L'Italia rischia un autentico suicidio per la propria credibilità internazionale se continuerà a non fare nulla per attuare gli impegni previsti dal primo periodo di azione del protocollo di Kyoto entrato in vigore il 16 febbraio 2005. E' passato il primo anno di effettiva validità degli impegni previsti dal protocollo (2008-2012), che per l'Italia prevedono un taglio complessivo delle emissioni del 6,5%, e il nostro Paese non solo non ha una strategia valida – le emissioni sono invece cresciute del 9,9% dal 1990 ad oggi - ma sta dando indicazioni contraddittorie con un rilancio del carbone e del nucleare a danno dello sviluppo di rinnovabili ed efficienza energetica; inoltre si pensa di compensare le mancate riduzioni con un massiccio ricorso a "progetti di sviluppo pulito" (CDM), con l'impiego di risorse pubbliche, progetti spesso di dubbia efficacia. L'Italia non ha una strategia vera e propria (1) ma ha solamente adottato provvedimenti spot che peraltro sono stati puntualmente disattesi. Ultimo in ordine di tempo il finanziamento di 200 milioni di Euro del "Fondo rotativo" per Kyoto, annunciato dal Ministro Prestigiacomo e scomparso dal testo finale della Finanziaria 2009. Gli stessi fondi per organizzare il registro degli assorbimenti forestali, previsto da una delibera CIPE dell'allora governo Berlusconi del 2002, sono spariti dall'ultima Finanziaria. Circa 42 milioni di euro sono invece stati destinati a sostenere progetti all'estero, così come permesso dai meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto, che tuttavia lasciano irrisolte alcune importanti questioni (2) e che non permetteranno di rientrare negli obiettivi di riduzione delle emissioni in assenza di misure concrete a livello nazionale. Paradossalmente, mentre negli Stati Uniti il Presidente Obama annunciano un "Green New Deal" di rilevanza storica, l'Italia torna al passato con una politica energetica fondata sul rilancio del carbone e del nucleare, le fonti più sporche e più pericolose. Recentemente il Senato USA ha cancellato dal "pacchetto di stimolo" per l'economia 50 miliardi di dollari in prestiti a tasso agevolato a nucleare e "carbone pulito". C'è dunque il rischio che il nostro Paese, senza una strategia concreta per sostenere gli investimenti nelle fonti rinnovabili e nel settore dell'efficienza energetica perda ancora una volta il treno per fare dell'emergenza climatica un'occasione di rilancio dell'economia e fronteggiare la crisi finanziaria. NOTE: (1) La strategia tracciata dalla delibera CIPE del 2002 è infatti abbondantemente superata e sia l'ex ministro all'ambiente Pecoraro Scanio che l'attuale ministro Prestigiacomo hanno annunciato una revisione che non è mai arrivata. (2) Non è chiaro se i beneficiari dei crediti derivanti dai progetti che il Governo intende finanziare all'estero siano le aziende o lo Stato. Nel primo caso vorrebbe dire che saranno i contribuenti a sostenere i costi per la compensazione delle emissioni di gas serra delle aziende private, in completa contraddizione del principio "chi inquina paga" del Protocollo di Kyoto. Inoltre, non vi sono garanzie che i progetti finanziati dal Governo siano progetti in grado di soddisfare gli standard emissioni ambientali e sociali.
fumi ciminiere