Torna indietro

Un carcere leggero, soluzione per Pianosa

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 14 novembre 2009

Caro Sergio, proverò a fare anch’io un breve (?) intervento sul destino di Pianosa. Ci sono stato quest’estate e ho fatto un giro all’interno. L’edilizia, spesso storica e di grande valore, è allo sfascio, alcuni stabili ristrutturati durante l’ultimo periodo di massima sicurezza (ad esempio la caserma Bombardi) non sono stati mai aperti e si deterioreranno in fretta, la colonia agricola abbandonata, gli antichi muri a sassi, vanto dell’isola, crollati in molti punti, le piccole casupole all’interno dell’isola senza infissi, con le zanzariere strappate che si agitano al vento, molte strade ormai quasi chiuse dalla vegetazione che avanza. Una sensazione di abbandono che mette tristezza. Molti si rendono conto che, se vogliamo salvare Pianosa, l’unica cosa da fare è abitarla e coltivarla. Conosco molte persone che passerebbero i due-tre mesi estivi sull’isola, ne conosco pochissime che ci vivrebbero tutto l’anno. A parte le bizzarre idee sulla comunità di frati (ce ne vogliono parecchi…) l’unica cosa pensabile per la manutenzione dell’isola è, tuttora, il carcere. Purtroppo ogni volta che si parla di carcere a Pianosa si pensa alla massima sicurezza, all’art. 41 bis. Soluzione pessima che presuppone la “chiusura” dell’isola, oltre a un enorme impegno finanziario, di uomini e mezzi. Personalmente penso invece ad un carcere leggero (250 detenuti e 50-70 agenti), aperto al turismo e alla comunità esterna, con la sorveglianza della polizia penitenziaria ridotta al minimo. Con detenuti che arrivino a domanda, di regolare condotta, che lavorino (magari con il contributo economico del Parco e della Regione), scelti fra quelli che sappiano fare qualcosa di utile per l’isola. Penso a muratori, fabbri, idraulici, elettricisti, contadini, pastori, fornai, macellai (in senso buono, se si riaprissero anche le stalle). Un carcere premiale, dove chi verrà terrà buona condotta anche per non correre il rischio di tornare nelle bolge metropolitane, chiusi e senza lavoro. Penso ad un carcere dove si possano svolgere corsi di formazione professionale per i detenuti, a collegamenti con le università, che veda coinvolto, nella gestione quotidiana, il variegato mondo dell’associazionismo. E’ proprio impossibile? Un caro saluto


Pianosa degrado 2008  6  casa agranomo

Pianosa degrado 2008 6 casa agranomo