Ci sono delle frasi, delle espressioni così azzeccate che risultano destinate a vivere oltre il contesto che le ha prodotte, una di queste è sicuramente "Fermate il mondo, voglio scendere!" originariamente titolo di un filmetto così-così di Giancarlo Cobelli dei primi anni'70, che riecheggia stilisticamente uno di quegli slogan "totali" del "maggio rosso francese" di qualche anno prima, e che facevano da didascalia degli immaginifici e utopici "manifesti": "Lasciate la paura del rosso al bestiame con le corna", "Corri compagno, il vecchio ti insegue", "Nessun restauro .. la struttura è marcia", fino al bellissimo "l'immaginazione al potere" ed al meraviglioso: "Sbottonate il cervello con la stessa frequenza con cui vi sbottonate i pantaloni". Avere venti anni è comunque una cosa grande, ma averli allora è stata una notevolissima botta di culo, nel tempo del sogno, quello nel quale come gli aborigeni australiani pensavamo che sognare una cosa fosse sufficiente per darle vita, per vederla poi concretizzare, quando si poteva parlare di giustizia sociale, di uguaglianza, di operai e di studenti e non sentire un filo di retorica. Quando ci si impegnava, si litigava, si discuteva all'infinito, ci si incazzava, si penava e ci si divertiva: e si stava qualche volta nello stesso drive-in a guardare il traffico, Ieri in uno dei "drive in" portoferraiesi (in uno di quelli in cui ci si fermava a quei tempi a guardare il traffico e a chiacchierare sul sedile di una vespa o una lambretta) ho visto un ragazzo solo: era seduto su un par di tonnellate di SUV in sosta, i finestrini erano chiusi ed il motore al minimo, doveva avere l'impianto dell'aria condizionata acceso, avvicindosi si percepiva una musicaccia ossessiva inventata sicuramente da un computer. Il ragazzo era griffato, aveva gli occhi persi, mi è sembrato immerso in una sconfinata tristezza. Mi sono fermato per qualche attimo davanti a quello monumento semovente allo spreco solitario, cercando di interpretare qualche brandello di quella vita, mi sarebbe venuto istintivo bussare a quei vetri che lo isolavano dal mondo per chiedergli "Deh ma che hai?". Non ci ho cavato molto dalle riflessioni se non il fumetto che avrei messo sopra la testa del giovane triste consumatore: "Fermate il mondo, voglio scendere"
Lambretta
SUV