Se per caso decidessimo di resuscitare il "Premio Fava Lessa dell'Estate Elbana" che eravamo usi conferire nei primi anni di vita di Elbareport, è fuor di dubbio che per quanto riguarda l'edizione 2008 delle sostanziose "chance" di vittoria finale le avrebbero i protagonisti di due fatti di cronaca delle ultime ore. In prima fila i tre balordi-lombardi che sono riusciti a farsi contestare il reato gravissimo di rapina per un paio di occhiali e cento euro, cioè 33.3 periodico di euro "a chiorba" (pro-capite per i non isolani), ma subito dopo viene quel ciclopico penecefalo navigante di cui trattasi nel primo articolo della nostra odierna edizione, che si è messo a sparare verso terra razzi di segnalazione per comunque futilissimi motivi, rischiando di mandare arrosto tutte Le Grotte. Confessiamo – ahinoi – che di fronte a simili episodi il nostro garantismo vacilla assai e si mescola con un po’ di nostalgia per i tempi andati, nei quali consimili episodi erano molto più rari e le punizioni più caserecce, ma pure più sicure. Se ad esempio ai tre vivaci padani chi di dovere avesse fatto una cura simile a quella che loro avevano riservato al malcapitato vaporino, che poteva semplicemente consistere in una classica “refica di carci e gollettoni e frullo in mare pe’ le trombe del culo” (tempesta di pedate e colpi portati al collo a mano aperta con successivo rinfrescante tuffo previo l’essere afferrati per il lancio per la collottola e le vestimenta all’altezza dei glutei), senza scomodare avvocati e giudici si sarebbe raggiunta la certezza della pena comminata, e ci avrebbero guadagnato in fondo pure loro perché non si sarebbero ritrovati il certificato penale macchiato.
Giustizia in faraone