Un intervento del vicepresidente della Commissione regionale ambiente della regione Toscana, Andrea Agresti (An) ha riportato all'attenzione il caso dei blocchi ammassati nel piazzale dell'Esaom-Cesa, il cantiere navale all'ingresso di Portoferraio, frutto dell'inertizzazione dei fanghi di scavo per realizzare i pontili galleggianti del cantiere, ed una parte dei quali sono anche finiti, "in maniera provvisoria" a formare un parte del grande piazzale sterrato nella vicina località San Giovanni che avrebbe dovuto essere bonificato come i 30mila metri cubi di terra in parte contaminata che formano una collinetta all'interno dell'area Esaom. I fanghi "inertizzati" nei cubi contengono gli scarti delle lavorazioni siderurgiche che erano in atto a Portoferraio e sostanze pericolose come arsenico, cromo e minerale di scarto da lavorazioni metallurgiche. Legambiente che sollevò il caso ormai molti anni fa, finalmente qualcuno che solleva il caso dei cubi in regione, dove fino ad ora il dibattito era rimasto confinato alle dichiarazioni dei vari assessori succedutisi. Speriamo che l'iniziativa di Agresti serva a chiarire definitivamente una vicenda che si è trascinata sotto amministrazioni comunali di vario colore senza trovare una soluzione». Legambiente ricorda che per gli interventi per l´organizzazione della raccolta, recupero ed innocuizzazione di rifiuti di resulta da attività produttive dell'Esaom Cesa, la regione Toscana aveva stanziato 608.375.000 di euro (il 25% del costo dell'investimento previsto, 2.281.000.000 di lire) attraverso finanziamenti del Regolamento Cee 2081/93 Ob.5/b mis.6.2b. Finanziamenti revocati nel 2002 dopo la scadenza dei termini d'intervento, fissata per il settembre 2001. Ma i cubi si sono accumulati all'aperto ed esposti alle intemperie sul grande piazzale dove prima sorgeva la cementeria e Legambiente sollevò anni fa il caso elbano proprio mentre sull'isola si faceva fuoco e fiamme contro l'escavo del porto di Piombino che secondo molti avrebbe prodotto un inquinamento del mare. Dopo intervenne il Corpo forestale dello Stato con uno spettacolare blitz sul piazzale ed un sequestro dei cubi di conglomerato, ma i nastri bianco e rossi si sono prima stinti e poi spariti, e i seimila blocchi da una tonnellata restano li a disgregarsi lentamente. L'unica cosa accaduta dopo, è la variante al processo di bonifica dell'area presentato alla fine del 2006 e che è stata presentata in una Conferenza dei servizi alla quale hanno partecipato comune, provincia, regione e Arpat, ma niente ancora si muove concretamente. Eppure l´area Esaom Cesa è identificata con il codice LI051 nell"Anagrafe dei siti con necessità di bonifica o di messa in sicurezza definitiva, Appendice - Parte seconda del Piano Provinciale di gestione delle bonifiche dei siti inquinati del luglio 2003 redatto ai sensi della Legge Regionale n. 25/98. I blocchi conglomerati con materiale fanghi di dragaggio sono stati accatastati sul piazzale Esaom, ma anche sul piazzale Enel e al fosso del Riondo.
blocchi esaom