Può essere, comunque così ci piace pensare, che le acque turchese dei bassi fondali dell’ Isola Paolina abbiano avvolto le sinuose forme della emancipata, e a quello che dicono un modernamente trasgressiva, sorella di Napoleone. Certo è che duemila anni prima, quando l’isolotto era una specie di piccolo Mont St. Michel unito al “continente” elbano da una sottile lingua di sabbia, metallurgisti etruschi ed etrusco- romani l’avevano frequentata, lasciandoci scorie, pezzi di ceramica e forse anche relitti di forni, magari a causa di quel bosco di lecci che frammisto alla macchia mediterranea ancora ricopre le rocce della Paolina. Rocce molto antiche, nelle quali è scritta la storia geologica di decine di milioni di anni. Erano nate nel fondo di un bacino della Tetide, l’antico precursore del Mediterraneo, collocato più o meno dove oggi si trovano la Liguria ed il Piemonte, in un mondo in cui i dinosauri di Jurassic Park erano ancora i dominatori. Poi i grandi movimenti della crosta terrestre; gli sradicamenti ed accavallamenti di enorme masse rocciose che portano alla formazione delle Alpi e degli Appenini; al distacco di Corsica e Sardegna dalle coste provenzali e la loro lenta migrazione fino a dove le conosciamo; la risalita della grande massa granitica del Capanne che, entro la crosta, cuoce le rocce originarie della Paolina, trasformandole in dure –come il corno- e variegate cornubianiti; e poi i fenomeni erosivi e tettonici che scoprono il Capanne e offrono alla vista la Paolina. Ma la storia continua, nei tempi pleistocenici durante i quali i nostri antenati diretti ed indirette migravano dalla grandi valli dell’ Africa orientale per popolare il mondo. Si alternano periodi fredde glaciali con fasi interglaciali più temperate. Il livello marino oscilla di decine di metri fino ad oltre il centinaio. La Paolina, come l’Elba, Pianosa , Cerboli, Palmaiola, l’Africhella di Montecristo passa periodi, in cui è isola a periodi in cui è continente, fino appunto, alla sua attuale fase di insularità legata al lento innalzamento del livello marino dopo l’ultima glaciazione di una ventina di migliaia di anni fa. Oggi poi il mare continua a salire, aiutato non poco dal riscaldamento globale causato dalle tonnellate di gas serra che ormai da qualche centinaia di anni sputiamo a ritmi sempre più preoccupanti nell’atmosfera. E’ una breve e frettolosa storia dei valori naturali e storici contenuti nello scrigno della Paolina, e degli spunti che l’ isolotto può offrire per diffondere e divulgare l’ecologia ed i limiti del Pianeta Terra. E cosa, meglio di un’isola, dovrebbe aiutare a comprendere il concetto di limite e di sostenibilià ambientale? Fino ad oggi, grazie a sensibilità private, questo scrigno non è stato manomesso. L’inserimento nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e nelle zone di protezione europee e regionali, è un pesante coperchio a garanzia che speculazioni e cementificazioni, non possono essere realizzate sulla Paolina. Però. C’è un però. Niente vieta a nuove proprietà, magari senza usare un chilo di cemento, di fare una bella staccionata attorno all’isolotto, e magari di tirare su una baracchetta di legno, senza fondamenta ed addirittura alzata su quattro ruote. Poi, chi lo sa? Da cosa nasce cosa, e le istituzioni e la pubblica opinione possono scoprire una bella mattina che dalla baracchetta parte una scalinatella a mare, etc. etc. etc. E allora le cose si complicano. Legambiente ha portato alla pubblica conoscenza la messa in vendita della Paolina. L’attuale proprietà ha manifestato alta sensibilità. Il sindaco di Marciana Luigi Logi e la direttrice del Parco Nazionale Franca Zanichelli, dichiarato la loro ferma intenzione di promuovere iniziative per giungere ad una acquisizione della Paolina in caso di vendita, magari lanciando anche una sottoscrizione pubblica. Sarebbe una buona cosa. Sia pure con dimensioni economiche diverse, ricordo quando una decina di anni fa si dovevano trovare i soldi per ripristinare la viabilità e mettere in sicurezza l’anello occidentale del Capanne. Le, sia pur piccole, somme messe a disposizione dai Comuni, Parco Nazionale e Associazione Albergatori, aiutarono non poco, accanto alla presenza della Regione e della Provincia, per ottenere i miliardi necessari, da parte dello Stato. Una piccola cosa, ma una manifestazione tangibile, di una appartenenza comune, così come lo furono le vicende delle aree minerarie di Rio, Cerboli, Capo Bianco. Siamo tutti consapevoli come l’Elba sia un bene prezioso di paesaggi, storie, tradizioni, da salvaguardare ed unire in un sistema culturale e politico in grado di affrontare con realismo, responsabilità ed orgoglio le non facili sfide del futuro. Paolina, con la sua modernità, e La Paolina, con la sua bellezza, ci possono aiutare.
Scoglio della Paolina aerea