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Controcopertina - Totaro: Chi ha vinto e chi ha perso

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 14 giugno 2009

“Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”, come diceva quello, provo a dare una lettura ‘dinamica’ del risultato delle elezioni amministrative elbane, stimolato dalle osservazioni di Cesare Sangalli, come sempre puntuali e intelligenti. Allora, Chi ha vinto? Chi ha perso? Proviamo a ragionare, ‘gettando il cuore oltre l’ostacolo’: a Portoferraio ha vinto Roberto Peria e con lui il “centrosinistra”; ma, osserva Sangalli, “guardando i nomi, a parte qualche rarissima eccezione, direi che ogni ipotesi di rinnovamento è bandita. La nomenclatura a Portoferraio è saldamente al suo posto, più o meno da 25-30 anni. Toccherà aspettare altri cinque anni”. Al sindaco Peria sinceri auguri di buon lavoro; ma il futuro quando troverà spazio? A quando un progetto che non sia edilizia e oneri d’urbanizzazione (come dice Zini)? A quando un grande disegno, di respiro ventennale? A Campo la ‘lista civica in ambito centrosinistra’ di Enrico Graziani ha “perso”. Se si guardano i risultati delle europee nella bellissima cittadina, un’altra vittoria sarebbe stato l’ennesimo miracolo (e l’ennesimo controsenso): “l'Elba è più a destra del resto d'Italia, più a destra perfino del Sud”, dice ancora Sangalli. Io non so se la “destra” isolana sappia bene cosa siano Destra e Sinistra. Ma tant’è: così –lo ha detto lo stesso Graziani− si è concluso un ciclo. Quindi, almeno per i “progressisti” che hanno perso se ne può inaugurare un altro: qui la “nomenclatura” che ha governato negli ultimi quindici anni –secondo me conseguendo (pur con alcuni non piccoli svarioni) risultati importanti di buon governo, e con una capacità progettuale quasi sconosciuta nella nostra Isola−, lascia di fatto il posto a forze nuove, giovani, intelligenti, con davanti cinque anni per preparasi ad amministrare il Comune, e sulla base di un consenso creato attorno a ragionamenti e progetti da far crescere nella Comunità mediante un intenso lavoro di presenza politica capillare e attenta. Per passare da un “assenso” di tipo fiduciario personale −basato sulla qualità degli “eletti” e sulla loro capacità di farsi garanti di un benessere e di uno sviluppo che rispondesse ai bisogni dei singoli cittadini−, a un “consenso” degli elettori da aggregare, in attesa delle elezioni, attorno a ipotesi, progetti, programmi capaci di rispondere ai bisogni di tutti: di tutti i presenti e di quelli che verranno nei decenni futuri. E’ l’ora della rifondazione dei partiti diffusori di informazione, stimolatori di dibattito, sensori attenti del nuovo che circola nella società (penso ai giovani sistematicamente esclusi dal dibattito politico e dal confronto con gli adulti –ovviamente non solo a Campo−), dei partiti creatori di “consenso”. C’è da mettersi subito al lavoro, senza buttar via nulla del patrimonio presente –l’esperienza e la capacità critica dei più maturi, di coloro che hanno avuto ruoli di amministrazione−, ma assumendo in prima persona la responsabilità di studiare, di interpretare l’attuale, di trovare nell’attenzione alla “realtà quotidiana che non ammette distrazione alcuna” la complessità dei problemi per portarla a coscienza di tutti e farla diventare “discorso” politico. Solo così, mi pare, la sconfitta odierna acquista la dimensione giusta di un parto, doloroso come ogni parto per chi ne è protagonista, ma proiettato nella speranza della nuova vita che nasce: ai “nuovi nati” alla politica il gravoso ma stimolante compito di alzarsi alla svelta e camminare, sapendo dove vogliono andare. Per i “vincitori”, a Campo, c’è il rischio che Sangalli paventa per Portoferraio: “Toccherà aspettare altri cinque anni”. Speriamo di no, e ce lo auguriamo come cittadini campesi, facendo al sindaco Segnini e ai suoi sostenitori –fra i quali non mancano valenti giovani− i migliori auguri di buon lavoro: ma non è un problema di qualità personali, è un problema di anagrafe (e parlo con personale cognizione di causa). Ecco allora il senso della domanda iniziale: in una dimensione prospettica, a Campo chi ha vinto e chi ha perso? E a Capoliveri? E a Rio nell’Elba? Certo auguri anche a Barbetti e Alessi: ma per il rinnovamento… Diverso e interessante è il caso di Marciana. La vittoria di Anna Bulgaresi può produrre nella parte perdente un effetto positivo come quello che si auspica per Campo; ma al tempo stesso rappresenta nella propria parte un segno forte di rinnovamento generazionale che difficilmente avremmo letto nelle candidature di Luigi Vagaggini o di Mauro Antonini. Naturalmente già si parla di influenze maggiori o minori dei “grandi vecchi” della politica marinese sul nuovo sindaco: ma non sarei tanto persuaso che sia facile “manovrare” una persona giovane, combattiva, appassionata e soprattutto donna (e donna di scuola). Le premesse mi paiono buone, e meritano convinti auguri. Sbarbare Marciana dalle sue montagne e portarla al centro del mondo non è impresa facile. Ma è sicuramente un impegno affascinante e realizzabile. Dunque queste elezioni si portano dietro conseguenze positive e impegnative: la giubilazione di alcuni “cavalli di razza” della politica locale ripropone l’importanza e il ruolo dei partiti, che pur con metodi innovati possono riassumere il ruolo di lievito culturale e politico delle comunità. Ma possono ritrovare anche la dimensione più ampia del territorio isolano, passando da una lettura parcellizzata delle problematiche e delle prospettive a una lettura “sistematica”, che riguardi l’Isola e l’Arcipelago, e si ponga come laboratorio politico per una mutazione che, oltre il nostro bel mare, assume caratteri di urgenza ben più drammatica. Se è vero, come ancora dice Sangalli e come anch’io credo, che “almeno, a livello nazionale, Berlusconi si è ufficialmente incamminato sul viale del tramonto”, mi pare anche che nessuno, nel nostro grande Paese, sia preparato per il “dopo”. Sicuramente non lo è il suo partito, sicuramente non lo è l’Opposizione. Ma anche in questo caso il problema è di metodo, e il modello che si può creare da noi potrebbe divenire utile paradigma a livelli più generali. Se il problema-Berlusconi, sotto il profilo politico generale, è costituito essenzialmente e in grado massimo dal passaggio dalla politica del “consenso” a quella dell’“assenso”, la soluzione è il ritorno alla creazione del “consenso”, cioè alla funzione pedagogica e capillare dei partiti in contrasto con la funzione “mercantile” e generalizzante, spersonalizzante, alienante dei mass media. E allora, se all’Elba e nelle Isole, come nei centri “isolati” del Continente, si sperimenta il ritorno ai partiti non come centri di smistamento e gestione del potere ma come centri di elaborazione della politica, possiamo guardare con maggior concretezza a ipotesi di ovvia intelligenza ma finora di difficile praticabilità. Se attenuiamo, se rimuoviamo dalla “nostra” politica i ruoli personali e i “poteri” delle persone, e con essi gli interessi dei singoli –eletti ed elettori−; se passiamo da una retrospettiva di particolarismi (che trovano facile supporto nei campanilismi) a una prospettiva di sistema, il discorso del Comune Unico elbano diventa un obiettivo percorribile, avvicinabile, realizzabile. Se riusciamo a creare strumenti di lavoro (i partiti innovati, e non nelle cariche ma nelle finalità e nei metodi) e a “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, l’ostacolo dell’ansia che ci inchioda a un eterno presente che “a tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”; se riusciamo a diradare la nebbia che nasconde “le cose lontane / che vogliono ch’ami e che vada”; se riusciamo a metterci in cammino verso i tempi nuovi, allora, come è giusto che sia, queste elezioni le avremo davvero vinte tutti.


Totaro media

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