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In sintonia con Paternò idrico-nucleare

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 15 luglio 2003

Egr. Sig. Bruno Paternò, Constato con piacere che continua a non farci mancare le sue argute frecciate scoccate al momento opportuno. Quella volta della protesta contro le nuove e razionali centrali nucleari io davo, ai sostenitori di tale scellerate proteste, un consiglio (ovviamente inascoltato): questa sera quando tornate a casa fate a meno di accendere la luce, di usare l’ascensore, di guardare la televisione ecc. ecc.: è questo l’unico modo per evitare le centrali nucleari. Ora con l’acqua mi succede di peggio. Come Le avevo detto in precedenza molte delle installazioni acquedottistiche a suo tempo da mè portate avanti e realizzate con ottimi risultati reali, andato io in pensione per incompatibilità con le nuove (leggi vecchie) idee, vengono ora smantellate con la spudoratezza di sbandierare sui giornali che, finalmente, si è dato alle opere idrauliche quell’assetto definitivo che prima non avevano. Il chè è come dire non aver capito nulla ma, in compenso, fare vedere che si opera, nulla o poco importa se con risultati pessimi. All’Elba succede lo stesso. La soluzione del grande serbatoio-galleria è troppo semplice per poter marciare con i tempi. Mi risulta l’adottassero comunemente persino gli antichi Nibelunghi. Si figuri. Costruire un serpentone sotterraneo che vada alla ricerca delle molte sorgenti che circondano il monte Capanne per captarle tutte, che sia in grado di accogliere e conservare a lungo, al fresco e al buio, tutte le acque potabili, di qualsiasi tipo esse siano, in quei periodi nei quali l’Isola ne abbonda è cosa banale che non merita l’attenzione soprattutto da parte degli addetti ai lavori impegnati come sono in tutt’altre e ben più complesse vicende. Perché è questa la cosa da rilevare: l’attenzione al mio lavoro, giusto o sbagliato che sia, è stata riservata solo da parte di quelle poche persone (lei compreso) che lei ben conosce e tutte dico tutte non facenti parte degli addetti ai lavori né dotate di specifica competenza in merito. Nel paesino del Bellunese dove io sono nato e dove ritorno spesso c’è un detto : "sanno più cose un papa ed un caprario messi assieme che un papa da solo". Allora perché le autorità addette al servizio idrico non possono sentire il sottoscritto "capraio" che si offre di dare, del tutto disintessatamente, tutte le spiegazioni necessarie e, se ritenute errate od inutili è disposto a farsi da parte senza più rompere le scatole a nessuno? La saluto con molta stima.


fosso s. giovanni frontale

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