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A Sciambere del fraintendimento

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 24 gennaio 2009

Sergio Rossi si è prodigato, nei giorni scorsi, in un excursus sulle liste che, con tutta probabilità, saranno in corsa alle prossime "amministrative". Ma come al solito ha espresso un forte stupore sul panorama, e sui cambiamenti in corso anche in questo nostro microcosmo. Perché meravigliarsi? Sono finiti i tempi in cui i maggiorenti (grandi o piccoli che fossero) dell’uno o dell’altro schieramento si sedevano attorno ad un tavolo comprensoriale, o provinciale che fosse, e lì stabilivano, “con pari dignità”, il da farsi in ogni comune dell’isola. Ciascuno era sicuro che i "propri" elettori li avrebbe seguiti comunque e ovunque. Il "voto di fedeltà" valeva per tutti, pure per le forze minori che magari in quel paese non potevano vantare nessun punto di riferimento. Oggi non è più così, o meglio non può essere più così: i cittadini sono portati a scegliere sulla base “del fare”, votano quei candidati che a loro giudizio, potranno soddisfare al meglio le necessità della loro comunità. La scelta delle liste civiche è oramai irreversibile. In ognuna delle cinque comunità, chiamate al voto nel mese di giugno, ciascuno si deve comportare come meglio crede. Gli appelli al “volemoci bene” o le “ammucchiate contro” non reggono più. I partiti, almeno quelli organizzati e presenti tangibilmente in quella realtà comunale, avranno un ruolo di stimolo nell'aggregare gli aspiranti amministratori, per poi dare il loro appoggio a quel candidato a sindaco il cui programma è in simmetria con il progetto comprensoriale del partito medesimo. Non esiste più “lo zoccolo duro” che casomai è direttamente proporzionale al numero dei sostenitori conteggiati nelle elezioni politiche. L'elettore, oramai, è mobile e nessun partito può vantare i voti ottenuti (pochi o tanti che siano) come si trattasse di un pacchetto azionario. Lorenzo Marchetti (da il Vicinato) Delle due una Lorenzo, o non hai capito o mi sono spiegato male. Facciamo allora che mi sono spiegato male e vedo di rispiegarmi diversamente. Non ho vagheggiato l’assenza di liste civiche, ho scritto (e ripeto) al contrario che temo che a tirare le fila (quando non impegnati in prima persona) di sedicenti “liste civiche” siano proprio i rimasugli dei partiti (che ormai somigliano più a dei clan che ad organizzazioni di massa), antichi marpioni che sotto mentite spoglie conducano operazioni finalizzate alla conquista o alla perpetuazione del potere, fottendosene bellamente se per fare ciò si deve mettere insieme il (dichiarato) diavolo e la (presunta) acquasanta, se non si ha una visione comprensoriale dei problemi, se si coinvolge nella amministrazione elementi “popolari” ma di scarso spessore culturale e nessuna visione politica. Al contrario di quanto affermi io sono oltremodo favorevole a liste civiche vere, basate su programmi seri e certi, nelle quali confluiscano elementi che siano formati nell’associazionismo, nelle categorie, nelle professioni, elementi che riescano a svecchiare un modo di governare l’Elba che personalmente giudico stantio. Non sogno che si torni all’assetto dei vecchi partiti, passò quel tempo Enea, e passò il tempo di quella foto in cui tra gli altri siamo ritratti io te e Catalina, caso mai, restando ancorato al dettato della Costituzione, spero che se ne formino di nuovi (che non vedo ancora) che riescano ad essere palestra di democrazia ed occasione di crescita culturale. Luoghi dove si apprenda (nel perfetto disinteresse personale) a fare Politica con la “P” maiuscola. Ma è questo un discorso che occorrerebbe articolare meglio e non lo si può esaurire nel breve spazio qui concessoci.


comunisti firenze 75

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