urbanistica torna sulla scena ma per i suoi ‘fallimenti’ da cui si può uscire solo se ripartirà una seria politica di programmazione. Dato questo sfondo discettare come sembra si voglia continuare e fare sulle cifre relative al consumo di territorio che da noi non sarebbero poi così rovinose come altrove, magari per dire che con i vincoli non si va da nessuna parte, può essere forse consolatorio ma elude la questione di fondo; come gestire un territorio esposto a rischi molteplici mettendo in campo al meglio gli strumenti disponibili rimediando anche ai danni arrecati da recenti provvedimenti sbagliati proprio alle politiche di pianificazione e creandone se possibile di nuovi e più efficaci. L’assessore Conti e il Prof Morisi sono recentemente tornati a parlare di queste cose prendendo le mosse dal PIT e dalla situazione toscana per dirci che non tanto il consumo del territorio in sé che allarma ma come vogliamo utilizzare gli spazi liberi con ‘grandi e piccoli progetti locali’, piani strutturali, regolamenti etc e raccordo con comuni e province anche per evitare inutili accentramenti regionali. Dalle dichiarazioni che abbiamo potuto leggere colpisce in particolare che nel momento in cui la regione approva i piani di due parchi nazionali di cui uno interregionale ( le Foreste casentinesi) e annuncia che presto metterà mano in Val di Cornia al quarto parco regionale, mentre l’IRPET ci ricorda che l’ansa dell’Arno è esposta ad una pesante urbanizzazione e la condizione dei nostri fiumi anche minori non gode ottima salute e non solo sotto il profilo della sicurezza ma del ‘governo’, della gestione ambientale, e mentre il regime dei suoli sembra ormai affidato solo a Bertolaso e alla protezione civile, di tutto questo non si trovi traccia. Eppure noi confiniamo con l’Emilia con la quale gestiamo due parchi nazionali che ci ha proposto di recente un accordo appenninico che dovrebbe coinvolgere anche la Liguria (altra regione confinante e a noi raccordata da un unico bacino idrografico sul Magra) per riprendere e rilanciare progetti di APE ( Appennino parco d’Europa) tipo ‘ Una città di villaggi dalla padania al Tirreno’ che fu coordinato alcuni anni fa proprio dalla Toscana e che ebbe tra i suoi protagonisti principali i parchi nazionali, regionali delle tre regioni e il l’autorità di bacino del Magra. Di tutto questo in quel che si sta dicendo e ripetendo sul PIT e dei grandi e piccoli progetti non c’è menzione alcuna. E nessuna menzione si fa –mentre si preannuncia il nuovo parco regionale al cui interno ci sono cave etc- del fatto che la preannunciata nuova legge regionale sui parchi non si farà (salvo resipiscenze dell’ultima ora) così i piani dei parchi restano confinati in un ruolo così poco importante che ben due piani appena sfornati possono appunto essere tranquillamente ignorati. Il che spiega anche perché nel dibattito sul parco della piana non si discuta …dei parchi ( quelli veri e non finti come l’ANPIL della Val d’Orcia). Che il paesaggio al pari del suolo in questo contesto di filiera corta tra regione, province e comuni sparisca come appunto di bacini idrografici non è perciò un caso. E non si dica per faore che ci sono le famose ( e famigerate) schede sul paesaggio perché quelle con il contesto concreto toscano hanno poco a che fare essendo al massimo delle cartoline d’epoca come quella di Boccadarno che veniamo a sapere assicura un bel panorama delle Apuane. Del porto, la difesa dall’erosione, le due sponde dell’Arno, il piano insomma del parchi che opera da anni neppure il sentore. E la ragione non è poi così misteriosa ma discende pari pari dalla scelta del 2005 con la quale i parchi non furono più considerato organi di pianificazione sovraordinati in quanto speciali. Che è quanto si cercato di fare anche con espedienti e interventi cervellotici da parte del ministero dell’ambiente sul piano nazionale che ha trovato una sua sanzione nel nuovo codice dei beni culturali che hanno sottratto il paesaggio ai piani dei parchi. Ma l’assessore Conti e il Prof Morisi non hanno battuto ciglio mettendo il paesaggio in cartolina e togliendo ai parchi regionali dopo qualche decennio anche il nulla osta ben gestito finora. La conclusione da tirare è piuttosto chiara; bisogna cambiare musica e passo come dice Enrico Rossi perché la Toscana torni a giocare anche su questi temi quel ruolo nazionale di cui oggi c’è più che mai bisogno.


bosco dorsale pino

bosco dorsale pino