Il capintesta è davvero fenomenale: dopo averci fatto girare gli zebedei col suo paritario disprezzo (alternativamente da capo di governo o capo dell'opposizione) per 14 (quattordici) consecutivi 25 aprile, utilizzando (come un qualsiasi bauscia) una data sacra per la democrazia italiana, che impone anche all'ultimpo primo cittadino di celebrarla, per farsi la (ostentata) vacanzètta in Sardègna con nani, ballerine, reggicoda, apicelli e slinguatori, al suo pubblico 25 Aprile n. 15, ritenendo evidentemente sufficiente e forse perfino già politicamente improduttiva l'opera di "arofianamento" (traduzione ferajese del concetto di "captaptio benevolentiae") nei confronti dei più ragnatelosi fasci, scende in campo, udite udite, per impedire che chi quella festa l'ha sentita e celebrata fino ad oggi, la possa rivendicare troppo come festa sua. Ora se un ateo, briacone e bottino (smodato nel bere e nel mangiare), puttaniere e imbroglione, mardola (mariuolo), picchiatore di familiari, calpestatore di aiuole, pisciatore negli altrui portoni e vincitore di tornei di moccolo in apnea nonché infrangitore d'ogni altro comandamento, il giorno di Pasqua entrasse in una chiesina di campagna durante la celebrazione della messa, e fottendo una culata al fraticello officiante in paramenti, gli dicesse "Fatti più in là ..deh non penserai mica che devi esse' te a di' la messa di Pasqua!", l'uditorio dei fedeli si dividerebbe in chi resterebbe sbigottito, chi contrariato e chi incazzato. In questo paese narcotizzato, cloroformizzato come auspicava il duce, come negli studi televisivi dove giovani e anziani torzoli fanno a gara a fare da umana tappezzeria a chi appare e quindi esiste, in questo paese omologato dal culto di una minima personalità, quando si accende la scritta "applausi", dovunque appaia, basta ci sia lui, tutti si spellano le mani, nessuno che si domandi che cazzo ci sta a fare.
Partigiani a Voghera