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A Sciambere della troika

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 04 dicembre 2009

Discuto spesso con un mio collaboratore eccessivamente ottimista sull’apologo del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Soccombo sempre dinanzi al suo ottimismo, ma poi mi prendo amare rivincite alla verifica dei fatti. Così ora non so se essere contento o meno di quello che sta accadendo in giro, ed anche dalle nostre parti. Con le prime piogge, infatti, a scorrere di nuovo tra le mie giunture sono ritornati i problemi. Pensa, caro Direttore, non so più distinguere i colori. Il che per uno, come me, addestrato alla scuola di un grande marcianese (della Marina), è veramente grave. Così mi è stato sussurrato dal vento che l’omo nero colto a pescare i ghiozzi a Giannutri sarebbe in realtà un’omo rosso e che da Lui dipenderebbe il futuro del Paese e l’idea di un esilio dorato per l’unto del Signore. Allora la prospettiva di un futuro roseo per la nostra Isola, di nuovo potente Regno tra i regni della terra, non era una favola! E sulle nostre piccole cose….analoga confusione. Mi avevi convinto che bisognava puntare sulle potenti proposte innovative e moderne dei leghisti isolani, una vera e propria punta di diamante dell’espandente dominio bossiano; ed ora mi ritrovo su per i miei condotti solo un pugno di mosche. E tu pure. Cancellati quindi i leghisti elbani con un ukase degno della buonanima di Baffone. Azzerati e ridotti al silenzio da un provvedimento celoduristico trasportato dalla bergamasca fino alla nostra Isola sull’onda del vento di tramontana di questi giorni. Che abbiano letto come un tradimento i moti genuini di anime sensibili ed assetate di verità? Ed ora? Con chi potremo confrontarci sulle nostre piccole necessità? Come faremo orbati di sì eccelse elucubrazioni? Resterà solo Pasquale a sparigliare l’evidente inciucio (vedi nuova legge elettorale per la Regione) tra gli eredi del glorioso Partito Comunista ed i provenzal-Berluscones nostrani? Chi potrà dire una parola che sia una parola sulle intese tra Matteoli ed il duo Martini-Conti sulla viabilità e quelle attuali e venture sulla Toremar? E il resto, va forse meglio? Arrivano fin quassù –con le piogge autunnali- i sussurri e le grida sempre più inferocite del Popolo reso cornuto dalle malefatte della politica. Parliamo di beni di evidente interesse pubblico. Anche qui non piove , diluvia. Dunque è tramontata ogni ipotesi di utilizzo pubblico della Torre della Marina? Sia detto con tutto il rispetto alla memoria del grande Scrittore ed all’amico Michelangelo, ma ha un senso che un bene di questo tipo sia “proprietà privata”? Solo le manie correnti di chi privatizzerebbe anche i cessi possono sostenere una simile castroneria! E sulla falsariga, a proposito di beni pubblici, che ne dici della s-vendita di Capobianco? Bella palla, eh! E il nostro grande Sindaco che fa? Guarda attonito mentre dattorno piovono mazzate. O il Comune si farà avanti? Quasi quasi anch’io me ne vado a Panama come promette il nostro Peron-cino. Almeno lì c’è sempre il sole e non avrò –spero- più allucinazioni. Un triste umido saluto dal tuo Grondaia jr Caro sgocciolante amico La brevità del tempo che mi è concessa stamani per chiosare il tuo fluente pensare mi obbliga ad enucleare solo alcune tra le molteplici questioni che poni. Inizio osservando che più che agli sparigliamenti del generale arengo è interessante porre attenzione a quelli (absiti iniuria verbis) intestini dei diversi schieramenti. Ad esempio io ci andrei cauto ad unire i nomi di Martini e Cioni se è vero ciò che si narra in Fiorenza, e cioè che il mite Governatore della Tuscia abbia fatto il diavolo a quattro per evitare che il suo successore fosse Riccardo Ormeggio Conti. Sul campo opposto mi par di capire che più di sparigliare si tratta di parigliare, atteso che nel PdL in consiglio regionale da queste plaghe tra una troika (Amadio, Provenzali, Zingoni) ne passi una pariglia, fatto che spiega le pressanti attenzioni zingoniane a questo lato del canale come i laudatori riconoscimenti tempestivi o a scoppio ritardato verso Barbetti e perfino a Cimabue, o come i sagolini lanciati agli irriducibili agenisti ferajesi che già da tempo avevano staccato dalle fronde dei salici i loro grembiulini da combattimento appesi per voto. E molto altro ancora avrei da dire a partire dal rio destino dei legaioli scoglio-nati o scoglio-immigrati, comunque decapitati dallo spadone padano di Alberto da Giussano. Ma, come dissero i Pooh “mi dispiace devo andare …” a presto.


troika

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