Sui parchi e le aree protette –ma la musica non cambia anche per altri soggetti istituzionali- per giustificare ingiustificabili tagli e penalizzazioni si preferisce fare polveroni piuttosto che portare cifre e dati attendibili. I parchi fanno testo; il ministro dell’ambiente l’unico dato a cui ha fatto riferimento finora riguarda le 800 aree protette che sarebbero gestite da altrettanti enti. Da qui il poltronificio, gli sprechi e via rovinando. In Italia le aree naturali protette sono oggi 1138. Entro la fine dell’anno saranno istituiti altri 15 parchi e riserve regionali e aree marine protette. Il ritmo di crescita negli ultimi anni è stato omogeneo su tutto il territorio nazionale dal nord al sud, nelle aree sviluppate e in quelle depresse. Idem a livello europeo e mondiale e sono distribuite in 240 paesi, più degli Stati aderenti all’ONU e di quelli che hanno partecipato alle ultime Olimpiadi. Gran parte delle aree protette del nostro paese sono gestite senza creare un apposito ente ma attraverso soggetti esistenti, in gran parte comuni, ma anche province, comunità montane, associazioni, università, uffici del CFS ec. Gli enti istituiti appositamente per gestire un’area naturale protetta sono esattamente 97 ai quali vanno aggiunti 50 consorzi tra enti locali e altri soggetti creati per le stesse finalità. E’ la conferma clamorosa che il ministro sa e conosce ben poco dei parchi che pure mette sotto tiro. Ma il bello deve ancora venire. Se si confrontano, infatti, i dati tra il 2003 e il 2007 risulta che le risorse pubbliche per i parchi ammontavano al 78% e in soli 4 anni c’è stato un miglioramento delle capacità di autofinanziamento di risorse aggiuntive del 50%. Le risorse pubbliche annue sono di poco superiori ai 210 milioni di euro ( di cui il 73% da parte delle Regioni e degli enti locali e solo del 27% da parte dell’Amministrazione Centrale) le ricadute sul territorio parlano di un giro d’affari complessivo di circa 2 miliardi di euro, con 86.000 occupati (4000 diretti, 17.000 nell’indotto dei servizi, 65.000 nell’indotto del turismo, dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio); della realizzazione di 2450 centri visita, strutture culturali e aree attrezzate e di 34.000.000 di visitatori l’anno. Un bilancio innegabilmente e incontestabilmente di tutto rispetto –specie con i tempi che corrono- che è alla base peraltro della richiesta da tempo avanzata da Federparchi e altri istituzioni e associazioni perché si faccia la Terza conferenza nazionale dei parchi per rilanciarli, perché possano funzionare sempre meglio e di più come un sistema nazionale, regionale, locale fortemente connesso con le politiche comunitarie. Insomma l’incontrario di quel che si preannuncia sulla base di dati e cifre fasulle o sconosciute. Il solo vero spreco sarebbe privarsi di questo straordinario patrimonio e non metterlo in condizione di consolidarsi e estendersi.
cartello parco 3