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Bandiere blu: “bufala” in agguato

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 16 maggio 2009

Puntuale come l’allergia e gli altri mali di stagione, anche quest’anno è esplosa la polemica per le Bandiere blu, occasione rituale per mettere sotto accusa le Amministrazioni inadempienti ed invocare il prezioso vessillo, quasi fosse un toccasana per la ripresa del turismo elbano. Con la saggezza che proviene dalla tarda età, invito per l’ennesima volta a non abboccare e pensare ad altro, a cose più serie. Apparentemente non c’è chi non veda la palese contraddizione: ma come Marina di Pisa si, con tutti i liquami che scarica a mare l’Arno, l’Elba no? Dovremo quindi evitare la solita puntata a Cavoli per rifarci gli occhi con quattro tette all’aria? Dovrò annullare il rituale pellegrinaggio a Capo Bianco, già luogo privilegiato delle mie scappatelle giovanili? Cosa c’è che non funziona in questo meccanismo, se già il buon senso ci da le risposte appropriate? Niente funziona nella maniera giusta, perché manca un criterio omogeneo di valutazione che riguardi l’intero litorale nazionale. Allora sì, avrebbe senso la Bandiera Blu! Invece la Bandiera blu della sezione italiana di questa fantomatica Federazione Europea è un po’ come l’Ecolabel fasullo di Legambiente: viene rilasciato “a domanda” ed “a pagamento”, un modo del tutto inelegante per dire:”se cacci bene, altrimenti ti ciucci le dita”. Ma anche sui cosiddetti “criteri” ci sarebbe da dire molto, perché neanche questi vengono applicati in maniera uniforme ed appaiono un po’ come la trippa, ed il punto centrale della partita rimane quello del pagamento. Per quanto io sia stato e sia critico nei confronti di molte Amministrazioni Elbane, in questo caso sono del tutto d’accordo con chi ha ignorato l’esca. Non sarebbe invece il caso di pensare ad un Marchio specifico per le acque elbane, certo più attrattivo delle bandiere acquistate un tanto a pezzo?. Nel caso il Cenis sarebbe a disposizione per dare una mano…in forma gratuita. On. Pino Lucchesi Presidente Centro Nazionale Iniziative Sociale Ce.N.I.S. Roma Caro Pino Non entro nel merito delle tue considerazioni, ma non capisco perché mai tu nell'occasione ti riferisca ad Ecolabel di Legambiente (che magari potrà meglio sul punto risponderti) e che con la qualità della balneabilità delle acque non c'entra proprio niente. C'entra Ecolabel con la qualità ecologica della offerta di ospitalità, ma la certificazione è per singolo esercizio e non per località, e tanto disinvolti nell'attribuirla non devono poi essere se viene revocata, come è accaduto ad un notissimo operatore turistico elbano, che non rispettava gli impegni comportamentali che si era assunto (impegni che evidentemente incidono assai più della quota associativa). Allora, tanto per non ingenerare errori ed incomprensioni, ragionando di Bandiere Blu e volendo trovare qualcosa di simile nelle attività del Cigno Verde, il paragone da fare era magari quello col monitoraggio annualmente effettuato da Legambiente (di concerto con il Touring Club) culminante con l'attribuzione delle "vele" alle località considerate sulla scorta di moltissimi (180) parametri presi in esame. Non mi risulta che qualcuno sia andato a chiedere soldi al Giglio, Isola dichiarato lo scorso anno come eccellente tra le ottime località italiane per la qualità dell'offerta balneare, né cambiando sponda (pure politica) al Sindaco di Castiglione della Pescaia che si è fregiato del titolo di "primo della classe", l'anno ancora precedente. Né, ancora, sono certo persona alcuna ha contattato le amministrazioni elbane, che pure non sono state mai complessivamente classificate malissimo, anche se difficilmente riusciranno a raggiungere la fascia di eccellenza assoluta, non fosse altro perché tra i parametri presi in considerazione c'è il trattamento dei rifiuti e, con i nostri risultati subpartenopei nella raccolta differenziata, dove vogliamo andare senza ombrello?


lucchesi nuova piccola

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