L’inquinamento delle navi provoca la morte di 60mila persone ogni anno e in tutto il mondo: lo denuncia uno studio dell’Università di San Diego in California. Secondo la ricerca - pubblicata sulla rivista “Proceedings of the national academy of sciences” – la qualità elevata di solfato, responsabile dell’inquinamento dell’aria costiera è in aumentato sopratutto negli ultimi anni. Per arginare il problema (di carattere globale) entro il 2015 dovrebbe entrare in vigore una norma internazionale per imporre alle navi carburanti più puliti. E potrà essere valida anche per gli Usa. Le emissioni da navi derivanti dall’utilizzo di combustibile per uso marittimo e sopratutto quelli ad alto tenore di zolfo contribuiscono all’inquinamento atmosferico sotto forma di emissioni di anidride solforosa e particolato, nuocendo alla salute umana (soprattutto degli abitanti delle città costiere in prossimità dei porti), provocando danni all’ambiente, ai beni pubblici, privati, al patrimonio culturale e contribuendo all’acidificazione. Ma non è certo una novità: l’Europa ha coscienza di tale impatto tanto che già dal 1996 ha adottato una normativa specifica sul contenimento dello zolfo nei combustibili per uso marittimo. E con le modifiche del 2005 la Comunità, non solo ha continuato a fare fronte all’inquinamento causato dalle navi che utilizzano combustibile ad elevato tenore di zolfo, ma ha integrato le misure nazionali degli Stati membri volte a far rispettare limiti di emissione per gli inquinanti. Dunque secondo la direttiva 2005/337Ce entro il primo gennaio 2010 l’industria marittima dovrà adeguare al livello tecnico il limite massimo di 0,1% in peso di zolfo dei combustibili utilizzati dalle navi adibite alla navigazione interna e delle navi all’ormeggio nei porti comunitari. Dal canto suo l’Italia ha adeguato la sua disciplina interna: dal 2007 esiste il Dlg 2005 “Attuazione della direttiva 2005/33/CE che modifica la direttiva 1999/32/CE in relazione al tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo”. Con tale decreto il legislatore italiano è andato a modificare le parti relative alla materia contenute nel Codice ambientale (Dlgs 152/06 poi modificato nel 2008). La riduzione di zolfo dei combustibili non solo contribuisce al “non peggioramento” dello stato dell’ambiente, ma presenta dei vantaggi anche per le stesse navi che lo utilizzano. Vantaggi sia in termini di efficienza di funzionamento, sia in termini di costi di manutenzione perché facilita l’utilizzo efficace di talune tecniche di riduzione delle emissioni (ad esempio la riduzione catalitica selettiva). Ma per assicurare una credibilità alla normativa comunitaria, e soprattutto per affrontare il problema di carattere globale dell’inquinamento atmosferico sono necessarie in tutta la Comunità anche efficaci campionamenti e sanzioni dissuasive. E dato il carattere globale dei settori dei trasporti marittimi - che sì, devono essere spinti e facilitati, soprattutto in Italia dove la scelta propende più per un trasporto su gomma - è necessario compiere ogni sforzo per trovare soluzioni a tutti i livelli: nazionale, comunitario e sopratutto internazionale. Sia la Commissione sia gli Stati membri devono cercare di assicurare in seno all’Organizzazione marittima internazionale (Imo) una riduzione su scala mondiale del tenore massimo di zolfo anche valutando i vantaggi che potrebbe comportare l’istituzione di nuove zone marittime per il controllo di emissioni di zolfo così come indicate nel protocollo di Marpol (protocollo internazionale per la prevenzione dell’inquinamento da parte delle navi). Gli stati, dalla loro, devono prendere misure di applicazione nei riguardo delle proprie navi e di quelle “straniere” nei loro porti. Per far ciò è necessario che i Paesi Ue cooperino fra loro e si adeguino al diritto marittimo internazionale. La normativa quindi si pone come il primo “step” del processo dinamico di disciplina delle emissioni perché solo attraverso un’ulteriore riduzione dei limiti di zolfo, attraverso l’utilizzo delle tecnologie e attraverso gli strumenti economici è possibile raggiungere cali significativi dell’inquinamento atmosferico causato dal trasporto marittimo. Eleonora Santucci da da www.greenreport.it
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