Un’ora passata in Commissariato, ma non come al solito a raccogliere notizie, un’ora passata su una sedia davanti ad una fila di persone che parte dal cristallo dell’ufficio stranieri, in un raro mattino in cui non ho niente da fare che mi consente di osservare alcune cose. In primo luogo la fila è dinamica scorre piuttosto velocemente: l’agente oltre il vetro è bravissima, sbriga con veloce cortesia le pratiche, consegna permessi di soggiorno e li accompagna con un sorriso, scherza anche un po’ quando si tratta di prendere le impronte. La fila è ordinata, nessuno fa il furbo, l’umanità è variamente dipinta: non ci sono solo “abbronzati”, ma anche altri che il nostro presidente definirebbe forse “ambrati”, e poi quelli “palliducci” dell’Est, tutti sono vestiti dignitosamente. Mi suona strano ma mi provoca un leggero piacere accorgermi che c’è in coda in quartetto proveniente dai quattro rombi della bussola che conversa in un elementare ma neanche troppo scorretto italiano. Mi viene da paragonare quella fila di persone educate al becerume dei legaioli in camicia verde e sono contento sia che molti dei primi aspirino a diventare italiani e sia che i secondi disprezzino questa nazione al punto di essersene creata una virtuale “la Padania” (includenduci pure zone che col Padus non ci incastrano nulla) Lo so, è pure un po’ anticostituzionale, ma talvolta quando quelli della sega bombarda parlano di secessione mi viene da pensare: "eddiolovolesse ci schizzassero tre passi dai coglioni!"
PS Ufficio Stranieri