Morivamo di fame, ci soccorse l’UNRA. Non c’erano soldi per investire in progetti, ecco la cassa per il Mezzogiorno (e il sor Mario). Ma i passatempi? L’arte di arrangiarsi non ci ha mai fatto difetto. Palla di cencio. Barroccini con le rote a sfera.. Trottole. Cimbè. Tappini. Eddissi. La Grotta Azzurra. I “cini” (ai cinema Moderno, Margherita, Audace, Vigilanti). Le feste. Il Natale. La Befana, i veglioni, il “carnevale dei cenci sudici” che dopo cena entrava nelle case cantando “ Noi vi diam la buonasera, generosa compagnia” ed era un gran divertimento. Le colonie marine d’estate. Pochi soldi , fantasia parecchia. La creatività, si direbbe oggi, ha scritto pagine sublimi. Gente geniale, emuli della tradizione napoletana, capaci di inventare e darla da bere. Gente di foravia (Capellino, Arturo Vergani, detto Arver e ribattezzato “il re del chiodo” ecc.) Ma anche intellettuali, uomini di cultura, un patrimonio. Pensavamo di averne perso le tracce. Invece ci sono ancora. Ne dà notizia la Nazione di Firenze nella pagina “Elba/Arcipelago” del primo febbraio scorso. Ci informa che da noi, per noi, sta lavorando a pieno regime, una Fondazione . Non ne sapevamo niente. Non conoscevamo che ci sono ancora gli angeli custodi. Concittadini che si agitano, in silente operosità, con il fine di aprire nuovi orizzonti alla nostra comunità. Di cosa si tratta? Chi mai sono ? “ Una delegazione della Fondazione “Isola d’Elba Sapiens” composta dal presidente Carlo Bensa e dal direttore generale Sauro Testi si è incontrata ieri a Firenze-si legge sulla Nazione- con il presidente della Fondazione “Spadolini” Cosimo Ceccuti” con uno scopo culturale preciso, quello dello “inserimento della Fondazione elbana nella rete internazionale delle Fondazioni europee”. Perbacco. Il presidente Bensa ha riferito che “il presidente Ceccuti si è detto lieto di associare e affiancare la nostra Fondazione”. Hanno, la Fondazione Spadolini e la Fondazione Isola d’Elba Sapiens del presidente Bensa, molto in comune. L’amore per la cultura, innazitutto. “Il presidente Ceccuti -spiega il presidente Bensa -a nome della fondazione Spadolini, si è detto lieto di associare ed affiancare la nostra Fondazione per il raggiungimento degli obiettivi culturali, formativi e di salvaguardia della storia architettonica, archeologica, antropologica ed ambientale di tutta l’area mediterranea”. Porca l’oca. Non ci avevano detto nulla. Abbiamo dei pezzi “da 90” finora corbellati per il solito vizio: nessuno è profeta a casa sua. Di Bensa ne conosciamo altri due. Uno è quello “della Lega” che, da ciò che dice (e come scrive), merita proprio un “lègalo!”. Ma non può essere lui. L’altro Bensa (ma non si tratta della stessa persona), era per la verità anche lui presidente. Presidente della “Cooperativa L’Approdo” cui si attribuiva artificiosamente il disegno di voler cementare la darsena medicea e l’intera rada portoferraiese. Alla presentazione del progetto (affondato) della sua Cooperativa, c’è un giornalista curioso. Gli chiede: “ ce l’avete il VIA (Vincolo di Impatto Ambientale)?” Risposta. ” Il via ce lo danno quando ci danno i quadrini”. Il presidente reso edotto poi di cosa fosse in realtà il VIA risponde di non aver dubbi, lo ha rassicurato il Prof. Cognetti un noto docente di biologia marina, ch’egli definisce tout-court un grandissimo esperto di “vetrinaia marina”. Al che, irriverente, qualcuno ribatte. “Sì, fa i clisteri ai totani e misura la febbre alle lampade”.