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Mio padre, uomo di fede, disse ai medici: "E' mio diritto andarmene"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 12 febbraio 2009

Caro Sergio, ero indeciso se scrivere o meno questo messaggio, perché i commenti apparsi su "Elbareport", a partire dal tuo, mi sembravano più che sufficienti (anche se riguardano più il lato politico della questione). Poi un'amica (credente come io credo di essere) mi ha chiesto via mail cosa ne pensavo, e allora ti scrivo queste righe, soprattutto per esprimere il disagio che penso (e spero) sia quello di molti cattolici. Giusto un paio di cose. Diciamo forma e contenuto, per semplificare. La forma, cioè il linguaggio. Ho riscontrato molto più rispetto, umiltà e sensibilità nei vari commenti dei "laici" (a partire da Adriano Sofri) che non nei "cattolici" (che urlavano "omicidio", "barbarie", con l'immancabile, spropositato richiamo al nazismo, che qualcuno si sente sempre in diritto di citare per ogni questione, come se gonfiare i toni e le parole fino al delirio potesse far tacere gli altri). Sono contento nell'apprendere da te (strano per me che vivo a Foggia) che ci sono state voci diverse nelle gerarchie della Chiesa, a partire dal vescovo della mia attuale diocesi. Il contenuto. Posso solo citare il caso di mio padre, una delle persone più sincere nella fede fra quelle che ho conosciuto. Quando si è trovato fra la vita e la morte, in rianimazione con il tubo dell'ossigeno, lucido fino all'ultimo istante, è riuscito a esprimere ai medici un concetto semplice: "E' mio diritto andarmene". Parole laiche (l'appello al diritto) per esprimere la serenità dell'uomo di fede di fronte al Grande Viaggio. In questa assurda crociata voluta dal Vaticano non ho trovato un solo granello di fede, di speranza, e soprattutto, di carità.


Fico Ottentotti fiori

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