Appartengo alla categoria umana degli aventi diritto al voto che alle amministrative di Portoferraio del prossimo anno desidererebbe votare una lista di sinistra, ad una condizione: conoscere programma e candidati almeno 90 giorni prima delle elezioni. Sarebbe anche interessante, e molto civile, poter interloquire con i propri candidati durante la fase di preparazione del programma e della lista. Per questo sono dispiaciuto del mancato decollo dei famigerati “laboratori” del gruppo 5 aprile. Non è un circolo letterario di intellettuali snob: si tratta invece della data del primo pubblico tra persone che, a grandi linee, si riconoscono nella magmatica area della sinistra. Quel giorno ci mettemmo d’accordo sul fatto che avremmo costituito dei gruppi per approfondire i diversi argomenti che un’auspicata amministrazione comunale di sinistra avrebbe dovuto affrontare durante il suo prossimo mandato, incontrandosi le volte che era necessario per elaborare e condividere le linee guida dell’azione politica di un’eventuale, futura maggioranza di sinistra. Mi sembra che tutti d’accordo decidemmo che questa era un’ottima cosa per la sinistra e per il consolidamento del metodo democratico sulla nostra isola, un “esperimento a livello nazionale”, chiosò l’amico Danilo Alessi. Anche a me piacque l’idea, voglio quindi provare a capire. 1. Il metodo. Ha ragione Danilo, sarebbe un importante esperimento democratico di valenza nazionale. Quanti pensate siano i dirigenti dei partiti che decidono il che fare? Pochi, sempre meno, da molti anni. C’è da essere felici della rinata voglia di partecipare alla vita pubblica di tanti cittadini. Non è questo il sale della democrazia? Non potrebbe essere un filo d’acqua fresca per le asciutte sedi dei partiti? Certo, le persone che decidono di impiegare il loro prezioso tempo nei suddetti incontri credono ovvio poter contare, pensano che se tutti insieme si decide qualcosa questo qualcosa debba essere realmente portato avanti da chi andrà a rappresentarli; se non avessero pensato ciò si sarebbero iscritti ad un circolo filosofico. Il metodo scelto è quello giusto: ci s’incontra ognuno con la propria cultura, sensibilità ed esperienze, uniti dalla buona volontà di lavorare per accrescere il bene comune, tutti insieme sotto quei bei valori e le attenzioni che diciamo di possedere a sinistra … ecc. ecc. qualcuno farà un passo indietro e altri dovranno farlo in avanti, ed alla fine, anche grazie al confronto senza pregiudizi, uscirà qualcosa di cui saremo tutti orgogliosi. Nella più favorevole delle ipotesi state pensando di avere a che fare con un ingenuo vero? Lo sa anche il gatto che oltre alle grandi idee ognuno porta interessi personali e di gruppo. Lo do per scontato e la cosa non m’inquieta, del resto pensare che dal perseguire l’interesse dei singoli possa derivare l’interesse generale è stata la grandezza ed il limite del pensiero liberale classico, ma vi faccio una domanda che pure già sentita tante volte mi pare sempre nuova: conoscete un modo migliore? Un’ultima domanda sul metodo. C’è qualcuno che crede sul serio di poter governare mettendo insieme persone di partiti diversi appartenenti alla stessa area? Il sindaco alla Margherita, il vice ai DS, un accordo con la Lista Di Pietro, L’assessorato X a Rifondazione, l’ambiente ai Verdi … Pensate invece alle opportunità che si aprono con i gruppi di lavoro: trovi un accordo sulle cose da fare e su quelle da non fare, se proprio non ti va puoi andartene e nessuno t’insulterà accusandoti di aver messo in crisi l’Amministrazione e provocato danni all’intera comunità; dopo una riflessione a sangue freddo puoi trovare giusto quel tal compromesso e rientrare senza provocare nessuno scandalo. Avete presente il lavoro di gruppo? E’ molto simile ai tanti esperimenti fatti nella scuola dell’obbligo, lo fanno apposta, per abituarci a collaborare con chi non la pensa esattamente come noi anche se non è detto che abbia proprio torto marcio, è un metodo per smussare il proprio narcisismo e per mettere alla prova i nostri pregiudizi. Se pensate di essere depositari della Verità lasciate perdere, meglio il golf. La gente (mettiamo, per esempio, i futuri consiglieri comunali) impara anche a conoscersi meglio. E quando si instaura un buon rapporto umano non si risolvono più facilmente tutti i problemi? Metti che io pensi a Rifondazione come ad un covo di stalinisti, esseri infidi votati all’autoritarismo più violento che non aspettano altrodi far crollare ogni processo riformista secondo la nota logica del tanto peggio tanto meglio … e ti trovi a discutere di politiche giovanili con Daniele Palmieri. 2. La legittimità degli eletti. Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di candidarmi, ma provo ugualmente a mettermi nei panni di un amministratore, per esempio il sindaco di Portoferraio o di un assessore qualunque, persino un semplice consigliere. Vuoi mettere andar lì supportato da un lavoro di gruppo con delle linee programmatiche generali condivise dai tuoi elettori? Sai già come muoverti, ti riferisci ad un programma vero, meditato, accettato dai tuoi compagni di maggioranza e sostenuto dal sindaco, mica quelle generalissime ed interpretabilissime dichiarazioni d’intento propinate 15 giorni prima delle elezioni! Io mi sentirei più sereno. Ma se non siete ancora convinti provate a chiedere a qualcuno dell’attuale maggioranza. So già quello che state pensando: a poco serve un programma ben articolato se poi non si decide chi andrà a realizzarlo! E già. Chi sarà il sindaco, chi occuperà quell’assessorato chi l’altro. Chi decide? Vi fanno tanto paura le “primarie”? Se questa parola non vi dice nulla chiamiamola “consultazione tra gli iscritti e simpatizzanti per scegliere i candidati di sinistra a sindaco”. Ho in tasca la tessera di un partito di sinistra, oppure non ho tirato fuori un centesimo per finanziare nessun partito perché sono di braccino corto o perché mi piacciono tutti e non mi convince nessuno ma in qualche modo ho dato il mio contributo riconosciuto a questa benedetta lista, al programma, oppure ho solo ascoltato e qualche volta mi sono assopito, però mi piace l’iniziativa, insomma ho intenzione di votare per questa “cosa”. Immagino che nell’ipotesi di una consultazione di questo tipo i candidati a sindaco vorranno specificare bene chi farà parte della squadra e come intendono realizzare il programma (uguale per tutti i candidati, ovviamente). Un ulteriore elemento di chiarezza e di democrazia, non vi pare? E qui voglio fare una domanda a Giovanni Fratini, Roberto Peria, Daniele Palmieri, Benedetto Lupi. Sono alcuni degli attuali consiglieri di minoranza che ho il piacere di conoscere. Va bene, i nomi di solito non si fanno, capisco la mia grossolanità, ma ugualmente vi chiedo: volete o no ricandidarvi? Se si, come mi pare d’avere inteso in più occasioni, perché mai avete dichiarato di voler partecipare solo all’avvio dei gruppi di lavoro (gli enigmatici “laboratori”) e poi lasciarli lavorare senza di voi? Dovreste spiegarmelo bene, con parole semplici, perché io penso che, al contrario, soprattutto voi che intendete guidare la città per i prossimi 5 anni (perché non volete passare un decennio della vostra vita all’opposizione vero?) dovreste vivere da protagonisti questi incontri, coordinarne l’organizzazione, preoccuparvi di ottenere delle indicazioni precise e condivise. Sto parlando dei vostri potenziali elettori che insieme a voi (e ad altri che vorranno candidarsi, è chiaro) parlano un anno prima di cosa, come e con chi gestire la cosa pubblica, ripeto: per i prossimi 5 anni. E voi vi dileguate? Domande cattive: a. Pensate che gli avversari elbani siano talmente divisi e malmessi che chiunque si presenti, con qualunque straccio di programma, non può che vincere le prossime elezioni? b. I positivi risultati delle recenti amministrative in altre parti d’Italia vi confermano il punto a? c. Avete l’idea che questi gruppi siano un interessante passatempo culturale ma poi tanto farete come vi pare? (questa è proprio velenosa!) d. Le segreterie dei partiti premono per trovare accordi interni tipo tu farai il sindaco e lui prende l’assessorato importante, al tal partito tocca questo, all’altro se ci sta per Portoferraio diamo una pianta di limoni a Livorno, ecc.? Voglio dire: le cose non devono proprio cambiare mai? e. Anche se proclama il contrario qualcuno ha paura delle novità? f. Oppure state usando la delicatezza di lasciare esprimere liberamente gli elettori, poiché ritenete che la vostra partecipazione “interessata”, possa “strumentalizzare” l’andamento dei lavori? Alle prime 5 domande non mi rispondete, sono provocazioni e voglio convincermi di sbagliare, ma se per caso vi ha sfiorato l’idea che la 6^ potesse essere un alibi per mollare voglio dirvi questo: mi aspetto che voi siate parecchio interessati, talmente interessati da darvi moltissimo da fare per essere eletti e governare come Dio comanda. Mi rincrescerebbe pensare che Giovanni Fratini, nonostante la sua grandissima esperienza, l’acuta dialettica, e tutte le altre virtù riconosciutegli anche dagli avversari, pensasse di “strumentalizzarmi”, non è mica più tanto facile “strumentalizzare” schiere di cittadini pensanti! Mi piacerebbe invece, insieme a molti altri abitanti di questa bella cittadina, discutere preventivamente insieme a Fratini, Marotti, Peria, e tutti gli altri di Politica. Avete capito bene, ho scritto “Politica” con la esse maiuscola. Non intendo partiti, segreterie e funzionari (tutte cose noiose ma non inutili eh!) bensì “l’arte del governo della città”. Lo insegnano già in terza elementare che era praticata dagli antichi greci nelle loro città stato. A quei tempi partecipavano alle assemblee solo gli uomini liberi (niente schiavi né donne), oggi si afferma che la schiavitù e la misoginia siano state soppresse fin nelle nostre coscienze, vogliamo provare dunque ad esercitare questa libertà? Graziano Rinaldi (Verdi Arcipelago Toscano) Scusandoci con l'autore dell'intervento per la ritardata pubblicazione (dovuta a motivi tecnici) dichiariamo di trovare perfettamente pertinente quanto esposto da Graziano Rinaldi, sottoscriviano per quello che può valere in nostro parere, pressoché al 100% in contenuto del suo scritto anche per quanto attiene le indicazioni operative in esso contenute; se non la si pianterà con il pigro chiacchiericcio estivo, tutto incentrato sulla stesura del "Nuovo Manuale Cencelli del Centrosinistra portoferraiese", blaterando di candidati sindaci senza sapere ancora niente sulle linee di programma che dovranno interpretare e dei meccanismi (regole democratiche) attraverso i quali giungere alla loro individuazione, avremo perso un altro autobus per il nuovo, e rischieremo qualche altro stantio antico e polveroso "pateracchio segretariale" come quello che portò il centrosinistra portoferraiese all'ultima sconfitta. Ed il tal caso l'area di pensiero che più di ogni altra dovrebbe garantire il rinnovamento della politica perderebbe comunque: o perdendo, o vincendo, ma pagando il prezzo di aggiungere altre pagine al già voluminosissimo tomo titolato "Buone Intenzioni Dichiarate e non Praticate". Un Capitolo che potrebbe titolarsi: "Il tradimento dello spirito del 5 Aprile" Elbareport
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