Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Nel 1999 l'Assemblea Generale dell'ONU ha scelto questa data per ricordare l'assassinio nel 1960 delle sorelle Mirabal, da parte dei servizi segreti della Repubblica dominicana, che volevano bloccare il loro impegno civile. Ancora oggi, a distanza di tempo, si cercano nuovi strumenti per tutelare le donne e in questo senso deve essere vista l’introduzione nel nostro Codice Penale dell’ipotesi di reato inerente gli atti persecutori o stalking. Il termine inglese “staiking”: deriva dal gergo venatorio e sta ad indicare quel complesso di comportamenti ,tipici dell’animale predatore, che segue, bracca., incalza e crea i presupposti per poi balzare sulla preda. Nel più arido linguaggio giuridico, per staiking si intende “un insieme di. condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore”. Mobbing e stalking hanno più di un carattere in comune; ma, a differenza del mobbing, lo staiking non si sviluppa necessariamente in un contesto lavorativo, bensì parte dalla mente del persecutore e si estrinseca negli ambienti più disparati e può presentare una durata estremamente variabile. Lo “stalker” o “molestatore assillante” è colui che mette in atto quel l’insieme di condotte che possono essere sintetizzate, a titolo d’esempio, nel seguire fisicamente la vittima nei suoi movimenti, nel controllarla, nel farle telefonate, nell’inviarle bigliettini, nel farle trovare messaggi sotto il ‘tergicristallo dell’auto, sotto la sua porta di casa o nei posti più impensati. Può essere un conoscente, un collega, un estraneo, oppure, nella maggior parte dei casi, un ex-partner. Fermo restando che praticamente impossibile tracciare una situazione-tipo, possiamo però delinearne le componenti essenziali: - il persecutore, o molestatore assillante; - la vittima; - la relazione forzata che si stabilisce trai due e finisce per condizionare il normale svolgimento della vita quotidiana della vittima, provocando un continuo stato di ansia e paura. La paura e la preoccupazione ne risultano, quindi, gli elementi fondanti e imprescindibili. Quindi, non è tanto la singola condotta ad essere considerata persecutoria, quanto piuttosto la modalità di esecuzione, ossessiva, ripetuta nel tempo contro la volontà della vittima.. Allo stesso modo, il confine fra corteggiamento e stalking, all’inizio può essere impercettibile, ma diventa significativo quando, a causa delta sua stessa natura, finisce con il limitare la libertà morale della vittima. ponendola in una condizione di angoscia per la paura di un pericolo imminente. Lo stalking vede come vittime, nella maggior parte delle volte, le donne. anche se non mancano casi inversi (il rapporto è di circa 3:1); uomini e donne che in oltre l’80% dei casi si conoscevano o perché ex partner (il 50% di tutti i casi) o perché amici, o colleghi di lavoro. L’età delle vittime varia dai 14-16 anni fino all’età adulta, mentre il fenomeno sembra diminuire dopo i 50 anni. L’Arma dei Carabinieri ha dimostrato da subito grande sensibilità nei riguardi della problematica e, per studiarla ed elaborare le strategie di contrasto, ha istituito una Sezione Speciale dedicata, inserita nel Reparto Analisi Criminologiche del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche. L’iniziativa è stata promossa in base ad un protocollo d’intesa siglato a gennaio tra il Ministro della Difesa e il Ministro per le Pari Opportunità. Si tratta di un team specializzato, composto da 13 militari dell’Arma, di cui sette donne, psicologi sociologi, esperti in criminologia, in analisi statistiche ed informatica ma anche investigatori in grado di affrontare e contrastare il fenomeno. Anche a livello provinciale la problematica è particolarmente sentita: un ufficiale ed un carabiniere, quest’ultimo una donna, hanno seguito un corso di formazione, dedicato espressamente alla conoscenza del fenomeno della violenza ed a trattarne le vittime, mentre un altro ufficiale fa parte del gruppo di lavoro, che poi è sfociato nella costituzione della Rete Antiviolenza. Naturalmente, l’azione dell’Arma è proseguita anche sul piano del contrasto del fenomeno ed i risultati colti sino ad ora possono definirsi senza dubbio: interessanti ed incoraggianti, in quanto sintomatici di una presa di coscienza del problema da parte dei cittadini da un lato, dall’altro dimostrano che gli stessi nutrono fiducia nell’istituzione. Allo stato attuale, a fronte di 5 arresti, 12 denunce a piede libero e 5 ammonimenti, l’area della provincia maggiormente interessata dal fenomeno, almeno sulla scorta delle denunce pervenute, è quella del Cecinese. Alcuni episodi di violenza sulle donne sono purtroppo accaduti anche all’Isola d’Elba, dove i Carabinieri di Portoferraio, nel solo anno 2009, hanno dovuto affrontare più di una varietà di situazioni, iniziando dalla persecuzione tra donne, con il ripetersi di atti che possono indurre la vittima a vivere in uno stato di ansia e paura costante, passando ad episodi di Stalking vero e proprio, verificatosi all’interno di coppie ormai disgregate, e finendo per atti di violenza pura, con addirittura un caso di violenza sessuale di gruppo. I Carabinieri di Rio Marina sono intervenuti, nell’agosto scorso, per fronteggiare e risolvere una situazione problematica esistente tra una donna di Rio Elba e una ragazza 30enne sua vicina di casa, denunciata quest’ultima in stato di libertà per stalking ed ingiurie. Prima le urla di lamento dalla finestra, poi gli insulti, quindi le minacce: questo il climax nel comportamento di una giovane riese, che per circa un anno ha perseguitato con il suo comportamento scellerato la vita una coppia di vicini di casa ed in particolare di quella donna, che, ormai esausta, ha pensato bene di denunciare tutto ai Carabinieri della Stazione di Rio Marina. I Carabinieri del Nucleo Operativo di Portoferraio hanno, invece, arrestato, nel giugno 2009, un milanese di 35 anni, dopo che, a seguito di una richiesta al numero di emergenza 112, una pattuglia dell’Aliquota Radiomobile era intervenuta nell’abitazione di una donna elbana, facendo emergere una situazione di esasperazione in cui da tempo quest’ultima viveva, vessata da telefonate anonime e continue richieste di denaro. Fortunatamente qualche vicino, allarmato da rumori sospetti, ha provveduto a chiamare i Carabinieri, che intervenuti hanno provveduto a portare direttamente in caserma l’uomo, arrestato quindi per Stalking. L’uomo, che aveva già precedenti per minacce e lesioni, commesse, qualche anno prima, sempre ai danni della stessa donna, è stato trovato nell’abitazione della 40enne proprio pochi attimi dopo che aveva tentato per l’ennesima volta di aggredirla. I militari hanno quindi provveduto ad accompagnarlo in caserma e ad ascoltare il racconto della donna, che ha parlato di mesi di continue telefonate ossessionanti, che le avevano ormai fatto cambiare le abitudini di vita e che l’avevano portata a provare un continuo stato di stress ogni volta che sentiva squillare quel cellulare. I Carabinieri della Stazione di Rio Marina, in collaborazione con il Nucleo Operativo e Radiomobile di Portoferraio, nell’agosto del 2009, hanno invece arrestati per l’ipotesi delittuosa della violenza sessuale di gruppo 2 turisti di mezza età di Roma, dopo una serie di eventi delittuosi che li vedevano protagonisti. Prima un bicchiere di troppo per far abbassare la guardia ad una giovane turista “abbordata” in uno dei tanti bar dell’Isola, poi la scusa di continuare a consumare altro alcool presso la propria abitazione o quella di un altro attraente pretesto per attirare la vittima ormai inerme nella trappola ed infine la violenza di commettere atti sessuali su una persona che ormai non aveva più la capacità psico-fisica di ribellarsi. Questi i fatti che hanno visto come protagonisti una coppia di turisti romani 50enni, in vacanza a Rio Marina, che hanno approfittato del grave stato di alterazione psicofisico di una giovane turista 30enne, studentessa a Siena, per sfogare i propri istinti. Il compiere atti sessuali violenti sulla ragazza non sarebbe però avvenuto con l’utilizzo di percosse o minacce, ma si sarebbe configurato nello stordire la ragazza con una gran quantità di alcol per ridurne la volontà al minimo e approfittare a quel punto di lei: una coercizione fisica a tutti gli effetti. La violenza risiederebbe, quindi, nell’aver indotto lo stato di incoscienza e aver approfittato di un corpo privo di volontà. I casi esaminati hanno fornito anche un utile strumento per conoscere le molteplici articolazioni di un fenomeno così insidioso e dai contorni estremamente sfuggenti e mutevoli. Dal momento che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non possibile generalizzare facilmente sulle modalità di difesa che devono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori. Si possono tuttavia dare dei suggerimenti in linea generale: - una volta presa coscienza del problema, mai sottovalutare il rischio e adottare le dovute precauzioni; - di fronte ad una relazione indesiderata è meglio essere espliciti e dire no in modo chiaro e fermo, evitando tentativi di accomodamento, che potrebbero rinforzare i comportamenti persecutori dello stalker; - cercare sempre di mantenere il controllo, evitando di mostrare emozione, rabbia o, peggio, paura, perché tutte queste reazioni possono alimentare il senso di sicurezza del persecutore; - cercare sempre la prudenza, evitare di percorrere sempre gli stessi itinerari e di sostare in luoghi isolati e appartati; - in caso di molestie telefoniche, cercare di farsi cambiare il numero. È possibile registrare le chiamate (anche quelle mute), risalendo al chiamante, però per far questo è necessario, al momento della telefonata, rispondere e mantenere la linea per qualche secondo anche senza parlare, in modo da consentire l’attivazione del sistema di registrazione dei tabulati telefonici; - tenere un diario per prendere appunti e , ricordare poi gli eventi più importanti che potrebbero risultare utili in caso di denuncia; - raccogliere più dati possibili sui fastidi subiti, come eventuali lettere o e-mail: a contenuto offensivo o intimidatorio, - tenere sempre a portata di mano un cellulare per chiamare in caso di emergenza; - in caso di pericolo, chiedere aiuto, chiamare subito il 112 o rivolgersi al più vicino Comando Carabinieri.
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