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Alessi: Portoferraio governata dalla peggiore delle coalizioni

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 16 luglio 2003

Febbraio 2003, intervista di Andrea Sirabella, coordinatore locale di Forza Italia: “Una certezza su cui investire è quella dell’alleanza della Cdl, che è monolitica … E’ possibilissimo un Ageno bis .,.. non vedo niente che ostacoli la sua ricandidatura. Non ci sono spaccature, la coalizione è granitica”. Fa eco l’assessore Bertucci: “La compattezza della Cdl è il nostro punto di forza”. Giugno 2003, lettera di dimissioni del vicesindaco Giuliano Fuochi al sindaco di Portoferraio: “…Le scelte politiche e amministrative da te fatte non mi hanno mai trovato d’accordo, ma nel tentativo di limitare i danni alla città ho sopportato per quattro lunghi anni …”. Luglio 2003, dichiarazione di Leopoldo Provenzali, consigliere regionale di F.I.: “ …. L’atteggiamento del sindaco Ageno mi sembra largamente autolesionista, simile a quello di uno che gioca alla roulette russa con sei colpi in canna …”. A parte la macabra ironia di quest’ultima espressione, mi sembra di poter dire: 1) che da anni la coalizione della Cdl era in continuo stato conflittuale; 2) che la possibilità di un Ageno bis a capo della Cdl appare perlomeno problematica; 3) che alla Cdl è venuto meno il suo maggiore punto di forza; 4) che all’interno della Cdl c’è così tanta confusione che neppure loro sanno più cosa fare. Tutto ciò, comunque, ha il pregio di fare chiarezza sulle cause che hanno portato all’attuale desolante stato di degrado politico, sociale e culturale. Una maggioranza senza idee, rissosa, incapace di un progetto minimo di città e lontana dai bisogni della gente. Hanno vinto le elezioni ma non sono riusciti ad esprimere una cultura di governo. E non hanno capito, tra l’altro, che la città oggi non è costituita solo dai cittadini, ma da soggetti: le istituzioni, le famiglie, il volontariato, l’associazionismo, e anche da nuove professionalità e imprenditorialità. La più ampia mobilitazione popolare degli ultimi anni e la costituzione spontanea di vari comitati contro o per qualcosa (la vicenda del regolamento urbanistico è forse la più emblematica) non hanno insegnato nulla. Una maggioranza sorda e insensibile, che sembra vivere alla giornata e crea fossati fra i cittadini e le istituzioni. Hanno pensato (poco) alla spesa (avvilente la trattativa per la installazione delle antenne), ma non hanno avvertito l’esigenza di dare un respiro programmatorio, di priorità e di indirizzo alle funzioni amministrative dell’ente. Non meno delle finanze, è bene ricordarlo, occorrono idee e cultura politica, perché solo così si afferma l’autonomia e la capacità operativa. E, insieme a questo, la ricerca continua, instancabile del consenso dei cittadini, perché il governo locale deve essere trasparente e controllabile in ogni sua scelta. Occorre un dialogo aperto perché le scelte siano partecipate, e i piani amministrativi della città, da quelli urbanistici a quelli sociali, da quelli sanitari a quelli commerciali, possano riflettere le attese della gente. Da questa consapevolezza nasce l’urgenza di pensare, inventare, sperimentare nel governo della città nuove regole che coniughino diritti e doveri, libertà e responsabilità, che siano vincolanti per i cittadini e per gli amministratori. La politica deve essere strumento di crescita non di mortificazione, capace di recuperare lo spazio di confronto e mediazione con i vari soggetti della società civile, nell’intreccio tra economia di mercato, stato sociale e democrazia rappresentativa. Di tutto ciò non c’è traccia nell’esperienza compiuta da una coalizione che si diceva compatta, e forse lo era, ma solo per garantirsi più a lungo possibile un potere conquistato quasi per caso, quattro anni fa, e così mal gestito da passare alla storia come il peggiore che Portoferraio abbia mai conosciuto.


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