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Controcopertina: Quattro interventi sul caso Berlusconi-Englaro

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 08 febbraio 2009

BERLUSCONI "CROCIATO" CONTRO IL "PARTITO DELLA MORTE" di Luigi Totaro La vicenda Englaro, che turba questi giorni, rappresenta terribilmente la complessità ma anche la confusione del nostro tempo e del nostro Paese. Molti piani si sovrappongono o si intersecano, ed è difficile districarsi senza cadere in considerazioni superficiali o peggio in giudizi improvvisati. Vorrei provare a indicare alcuni dei problemi che si pongono, attraverso la formulazione di alcune “tesi” sulle quali potrebbe aprirsi una “dissertazione”, al modo delle controversie scientifiche dei secoli trascorsi, quando ancora delle cose serie si discuteva nelle sedi serie e non da Maurizio Costanzo o da Vespa. Esistono un aspetto giuridico, un aspetto etico e un aspetto politico. 1. Sul primo aspetto si è avuta una pronuncia giurisdizionale passata in giudicato, e non v’è altra possibilità –nel nostro ordinamento– se non di darle corso. Il Parlamento poi, che è l’unico potere capace di produrre le leggi, può emanare una disciplina nuova alla quale, d’ora innanzi, la Magistratura si conformerà. 2. Sul piano etico la questione è complicatissima: alcuni sostengono che Eluana Englaro (che non è da molto tempo quella bella giovane sorridente e piena di vita delle fotografie continuamente mostrate in video, ma una signora quasi quarantenne e quasi imbalsamata) è una “persona viva” ancorché colpita durissimamente dalla malattia, e che dunque interrompere la nutrizione equivalga a commettere un omicidio; la variante più benevola di questa posizione sostituisce la parola “eutanasia” a omicidio, ma il senso non cambia. Altri sostengono che Eluana è morta diciassette anni or sono, quando l’incidente di cui fu vittima le tolse la coscienza, conservandole un corpo che –inanimato anche se con alcune funzioni attivabili artificialmente– si è andato progressivamente degradando: poiché non sussistono, sulla base di risultanze scientifiche e statistiche, ragionevoli speranze di una modificazione in positivo delle condizioni fisiche e psichiche della donna, si ritiene che l’interruzione dell’alimentazione costituisca la “naturale” conclusione di una vita già spezzata. E’ chiaro che il punto focale della discussione si sposta sul concetto di “persona”: e che chi afferma che Eluana è ancora “persona” si collega all’idea della vita come dono di Dio, che solo Dio può togliere; mentre chi afferma non esserlo ormai più si basa sulla convinzione che “persona” è chi è capace di manifestare in qualche modo una propria presenza umana oltre il respiro e le elementari funzioni fisiologiche, appunto chi è capace in qualche modo di coscienza (tra l’altro un improbabilissimo risveglio riconsegnerebbe alla attualità una donna “che ha perso diciassette anni”, che non ritroverebbe niente a lei noto, a lei consueto, a lei caro, condannata a una riabilitazione forse impossibile e in ogni caso terribile). Il confronto è aperto e difficilmente risolubile. Su questo si innesta la richiesta a suo tempo raccolta dal padre e da amici della donna di non voler mai vivere in uno stato simile a quello nel quale ora si trova: questo apre la questione del cosiddetto “testamento biologico”, che rimanda alla volontà personale e individuale le scelte relative alle modalità della fine della propria vita nel caso di impossibilità di farlo personalmente quando se ne presenti la necessità. E’ del tutto evidente che anche tale questione rimanda alla concezione del senso della vita, e alla contrapposizione fra chi si richiama a Dio e chi non può o non vuole richiamarvisi: ed è pertanto destinata a rimanere insoluta, o a essere risolta con il rimando alla decisione individuale o alla imposizione da parte della legge. In ogni caso è intollerabile che su un tema così delicato intervengano voci che –senza avere alcuna cognizione di causa e alcuna “competenza” scientifica– si lasciano andare in affermazioni perentorie richiamandosi ad autorità accettabili solo da chi ne condivide l’ideologia (per esempio: ma chi è il cardinale Martino, da poter dire ciò che è giusto e ciò che non lo è se non a chi aderisce alla sua chiesa?); o, peggio, sulla base di un buon senso fondato essenzialmente sull’estraneità ai problemi di cui parla (è facile parlare della necessità di mantenere una “vita” quali che siano le sue condizioni, se tali condizioni si svolgono lontano dalla vista e dalla vita di chi parla). 3. Sul piano politico lo scenario è allucinante. Appare abbastanza evidente che il dramma degli Englaro sta diventando occasione per un regolamento di conti all’interno del PDL. Il Presidente del Consiglio è in evidente difficoltà, perché la crisi economica non gli permette di svolgere la politica che corrisponde al suo modo di sentire: il liberismo all’italiana, di cui è sommo rappresentante, non può funzionare nella situazione presente, e l’agire impacciato fra le promesse magnifiche e le possibilità minime di azione produce una progressiva perdita di consensi. La maggioranza di cui dispone è composita e inquieta: la Lega Nord ha un suo programma, che antepone a qualunque lealtà politica; Alleanza Nazionale non ha ancora una collocazione definita nella nomenclatura del nuovo Partito delle Libertà che dovrebbe fondarsi di qui a qualche settimana, e nel frattempo è costretta a subire le proposte della Lega, con il suo leader Fini che assume posizioni sempre più articolate quando non critiche rispetto al Lider Maximo. Berlusconi ricorda bene cosa gli accadde nel 1994, e non ha nessuna intenzione di ricaderci. Dopo il “regalo” fatto alla Lega con il Decreto Sicurezza, dopo che la stessa ha incassato il Federalismo Fiscale, il Premier sa che il partito di Bossi non vuole perdere l’occasione di portare a compimento le “sue” riforme, e quindi non vuole interrompere il rapporto con l’Opposizione. Questo però contrasta con la sua politica personale, che non contempla tale rapporto. Di Alleanza Nazionale ha bisogno, almeno fino al Congresso del PDL, quando si scioglierà; e gli “scarti” di Fini lo inquietano. Ecco allora l’occasione di compattamento offerta da un nemico esterno, il “partito della morte”, come lo ha chiamato, per una crociata in nome di una improbabilissima fede (esterna alla sua religiosità pagana), che gli permette di conquistarsi il favore del voto cattolico del quale Casini tendeva a farsi rappresentante esclusivo. Una crociata che, ancora una volta, non può avere riguardo alle regole, perché in guerra le regole non valgono –e, infatti, si è proceduto alla riforma del processo penale trasformandolo in un “processo penale di guerra” contro il nemico di sempre, l’“ordine” giudiziario, chiamato ora a complice del delitto di eutanasia come esempio del suo inarrestabile degrado–. Se per la crociata partono tutti gli alleati, bene; se no il Premier preferisce andare a elezioni ora, che si sente ancora abbastanza forte, prima di aspettare i test delle Amministrative e delle Europee, quando la crisi economica sarà più devastante, e il consenso forse meno gratificante. Parigi val bene una messa. O una crociata. Luigi Totaro LA FINE DEL NOSTRO STATO DI DIRITTO (vista dalla Spagna) di Davide Solforetti "Lo que Berlusconi está intentando es un auténtico y genuino golpe moral e institucional. Quiere imponer al país una ley medieval, que pretende sustraer al ciudadano el derecho sobre su vida y su propio cuerpo, para entregarlo a la voluntad totalitaria de la Iglesia y del Estado. Y como al hacer esto se enfrenta con todas las decisiones tomadas a este respecto por la magistratura (en todos los niveles, incluido el europeo) y con el rechazo del Jefe del Estado a firmar un decreto ley descaradamente anticonstitucional, Berlusconi anuncia que pretende dar la vuelta a la ley y a la Constitución con una sesión río del Parlamento y con proclamas dirigidas al “pueblo” (es decir a los telespectadores que manipula gracias a su monopolio televisivo)….”Intento de golpe” - El país, 7 febbraio 2009" Aprire “El país” e vedere titolato “intento de golpe” con la foto del Presidente del Consiglio fa un certo effetto anche per chi oramai dovrebbe esser abituato alle stranezze del nostro paese. “Golpe”, parola associata ad altre persone e ad altre situazioni di altri paesi lontani. Con questo disegno di legge un governo legittimamente votato dagli italiani, poco importa chi ve ne sia a capo, mette la parola fine alla democrazia italiana, così come la conosciamo con la nostra Costituzione. Si supera il principio della “generalità” della legge, si instaura un conflitto fra poteri costituzionali dello stato senza precedenti. La Costituzione è condizionata dall’ideologia filosovietica (De Gasperi e tutti i compagni della DC che l’hanno scritta e approvata erano note spie comuniste) ma oramai è solo “quella cosa su cui si giura prima di diventare Presidente del Consiglio, Ministri, Sottosegretari”. Si risolve a maggioranza e in fretta e furia un vuoto legislativo senza il consenso o il parere dell’opposizione e non c’è peggior legge di quella scritta sulla base degli umori del momento. Si utilizzano tutti i poteri ministeriali in mano al ministro del Welfare per impedire l’esecuzione di una sentenza, il controllo dei NAS, degli ispettori e bisognerà attendere un altro medico, quello che, secondo quanto previsto ieri dal governo prima con il decreto e poi con il disegno di legge, potrebbe interrompere da un momento all’altro la procedura già cominciata. Si scherza su un caso drammaticamente tragico, non si rispetta neanche i morti, perché Eluana è morta 17 anni fa. E infine, non per ordine di importanza, si china la testa, per l’ennesima volta, di fronte alla volontà della frangia più estremista della religione cattolica: il Vaticano. Spesso parlare di dittatura ci fa incorrere nell’errore di paragonare l’odierna situazione a quella che abbiamo studiato sui libri o che qualcuno di noi purtroppo ha conosciuto. Oggi parlare di dittatura ha un altro significato e questa può definirsi tale: una dittatura moderna. Una persona che detiene il potere politico, la stessa che detiene il potere economico e dell’informazione. Un parlamento che è alla mercé della stessa persona e che non è più il luogo dove le leggi vengono discusse. Il Presidente della Repubblica è un ruolo politico e di parte, oggi è di sinistra domani sarà di destra. Il potere giudiziario non è più uno dei tre poteri indipendenti dello stato, perché oggi abbiamo visto con quale prepotenza si possa sovvertire le sue sentenze. Prima si chiamava Italia, ora non lo so più. “Venite voi soli a trovarla, per vedere con i vostri occhi” - Beppino Englaro nella lettera al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio. Davide Solforetti RISVEGLI di Carlo Rizzoli Una mattina che credi sia come tutte le altre, apri gli occhi e ti ritrovi le intelligentissime misure per la sicurezza del Re Longobardo Leghista Berlusconi Terzo, tra le quali spicca quella furbissima che, sul versante sanitario, apre la strada alla non-cura per diverse patologie, comprese quelle infettive, per migliaia di persone. Vai a nanna con la sensazione che qualcosa non funzioni come dovrebbe e ti svegli con la Monarchia Repubblicana, con un Berlusconi che, naturalmente in nome della vita (ergo chi non la pensa come lui è per la morte, semplice, no?), salta a piè pari le sentenze del poter giudiziario e decreta che una povera ragazza da 18 anni in stato vegetativo debba continuare a restarci finchè il Re vuole. Il Capo dello Stato che, in virtù dei propri obblighi di garanzia rifiuta di controfirmare l’illegale decreto, si cerca di farlo passare per criminale o, nella migliore delle ipotesi di farlo apparire come un ingombro a malapena sopportato dal Re, che infatti si appella al Popolo (… ma non è lo stesso che ha condiviso la Costituzione anche in un recente referendum?) per farsi in tre giorni, non una legge sul testamento biologico che sarebbe un punto di equilibrio, ma un atto di forza che di fatto modifica il fondamentale equilibrio tra il potere politico e quello giudiziario. Tecnicamente siamo al Regime. Sullo sfondo una donna in coma vegetativo da tanti anni, molto diversa dalle foto della giovane viva, bella e sorridente che ci hanno fatto vedere per mesi; ancora più sullo sfondo le parole inascoltate del padre che ripete come la propria figlia mai a poi mai avrebbe accettato la violenza di mani estranee sul proprio corpo. Questa opinione però, non conta nulla, perché in gioco c’è il potere, non la vita e la morte delle persone normali. A me viene in mente l’Anello di re Salomone, o il Cerchio di gesso del Caucaso, nei quali la vera madre tra le due donne che si contendono il figlio è quella che lascia andare la presa per non fare del male. Carlo Rizzoli LASCIAMOLA ANDARE di Sergio Rossi Se un Cossiga, se un Fanfani dei più irascibili tempi si fosse lasciato andare a dichiarazioni gravi la metà della metà di quelle che si è permesso di fare questo impresentabile presidente del consiglio, si sarebbero riempite le sezioni dei partiti della sinistra in dieci minuti. Quest'Italia narcotizzata, prossima pure lei allo stato vegetativo ha digerito il più grave attacco della storia repubblicana al diritto costituzionale con poco più di una scrollata di spalle. Eppure - tra l'altro - il boletus felleus della nostra politica oltre quello che si è permesso di fare nei confronti del garante massimo di quella Costituzione confermata solo qualche mese fa dagli italiani, si è arrogato il diritto di dire della stessa: - «Una legge fatta molti anni fa, sotto l'influenza di una fine della dittatura con la presenza al tavolo di forze ideologizzate, che hanno guardato alla Costituzione russa come ad un modello da cui prendere molte indicazioni» Ma pur passando sopra, se fosse possibile, alle puttanate storiche, ed al vulnus costituzionale, restando solo alle gratuite offese ad una famiglia straziata da quasi diciotto anni di inimmaginabile dolore, ci sarebbe comunque da rimanere basiti: - «Dopotutto la ragazza è assistita senza aggravio di spese per il padre» - «Niente altro che la volontà di togliersi di mezzo una scomodità» - «Mi dicono, anche con un bell’aspetto e con delle funzioni come il ciclo mestruale attivo» - «Da un lato c'è la cultura dello statalismo e della morte, e dall'altro c'è la cultura della libertà e della vita» Siamo rimasti indecisi se provare più ribrezzo per l'esternatore di tali pensieri o per quell'altro essere che ha scritto "Peppino Boia" sul muro della clinica in cui si sta spegnendo (perchè l'umana pietà e la giustizia italiana ed internazionale così hanno finalmente deciso) quel che rimane di una ragazza di tanti anni fa. E' vero Eluana non è più quella ragazza delle foto, e non abbiamo per la grandissima dignità della famiglia Englaro le sue immagini attuali, ma farebbe bene a chiederle e a tenerle sulla scrivania, anzi a giganteggiare come scenografia del suo studio, il presidente del consiglio, che dovrebbe essere anzi condannato a vederle a vita, rappresenterebbero quella dignità dell'universo femminile, che poco anzi punto si intravvede nelle veline di corte, nelle ministre di plastica e silicone di cui questo misero ama circondarsi per mascherare una vecchiezza che non accetta, ma che procede, com'è ineluttabile che sia. Cogliamo un risvolto psicologico nelle motivazioni che possono aver indotto un tale egocentrico a compiere passi tanto gravi. Non sconfiggerà la sua personale morte Berlusconi perpetrando ad libitum - a dispetto delle leggi d'Italia e d'Europa - la sopravvivenza di un corpo scisso da un'intelligenza, una coscienza definitivamente morta. La sua non è la cultura della vita, è la cultura della finzione scenica del trucco, dell'espediente, del furbo che imbroglia chiunque, perfino la morte, che corre a Samarcanda ma è pronto anche a cavalcare oltre per non farsi raggiungere dalla nera signora. Ed è invece la finitezza che da senso e valore all'esistere, è capire ed accettare che si nasce e si muore, come purtroppo è accaduto 17 anni fa ad una ragazza i cui resti ora è il caso di lasciare andare, come molto cristianamente ha detto il Vescovo di Foggia: lasciatela andare. sergio rossi


fiori margherite rosa

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