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Controcopertina: Il Parco dell'Arcipelago e le aree marine protette

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 23 luglio 2008

L’esternazione di Giuseppe Cognetti su La Nazione è il punto di partenza per fare un po’ di chiarezza sulla protezione del mare in Italia, questione complessa che non può essere banalizzata in poche righe. Le aree marine protette (AMP) in Italia sono 21 e tutelano complessivamente circa 188 mila ettari di mare e più di 600 chilometri di costa; un’altra ventina di AMP è inoltre già in previsione. Il Parco Nazionale Arcipelago Toscano comprende ampi tratti di mare, ma l’area tutelata non è ancora un’area marina protetta. La regolamentazione vigente è quindi figlia della Legge sui parchi, ma non comprende tutto quello che sarebbe stato opportuno disciplinare se fosse stata istituita effettivamente l’area marina. Ci dobbiamo pertanto ancora accontentare di questo primo livello, anche se il percorso per arrivare alla istituzione dell’AMP è stato, ed è, ancora difficoltoso. In questa fase i protagonisti sono i Comuni, che misurano spesso richieste e aspettative sull’AMP; poi ci sono le associazioni di categoria e i portatori di interesse, che spaziano lungo tutto il perimetro delle isole e che affrontano il tema AMP con forte attenzione alla normativa che incide sulla loro specifica aspettativa e non sugli interessi collettivi. C’è infine la necessità di assumere una decisione condivisa che permetta di esplorare la possibilità di stabilire criteri di scala generale che siano espressivi dell’Arcipelago Toscano, ma al tempo stesso corrispondenti alle indicazioni già in vigore nelle altre aree marine protette. Il punto di partenza di tali livelli di coerenza non può che essere stabilito attraverso la corretta identificazione dei valori della tutela del patrimonio naturale, emergenti dal contributo di conoscenze del mondo scientifico. Tale quadro iniziale deve poi tradursi in una proposta di perimetrazione e zonizzazione da sottoporre al vaglio del Ministero dell’Ambiente, cui spetta il parere di coerenza rispetto al sistema nazionale e la definitiva istituzione. Il Parco in questa fase è dunque mero spettatore delle decisioni dei Comuni, ma non per questo è latitante, anzi, per facilitare il lavoro di coloro che ora hanno il testimone in mano, ha promosso il coordinamento del materiale scientifico prodotto dai soggetti che hanno concorso a migliorare lo stato delle conoscenze. E’ assolutamente indispensabile dotarsi di contributi scientifici di valore applicativo, in cui accanto alla qualificazione delle emergenze naturali e alle condizioni ecologiche ambientali si possano trovare chiavi interpretative dei punti di forza e delle criticità da affrontare al fine di rendere il processo di pianificazione uno strumento realmente efficace per perseguire la tutela immediata e la salvaguardia futura delle cenosi di interesse conservazionistico. Per tale motivo gli studi scientifici prodotti su questi temi, e in particolare quelli relativi alle aree interessate dalla candidatura ad area marina protetta, sono stati resi accessibili on line sul sito www.islepark.it. Naturalmente vi figurano anche il lavoro “Ipotesi progettuale per l’istituzione di riserve marine nell’ambito del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano” curato da Cognetti, Pozzo, Biagi, De Ranieri ed altri, lo studio commissionato dal Ministero della Marina Mercantile per un “Quadro conoscitivo dell’Ambiente Naturale” nel Parco Nazionale Arcipelago Toscano, ancora la ricerca intitolata “La mappatura della Posidonia oceanica” a cura del Centro Interuniversitario di Biologia Marina G Bacci, e numerosi altri contributi di cui è stato possibile reperire un formato pubblicabile. Benché tali studi risentano ovviamente degli anni ormai trascorsi. Il ruolo attivo del Parco in questa fase è sull’attività di cura che può far misurare, agli osservatori in buona fede, il corretto saper fare, rispondendo alle accuse di ignari che pretendono tutto o il contrario di tutto, come se l’Ente dovesse aggiustare i guai che affliggono lo sviluppo a tutti i costi, dalla flessione turistica all’occupazione giovanile, dal mantenimento della qualità delle acque al rinunciare a comportamenti di controllo e di repressione degli illeciti. Anche gli esperti qualche volta invocano attenzioni da protagonisti sulla base dei ruoli e sull’onda di impressioni fortemente orientate ai propri saperi disciplinari, tralasciando quelle necessarie integrazioni raccomandate da Bateson per favorire un approccio culturale adeguato alla gestione della complessità. Il Parco attualmente fa rispettare quanto imposto dalle normative nazionali e internazionali vigenti e propone comportamenti e limitazioni il cui fine è la tutela dell’ambiente e la conservazione della diversità biologica, naturale e culturale. Per questo intende i vincoli non come limitazioni arbitrarie delle libertà, ma come “legami” che rinsaldano e stabiliscono relazioni positive con un territorio, con gli ambienti, tra le persone, vincoli di mandato, di obiettivi, di trasformazioni future. I progetti del Parco sono progetti di azioni concrete: fare conservazione intervenendo direttamente per contrastare la perdita della biodiversità e il depauperamento dell’ambiente; fare informazione, comunicazione e educazione ambientale nelle scuole e nelle piazze, camminare su sentieri gestiti, conoscere isole, ambienti e culture; recuperare all’uso pubblico preziosi edifici abbandonati, promuovere infine un’economia turistica che abbia come primo obiettivo la tutela del bene ambientale su cui essa stessa si fonda. Un’unica ricetta giusta per tutti non c’è: le Istituzioni sanno che solo dal confronto aperto e costruttivo tra molteplici soggetti nasce la soluzione che meglio interpreta la realtà e coniuga le diverse esigenze: il Parco opera perché si debba sentire e rispettare il vincolo che lega l’uomo all’ambiente e alla certezza di un accettabile futuro. Franca Zanichelli Milena Briano Letizia Marsili Mario Tozzi


foto sub murena

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