“Maldicenze da bar”: con questa espressione si usa indicare quelle “voci” non meglio determinate che possono essere tanto prive di fondamento quanto veritiere ma difficilmente dimostrabili. Il lattaio si ferma un po’ troppo a lungo in casa della signora Pina? Magari gioca a briscola, ma magari è vero che preferisce una bella scopa… Nel bilancio del Pnat del 2005, troviamo 600.000 euro per la “realizzazione campo boe Isole minori dell'Arcipelago Toscano - Delibera commissariale n°226”. Nel bilancio di previsione 2008, troviamo il Cap.1150 - “Realizzazione campo boe per Capraia, Giannutri e Gorgona”per euro 600.000, e anche un “indirizzo di gestione 2008” che prevede 660.000 euro (gli altri 60.000 non so da dove sbucano) per la “posa in opere di boe segnaletiche Pianosa – Gianutri – Montecristo - Gorgona – Capraia. A Pianosa, possibile “fotomontaggio da bar”, sembra che giacciano delle misteriose àncore da quasi due tonnellate. Nuove, inutilizzate. Ora: se nessun Dirigente o nessun consigliere del Pnat ci spiega se e come queste cose sono correlate, in cosa consistono i progetti, o anche solo che “al Parco c'era un commissario di AN che quei finanziamenti li ha avuti, ha fatto i progetti, ha acquistato le boe per Pianosa, ma non è riuscite a metterle”, se poi da due anni il Commissario non c’è più, e anche chi l’ha sostituito non è stato capace di ottenere i permessi da Comune, Regione o Soprintendenza, significa solo che, come sostengo io, siamo impastoiati in un misto di burocrazia, disinformazione, mancanza di trasparenza e palese inefficienza. E in questa situazione nascono e si alimentano le chiacchiere da bar. Quelle per cui ci si chiede quali studi scientifici abbiano portato a scegliere, ad esempio, delle àncore in ferro, certamente meno efficaci e molto più costose di banali ed ecologici pietroni. O quelle per cui ci si chiede se le “boe intelligenti” di Italgest Mare siano davvero così funzionali ed ecologiche da meritare l’incondizionato supporto di Legambiente e del Ministero, o se il fatto che la stessa Italgest Mare sponsorizzi Goletta Verde possa in qualche modo rappresentare una contropartita, sicuramente lecita, ma a mio parere moralmente discutibile. Ancor più se un’ormeggio intelligente costa 60 euro a notte, se è l’unico modo per fermarsi in un’AMP, e se perdipiù dimostra di essere assolutamente fallimentare: alle ore 19.30 del 15.08.2008, risultavano libere per venerdi 22 e sabato 23 agosto, week-end non certo di bassa stagione, 23 boe su 43 alle Cinque Terre e 10 su 22 a baia dell’Orte, mentre gli ormeggi in Sardegna erano addirittura scollegati a internet…e…. a proposito, la boa Einstein messa da Greenpeace allo Scoglietto l’anno scorso, che fine ha fatto? Per inciso, io ho scritto: “Burocrazia: un amico bene informato mi ha detto che per poter utilizzare un insetticida per le zecche il Parco deve sottoporsi ad una trafila di mesi”. Ne consegue che non ho assolutamente “ripreso le chiacchiere disinformanti e faziose di un "amico bene informato" per insinuare un bel niente. E neanche per attribuire colpe specifiche ad angioletti innocenti. Basterebbe che il Pnat, ma anche tutti gli altri Enti pubblici, si decidessero a fare le cose alla luce del sole e a sottoporre le loro azioni al giudizio di chi li paga, cioè noi. Ad esempio, rispondendo alla mia domanda “quanto costa una boa?” e non parlando di generici “campi boe”. Veniamo ora alla solita questione “Parchi Corsi e Francesi”. Piacciono, evidentemente, tanto a me quanto a Umberto. Semplicemente perché funzionano bene. Quindi, invece di discuterne, copiamoli e via andare: contento io, contento Umberto. Ma è solo una pura questione di risorse, o gran parte della differenza sta nel diverso approccio, in regole più sensate, nella minore burocrazia e in un’organizzazione efficiente? “In un piccolo parco nazionale come quello di Port Cros, nella sola isoletta di Porquerolles lavorano direttamente per il Parco più persone di quante lo facciano nell'intero Pnat, che è circa 150 volte più grande.” Allora: io non so quante persone lavorino al Pnat, perché sul sito, ovviamente, queste info non ci sono. Però, siccome sul sito di Port Cros invece ci sono, sempre ovviamente, so che a Porquerolles lavorano in 22. Siccome mi fido di Mazzantini, deduco che al Pnat lavorano in una ventina al massimo. E costano circa 1 milione di euro. A Port Cros lavorano in 66 e costano 3 milioni di euro. Perfettamente in linea col discorso: hanno più fondi, e li spendono in proporzione. Qualche differenza, però, salta all’occhio. Circa 2/3 dei dipendenti francesi sono impiegati in compiti pratici e attivi: guardiaparco, manutenzione, logistica, accoglienza. Quanti sono i guardiaparco o i manutentori del Pnat? Quanti invece i passacarte, senza offesa? Il Pnat basa il nascente Piano del Parco su consulenze esterne, suppongo non gratuite, vecchie di 10 anni. A Port Cros c’è un Comitato Scientifico di 18 membri che si riunisce almeno una volta all’anno. Il Pnat incassa direttamente, fra prestazioni di servizi, vendite e diritti, poco più di 100.000 euro. Port Cros, “150 volte più piccolo”, incassa autonomamente 670.000 euro. Una questione di culo, o sono più semplicemente più bravi? In conclusione, una piccola sorpresa, che spero gradita a tutti coloro che hanno a cuore le sorti ambientali del nostro piccolo Arcipelago, a cominciare dal Dottor Tozzi e da Umberto. La pubblicazione del Piano del Parco mi ha dato l’idea, e quindi proviamo a fare qualcosa di veramente concreto per zittire le chiacchiere: confrontiamoci sui fatti. Ho autonomamente aperto un Forum, gratuito, libero e aperto a tutti. Per ora è ovviamente un piccolo embrione, perdipiù chiaramente impostato alla mia personale visione delle cose. Ma basta entrare e registrarsi, tanto per evitare qualunque “effetto discarica”, e scrivere quello che vi passa per la testa. Vi aspetto numerosi su www.laltroparco.forumattivo.com !!
Blu cielo corsica