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Cani husky attaccano ovile nel campese, uccidono 33 pecore e ne feriscono 20

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 06 settembre 2008

Due cani Husky (ma solo uno è stato “colto sul fatto” nel recinto) che si erano allontanati di circa mezzo chilometro dalla villetta dove dimorano nelle vacanze i loro proprietari, hanno fatto una vera e propria strage in un ovile in situato tra le località campesi di La Pila e la Bonalaccia non distante dalla nuova variante stradale. Il bilancio per Luciano Urru, conosciuto per gli eccellenti prodotti caseari che riesce a produrre, è davvero pesante: 33 delle sue 90 pecore sono morte scannate o schiacciate da altri animali ammassatisi per sfuggire ai morsi dei cani, un’altra ventina sono rimaste ferite. Tutto è accaduto intorno alle 1.30 di notte di venerdì 5 ottobre ed il primo a rendersi conto di cosa stava succedendo dai latrati dei cani e dai lamenti delle pecore è stato un cugino di Urru che dimora poco lontano dal recinto e che ha avvertito ed accompagnato il titolare sul posto. Quando il pastore è arrivato la mattanza era ancora in corso, e facendosi luce con una torcia elettrica Urru è entrato nel recinto con il doppio obiettivo di difendere i suoi animali e catturare per identificarlo il cane che aveva compiuto lo scempio mentre l’altro si allontanava dal recinto. Arrivavano i Carabinieri ed altre persone, il pastore dopo una buona mezzora riusciva a bloccare l’husky fattosi più mansueto, a legarlo e a risalire ai suoi proprietari dal numero telefonico impresso sul collare. Costoro una volta avvertiti andavano a recuperare il loro animale e assumevano un atteggiamento collaborativo, segnalando tra l’altro che le bestie di loro proprietà erano coperte da assicurazione. “Meno male, almeno questo – commentava più tardi Luciano Urru - in un altro episodio simile persi 18 animali sempre ammazzati da un cane, e non ci furono versi di vedere una lira”. Le carcasse dei capi morti restavano ammassate nell’angolo del recinto dove le aveva spinte l’husky fino al pomeriggio, quando venivano prelevate da una ditta dotata di un contenitore idoneo a trasportarle in continente dove, a norma di legge, dovranno essere sottoposte a termosmaltimento. Ma a quanto ammonta il danno subito dal pastore? “Difficile calcolarlo esattamente - rispondeva Urru, stanchissimo dopo una nottata ed una giornata di intense fatiche – le pecore morte erano tutte femmine, quasi tutte gravide, poi ci sono quelle ferite da curare, sicuramente svariate migliaia di euro, lo diranno i periti comunque, ma quello che è anche perso è tanto tempo e lavoro, ci vogliono due anni per portare un animale a produrre ..” Riflettevamo successivamente con lui sul fatto che solo in queste occasioni (sicuramente non positive) ci si accorge di attività che qualificano il territorio e lo arricchiscono, e che andrebbero sostenute, incentivate. Queste “sacche di resistenza” di attività nel settore agro-silvo-pastorale possono infatti dettarci la strada per un futuro in cui gli Elbani riscoprano la convenienza economica (e pure la valenza culturale e turistica) del tornare a produrre derrate alimentari genuine per loro stessi e per i loro ospiti.


Pecore  morte campo

Pecore morte campo