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A sciambere tra due campesi e tra un rombo di tuono e una pernacchia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 09 novembre 2008

A quanto pare non si impara mai.... siamo sempre i soliti! non appene avuto l'esito delle elezioni americane, tutti a complimentarsi sia con il vincitore, che ha teso una mano al suo avversario, sia con il vinto, che ha fatto le sue congratulazioni al vincitore ed ha avuto per lui parole molto cordiali. E tutti in Italia adire: eh,sì... è stata una grande lezione di democrazia, dovremmo imparare anche noi. Poi Berlusca spara una coglionata e tutti i giornali italiani, tutti i TG e tutte le trasmissioni di gossip non parlano d'altro, per non parlare dell'opposizione! Così se anche fosse che qualcuno in Europa e nel mondo non ci avesse fatto caso, siamo subito pronti a rimediare! Ma la nostra dignità di Italiani dov'è? Ma è possibile che siamo sempre a tirarci letame in mondovisione? E allora siamo dei coglioni, e il nostro presidente ci rappresenta degnamente!!!! stefania Cara Stefania Ho volutamente impaginato la sua lettera tra quelle che a mio personale e fallibilissimo giudizio sono due "risposte esemplari", che vengono da due persone che per certi versi più diversi non si può: il professore universitario e l'infaticabile camminatore, che però a ragionarci hanno tra di loro delle forti analogie. Entrambi a loro modo (per nascita o per scelta) sono "campesi", entrambi sono un po' l'Ulisse di Dante anche se "per seguir virtute e canoscienza" uno si è immerso negli studi della nostra storia, l'altro nel quotidiano di popoli distanti che poi si scoprono singolarmente vicini. E sorprendentemente assonante è la lezione che ci arriva da Luigi e da Umberto, la risposta è il sapere cosciente, la risposta è l'individuale impegno, la risposta è il lavoro, la risposta è essere un "popolo serio" che non significa triste o infelice. Anche io Stefania nel mio piccolo talvolta mi ritrovo a dire "I have a dream", è un sogno modesto, non epocale. Il mio sogno è che a distanza di 30 anni si capisca (a partire dalla sganasciatissima sinistra che ci ritroviamo) cosa voleva dire quando parlava di "austerità" uno dei più grandi italiani del secolo scorso. Non appartengo alla categoria dei "folgorati da Obama", mantengo una visione del mondo (soprattutto dei rapporti tra nord e sud del mondo) un po' diversa dalla sua, sono convinto ancora che un paese che non ha abolito la pena di morte non possa dirsi a pieno titolo civile e democratico, ma capisco la portata di quanto è accaduto in questi giorni, capisco che l'umanità nel suo complesso è transitata attraverso un passo, e nulla sarà come prima. Veda Stefania, ciascuno di noi (per quanto modesto sia il suo ruolo) fa la storia, ed ha il dovere di vivere nella cronaca, ma pensarsi nella storia. Altrimenti non avrebbe senso far figli o lavorare per i figli degli altri. Mi immagino come in futuro si ricorderanno i personaggi di cui parliamo, la traccia che lasceranno. Anche quando il tempo ridurrà in righe riassuntive il nostro tempo, si ricorderà sicuramente chi fu il primo "abbronzato" a guidare la nazione più ricca e potente del mondo, come passo verso un mondo dove non sia considerata la bizzarria di un genio la risposta di Albert Einstein al questionario di immigrazione negli U.S.A., quando nella casella "razza" scrisse "umana". Del dittatorello eletto democraticamente (ma anche un certo Adolf lo fu, a riprova che il consenso popolare non è sempre ben riposto) che ci rimpastiamo e che ci rende ridicoli agli occhi del pianeta, creda Stefania, non si parlerà più di tanto. Più che un rombo di tuono sarà una pernacchia della storia.


Einstein  linguaccia

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