Ieri sera ci stavamo recando in visita ad alcuni amici campesi: eravamo là giusto per chiarire che l’aver ribattezzato il loro ridente paese “Sottomarina di Campo” niente aveva a che fare con un eventuale bieco tentativo di strumentalizzare politicamente o peggio irridere la memoria di Teseo Tesei, bensì era suggerito dalla incontestabile fatto che qualsiasi precipitazione di intensità superiore all’acquastrino (acquerugiola per gli italiani) impone per muovervisi l’uso dello stivale da caccia in palude se va bene, e quello del canotto quando è un po’ peggio. Orbene scesi dall’auto e arrivati in via Roma abbiamo avvertito sotto i piedi una superficie diversa e assai più morbida da quelle delle lastre di granito, abbiamo a quel punto chiesto ai nostri amici che diavolo di pensata finale aveva avuto la giunta quasi uscente nello stendere una moquette sulla strada centrale, ma i nostri amici con faccia grave ci spiegavano il tutto, non si trattava di moquette né di tappeto bensì del compattato deposito pilifero-lanugginoso derivante dallo strapparsi i capelli e stracciarsi le vesti per il dolore che ha straziato l’anima di migliaia e migliaia di campesi, quando si è diffusa la notizia che Stefano Martinenghi, accortosi di essere già gravato dal professionale continuo rimbalzare tra Roma, Pechino, Casalecchio, Manhattan, Fetovaia e Milano, aveva dovuto nobilmente rinunciare alla sua candidatura a Sindaco di Campo. In linea con quanto sopra, dopo aver manifestato ai nostri amici tutto il nostro dolore e la solidarietà dovuta ad un popolo provato da un tale "gran rifiuto", anche noi dichiariamo non solo la nostra totale indisponibilità alla guida del Comune di Campo, ma anche la sofferta decisione di non candidarci come prossimo Presidente della Repubblica.
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