“La gente non fa un viaggio. E’il viaggio che fa la gente” John Steinbeck Viviamo tutti un momento di grande difficoltà e di precarietà in cui “bollettini di guerra” sullo stato delle borse mondiali si mescolano a sconfortanti notizie di malcontento e preoccupazione circa il futuro dell’istruzione in Italia gettandoci in uno stato confusionale di apprensione, incertezza, demotivazione… tutti sentimenti che certo non alimentano un sano spirito imprenditoriale ma che anzi spesso finiscono con il frustrarlo. Penso che in momenti difficili e delicati quali quelli che stiamo vivendo ci sia un grande bisogno di coesione, di ottimismo, di scambio di idee, perché solo dalla condivisione e dal “contagio virtuoso” di esperienze e situazioni si possono creare basi solide per una nuova partenza. Tutte le situazioni di crisi contengono al loro interno una potenzialità incredibile in termini di possibili nuove vie che si rendono disponibili a coloro i quali dimostrino il coraggio e la lungimiranza di imboccarle. In buona sostanza credo profondamente nella valenza positiva insita nei momenti di difficoltà e penso che spostare il fulcro dell’attenzione su questo aspetto aiuti a trovare più rapidamente risposte efficaci e esaustive alle mille incertezze che costellano il nostro futuro non solo imprenditoriale. Ritengo che per uscire dalla situazione di “stallo”, anche emotivo, dettata dal momento di crisi che stiamo vivendo, sia opportuno fare un passo indietro e riappropriarsi della propria identità culturale, valorizzandola. In tempi di globalizzazione e di massificazione dell’offerta turistica, difendere e proporre le proprie radici culturali - vendendo così insieme al prodotto turistico consueto un insieme di storie, percorsi, tradizioni, culture che si sono mescolate e confuse in un unico inimitabile che è il nostro territorio - potrebbe rivelarsi una valida alternativa alle difficoltà del momento. A mio avviso la crisi del mercato turistico non è legata esclusivamente alle crescenti incertezze economiche ma anche a un vuoto emotivo che contraddistingue il nostro vivere sempre più orientato al mercato dei consumi e sempre meno attento ai contenuti emotivi proposti. Fare l’albergatore oggi regala una importante opportunità per “buttare un occhio” sui bisogni delle persone che vengono a farci visita; significa prestare attenzione ai loro bisogni possibilmente prevedendoli e orientandoli nella direzione che riteniamo essere quella che meglio risponde alle caratteristiche della nostra azienda. In tempi di crisi e di malcontento diffuso io ritengo ci sia un’ importante fetta di mercato che è stata fino ad oggi solo in parte esplorata e che è orientata a una proposta turistica genuina di qualità che non teme crisi o meglio che è assai resistente ai segnali negativi ad essa correlati. Il consumatore medio dell’offerta turistica è generalmente una persona che ha uno standard medio alto di vita e che, potendosi permettere il “lusso” di soddisfare i suoi desideri materiali, spesso, consapevolmente o no, è alla ricerca di un bene difficilmente quantificabile in termini monetari ma estremamente redditizio per l’imprenditore che sia in grado di offrirlo: l’ EMOZIONE. L’operatore turistico elbano da questo punto di vista è privilegiato perché “vende” un territorio estremamente generoso in termini emotivi sia dal punto di vista naturalistico che da quello storico e culturale. La maggior parte delle piccole medie aziende elbane ha inoltre la grande fortuna di contenere all’interno delle sue mura una storia, un racconto fatto da molte mani che hanno lavorato la terra, solcato il mare, attraversato i sentieri a dorso di mulo. Io credo che dovremmo riappropriarci di tutto ciò sviluppando un orgoglioso senso di appartenenza a una cultura unica e antica che regala a questo luogo un fascino tutto particolare e sicuramente non replicabile in altre destinazioni turistiche. Viviamo un mondo sempre meno attento ai localismi e alle piccole storie che lo attraversano: ritmi frenetici di vita ci allontanano gli uni dagli altri, facendoci vivere a tratti come laboriose api (elbane!) operaie ma non dovremmo mai dimenticare che è dalla condivisione e dallo scambio che fioriscono idee e proposte salvifiche specie nei momenti di crisi. Personalmente vivrò questo inverno intensamente: attraversando, percorrendo, “mangiando” e magari anche navigando l’isola non solo per godere appieno del privilegio di viverla tutto l’anno ma anche per sviluppare e accrescere il mio entusiastico senso di appartenenza ad un territorio che ho l’orgoglio e la fortuna di proporre ai turisti che verranno. Spero di incrociare molti elbani e non per i sentieri nei giorni a venire e di poter condividere con loro, mescolandoli, ideali, proposte, aspettative, legati a un modo diverso e sicuramente più consapevole di fare turismo all’Elba.
foto albero tramonto