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Trasporto marittimo: La colpa dei costi eccessivi era dei portuali?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 26 aprile 2009

Per chi come noi portuali ha passato una vita di lavoro sulle banchine, la situazione che viene presentata riguardo ai bilanci della Toremar sembra alquanto inverosimile. Eppure vent'anni fa sembrava che tutta la colpa dei costi eccessivi del trasporto marittimo fosse dovuta all'esistenza delle Compagnie portuali. Appunto venti anni dopo il famigerato “Decreto Prandini”, che pose fine a quella importante esperienza di lavoro cooperattivo, come ex portuale mi sento in dovere di intervenire. I Portuali non ci sono più, non ci sono più duecento posti di lavoro ma possiamo dire che la situazione è per questo migliorata? Forse è giunta l'ora di ricordare a tutti alcuni punti che potrebbero far leggere in maniera diversa la situazione. 1. L'incremento dei traffici portuali negli ultimi decenni è stato a dir poco travolgente 2. Le tabelle d'armamento dei traghetti (numero di lavoratori a bordo) è costantemente diminuito 3. Le strutture dei porti sono state poderosamente rafforzate e questo ha permesso un numero di corse sempre maggiore 4. La navi in servizio hanno dimensioni e tecnologie molto migliori di un tempo, con notevoli incrementi di efficienza economica per ogni viaggio 5. A bordo si è assistito alla riduzione dei servizi per i passeggeri, con la scomparsa dei servizi di ristoro e il progressivo peggioramento del servizio bar e con bagni sempre meno curati 6. La quota del biglietto destinata alle Compagnie portuali è stata conglobata nel costo del trasporto a vantaggio delle compagnie di navigazione Nonostante tutto questo i bilanci della compagnia pubblica, oggi sciaguratamente in vendita con accordo bipartisan PD-PDL, sono rimasti a quanto pare in perdita.E' sempre più evidente che in una situazione di mercato sempre più favorevole nonostante gli alti e bassi (peraltro assai limitati) degli ultimissimi anni non può che essere responsabilità della dirigenza e dei manager se Toremar ha continuato a produrre perdite.E altrettanta responsabilità c'è da parte degli amministratori pubblici elbani che si sono interessati poco del trasporto marittimo. Basti pensare alle c.d. “conferenze orarie” dove con la compagnia di navigazione dovevano decidere orari e livello di servizio. Chi può dire che gli orari Toremar siano stati ben ragionati? Si ha presente quanti vuoti ci siano nelle tabelle orarie? Per quante ore l'Elba resta isolata mentre magari aliscafo e traghetto partono a pochi minuti l'uno dall'altro? Desta meraviglia su questo il silenzio delle Organizzazioni sindacali e di categoria così come quello di alcune tra le maggiori forze politiche. Eppura le strutture di attracco, i porti sono pubblici e governati dall'Autorità Portuale all'interno della quale gli enti locali hanno un grande peso. Ma anche su questo i nostri sindaci dimostrano la loro lontananza dai cittadini. Ma tornando allo scioglimento delle Compagnie portuali, vorrei ricordare quale ruolo sociale hanno svolto a favore della popolazione elbana pur senza dimenticarne alcune problematicità. Ogni anno la compagnia forniva agli elbani residenti circa cinquemila tesserini per poter traghettare senza pagare la tariffa a questa destinata e decine e decine di passaggi omaggio tra i quali sempre quelli delle ambulanze. Decine e decine di milioni di lire venivano distribuiti. Ricordo che fu merito della nostra solidarietà se i reparti ospedalieri del vecchio OCE furono muniti di televisore. Nostra fu la donazione della prima poltrona per infartuati e della prima carrozzella per invalidi. Le società sportive, la Casa di riposo, le pubbliche assistenze, etc. hanno avuto contributi dalla Compagnia portuali. La logica della regionalizzazione, con il passaggio dalla “vecchia” Navigazione Toscana alla Toremar perde oggi ogni significato:la privatizzazione fa pulizia del buon tentativo di avvicinare il servizio ai cittadini-utenti. In conclusione, ricorrono i vent'anni dalla sciagurata decisione voluta dalla DC e dal PSI di sciogliere le compagnie portuali che si autofinanziavano. Duecento posti di lavoro tra l'Elba e Piombino non esistono più. Nonostante questo la Compagnia Toremar dopo anni di bilanci in rosso sta per essere svenduta. Gli elbani rischiano seriamente di vedere fortemente ridotto l loro diritto alla mobilità. Nessuno può pensare seriamente che questo fondamentale diritto possa essere garantito dal privato. Questo gli elbani lo hanno capito da tempo.


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