Caro Direttore di Camminando, mi scusi se Le chiedo la cortesia di pubblicare il pezzo allegato, rifiutato altrove. E’ in chiave satirica e può non piacere com’è avvenuto altrove. Però non mi sembrava il caso di montare una polemica seria con chi mi ha dato del “falsario” stando attento a non nominarmi. Spero non spiaccia ai lettori di Camminando nell’ultima versione riveduta. Scrive spesso su un giornale internet un “candido” ed autorevole personaggio, le cui sofferte opinioni mi suscitano spesso il dubbio amletico: “ ma ci è, o ci fà?”. Mi è capitato dopo aver letto il suo “amarcord” sull’unione sovietica staliniana, od il suo intervento sdegnato contro chi ha voluto il PEEP negli anni in cui collaborava con l’Amministrazione campese; da ultimo, con il suo accenno al mio intervento sul lodo Alfano. “Non sarà un capolavoro” avevo scritto, “ma almeno ora siamo al pari della Francia, che…sospende il giudizio per eventuali “malefatte” dei suoi presidenti fino al termine del mandato elettorale, per evitare pericolose “bufale”. Come quelle italiane”. Mi riferivo alla caduta del primo governo Berlusconi del ’94 per l’avviso di garanzia inviato via “Corriere della Sera” al summit internazionale di Napoli, per reati di mafia poi archiviati perchè inesistenti. Scandalizzato dalla mia ignoranza il candido è intervenuto a dar manforte, citando d’un fiato “Marx-Engels, Leone XIII e Turati, Gobetti e Gramsci, Gandhi, Giovanni XXIII, don Milani, Gaber” - mancavano solo don Camillo e Peppone e c’erano tutti – per darmi del “falsario” e far comprendere da che pulpito veniva la predica. “altri ripetitori di false informazioni…non ingenui né insignificanti, hanno affermato in questi giorni….” ha tuonato ex cathedra il nostro in buona sostanza “che….la norma contenuta nel cosiddetto “Lodo Alfano” ripeterebbe analoghe leggi europee: il che è palesemente falso, perché in altri Stati dell’Unione l’immunità riguarda solo il Capo dello Stato, e mai il Capo dell’Esecutivo”. Forse per associazione d’idee, ma mi è sovvenuto il grande Montanelli, che argutamente consigliava di abbondare con le citazioni, anche quelle inventate, per “fare colpo”. Nel mio piccolo invece, avevo citato la Francia, perché lì è il Presidente della Repubblica a cumulare in sé poteri attivi che in Italia spettano al Presidente del Consiglio, e dunque è quello ad essere protetto, non questo. In Italia invece al Presidente della Repubblica, o Capo dello Stato, spettano poteri passivi - quali non controfirmare decreti reputati incostituzionali, come nel caso Englaro - e dunque il lodo Alfano protegge il Capo dell’Esecutivo, non dello Stato. Mi rendo conto che questo è un modo un po’ giornalistico di semplificare i concetti per farli comprendere, ma appunto questo mi preme, da giornalista. Per cui, dopo aver letto – ahimè – per intero l’intervento del nostro, mi ha assalito nuovamente il dubbio: “ Ma ci è, o ci fa?”. Perché il candido dovrebbe ignorare – ahilui - che l’immunità nacque ai tempi dei Re, quando i primi parlamentari e capi di Governo dovevano difendersi da false accuse per non finire impiccati; ignorare che si mantenne in seguito per difenderli da accuse create ad arte dai servizi segreti o da chi avesse interesse a farli dimettere non democraticamente; ignorare che in Italia l’istituto dell’immunità si affievolì solo con Tangentopoli, perché proteggeva i “mariuoli” da accuse di ruberie conclamate e basta. Tornando dunque “a bomba”, se intuissi che il nostro “ci è”, allora discuterei volentieri con lui davanti ad un buon bicchiere di vodka – a Mosca la “aggottavo” indenne anch’io per il freddo - la differenza che passa tra i poteri dei Presidenti delle Repubbliche Francese ed Italiana e fra quelli del primo e del Presidente del Consiglio italiano; se invece capissi che “ci fa”, allora “palesemente falso” risulterebbe solo il suo convincimento. Non che in politica ci sarebbe da scandalizzarsi al giorno d’oggi, dove i più fanno i furbi si credono geni e così hanno frantumato la gloriosa sinistra italiana e reso padrone incontrastato della scena politica “l’odiato” Berlusconi. Il che non fa bene a nessuno, neppure a lui. Lo affermo da persona senza tessere e “super partes”. In questo contesto sotto agli occhi di tutti, la conclusione del candido riguardo la lotta a Berlusconi è sorprendente: “Noi…ci riconosceremo perchè “non ci piace vincere facile” e degna di “Tafazzi”, il mitico personaggio di sinistra che nelle vignette satiriche si martella sempre i coglioni con una enorme clava. E sì che perfino Fassino ha ammonito i suoi di farla finita con le “Tafazzate”….. Un cordiale saluto a tutti, Stefano Martinenghi Martinenghi, Dopo aver speriamo tacitato il suo ego con l'integrale pubblicazione (senza commento) di quanto ci ha inviato le segnaliamo che forse lei non ha capito che questo è un giornale, e cioè non un luogo dove si scaricano alla rinfusa con il ribaltabile i materiali che pervengono in redazione e neppure un guest book che (giustamente) pubblica cronologicamente quanto pervenuto. Un giornale ha tempi, criteri di impaginazione, equilibri da rispettare e talvolta pure cose più urgenti del martinenghi-pensar da proporre ai suoi lettori. Lei ha compiuto una grave scorrettezza chiedendo "asilo politico" altrove a tre (3!)giorni di distanza dall'invio di un suo scritto alla redazione di Elbareport, senza che le fosse giunto un formale rifiuto e pensando evidentemente che chi compila queste pagine elettroniche debba essere sempre e sollecitamente al suo personale servizio. Non è così, se lo levi dal capo, da questa parte c'è gente che nessuno si può illudere di portare "a cavezza" o di usare h/24 per dare sfogo ai suoi tiramenti. Certo che ora, prima che ci arrivino delle scuse formali (e non finte scuse in forma di qualche altro indigesto pippettone dei suoi) sarà ben difficile che pubblichiamo altro di suo, perchè pure al masochismo c'è un limite. Al candido personaggio suggeriamo di non replicare perchè nella contesa tra chi ha una storia e chi ha solo cronache (e stendiamo una pietosa lamiera sul genere delle medesime) è ben chiaro chi ha da guadagnarci in visibilità.
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