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A Sciambere della buona educazione

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 31 luglio 2009

Poco meno di 30 anni fa nella saletta di via Alamanni a poca distanza dalla stazione, c'era un bel po' di gente, un autunno fiorentino freddo dava già già i primi morsi cattivi nelle gambe a chi si ostinava ad andare in giro in jeans. Si preparava un rilancio delle pagine regionali dell'Unità e la redazione Fiorentina dell'indimenticabile Gabriele Capelli aveva promosso una riunione di persone drettamente interessate all'operazione. C'erano i giornalisti, ma c'erano anche i "diffusori domenicali", quelli che se ne andavano in giro per le periferie e campagne a vendere il giornale dei giorni festivi e poiché sotto la testata c'era ancora scritto "organo del P.C.I." molti segretari di sezione ed i responsabili di area della "propaganda" (oggi si direbbe informazione) del partito di Enrico Berlinguer. La cosa comica fu che scrivendo sull'Unità, continuando a diffonderla ogni domenica, ed essendo al contempo segretario di una minuscola sezione e responsabile di zona della propaganda fui invitato quattro volte a presenziare, la cosa fu notata da qualcun'altro che mi tirò la battuta "Oh Rossi, ma quante giacche tu c'hai?" Vagli a spiegare al lampredottofago che tra gli effetti collaterali dello stare nell'estrema provincia ultramarina della Tuscia c'è la costante necessità di fare (come una finissima allocuzione labronica recita)"da potta e da culo". Ma così è, se vi pare e se non vi pare: si puo vivere qui piangendosi addosso per le cose che mancano oppure si può reagire, arrangiarsi e darsi da fare cercando che ne manchi qualcuna di meno. Si tratti di far arte, cultura o politica la musica non cambia, e se da una parte tutto ciò è terribilmente faticoso è vero pure che per chi ha buona volontà più che spazi per agire si aprono delle praterie. Piuttosto (sarà perché comincio ad invecchiare) ma mi pare di rilevare un progressivo decadimento della qualità media di quelli che per qualche verso scendono in campo, che sono, con le debite eccezioni, più vecchi, meno colti e meno eticamente motivati di prima. Orbene è difficile sapere se fa più danno un furbo interessato o un ambizioso sciocco, (categorie mi pare ben rappresentate pure nelle diverse sedi del potere insulare) tragica comunque mi sembra la carenza di elementi che mostrino contemporaneamente i tratti della gioventù (o almeno della freschezza mentale) del disinteresse e della intelligenza, dell'inventare la politica. E c'è un danno indotto pure da una farasaica "buona educazione" che si sposa col moderatismo che toglie dal confronto politico argomenti che avrebbero piena cittadinanza a partire dalla coerenza dei comportamenti individuali. E' per esempio poco educato ricordare che la maggior parte delle fortune economiche dei maggiorenti elbani si è basata su affitti perpetui o alienazioni a prezzi stracciati di pubbliche proprietà, oppure ancora a compiacenti strumenti urbanistici e/o a violazioni dei medesimi, tutto a favore di signori che ora usano fare le offese vergini nel casino. E' poco educato parlare di Massoneria come ambito in cui gravitano tutti o quasi i potentati economici isolani che sono in grado di influenzare le scelte amministrative tanto dei centrodestra che dei centrosinistra. E' poco educato dire che una delle componenti della crisi del nostro turismo è la scarsa professionalità media di una classe che vi opera che ha parassitariamente goduto della risorsa ambiente (assassinandone una buona parte) senza inventarsi un piffero (salvo pure qui rare e lodevoli eccezioni). E l'educazione fa pure di peggio, costringendo a valutare come soggetti politici, opinionisti, persone serie, pure dei pagliacci senza arte né parte, senza storia e con scarso onore, che si atteggiano a capataz o a maître à penser, e che in un "paese normale" dovrebbero essere liquidati con una risata sul muso o al grado massimo della considerazione con un vaffanculo.


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